Al Barcellona del doman non v’è certezza

Il Barcellona ha venduto il 25% dei ricavi da diritti tv per i prossimi 25 anni. Cosa c'è dietro la manovra anti-crisi

Acquisti, vendite, scostamenti di bilancio, plusvalenze, aumenti di capitale, bond, rifinanziamento del debito. Oramai sui giornali sportivi queste parole trovano più spazio di finta, dribbling, passaggio, tiro e gol. Da tempo il pallone è entrato in una dimensione puramente finanziaria.

Le grandi squadre sono controllate da fondi azionari o sovrani, o sono in pegno alle banche d’affari. E spesso si scopre, tra una scatola cinese e un paradiso fiscale, che lo stesso conglomerato finanziario detiene la proprietà di più squadre. Ma quello che ha fatto il Barcellona, esula da ogni limite della decenza.

A quello che una volta si presentava come “més que un club”, alfiere di una comunità e di valori che trascendevano lo sport, non interessano più gol, calciatori, partite, tifosi. Non interessa più nemmeno il “club”, figuriamoci il “més”. Il Fc Barcelona è diventato un oggetto finanziario di pura speculazione.

Dopo una serie di operazioni torride, che avevano portato nel 2021 a chiudere il bilancio con un rosso di mezzo miliardo di euro, l’impossibilità di rinnovare il contratto a Messi, una stagione pessima, ecco che il presidente di ritorno Joan Laporta ha trovato il modo di riempire nuovamente le casse del club. Come? Vendendosi il futuro.

È uso comune, anche tra i club italiani, impegnarsi in anticipo la stagione dei diritti tv per arrivare a fine anno, ma i catalani sono andati oltre. Molto oltre. Dopo essersi venduti il nuovo stadio prima ancora di costruirlo, il Barça ha infatti ceduto alla società di investimento Sixth Street (che a sua volta si è fatta prestare i soldi dell’operazione da JP Morgan e Bank of America) prima il 10% e poi un ulteriore 15% della quota di diritti televisivi che “presumibilmente” incasserà nei prossimi 25 anni.

Il 25% della promessa dei prossimi diritti tv per 25 anni in cambio di circa 500 milioni di euro, che per curiose e ulteriori alchimie finanziarie, sono stati iscritti a bilancio per oltre 600 milioni. Così il Barcellona ha potuto finalizzare gli acquisti di Lewandowski, Raphina, Koundé, Kessie. Oltre 150 milioni senza contare gli stipendi. E quest’anno si presenta di nuovo favorita in campo, in campionato e Champions.

E fuori dal campo, quanto reggerà questa spregiudicata operazione, con cui prima o poi bisognerà fare i conti? Cosa succederà quando i soldi che dovrebbero entrare saranno già stati spesi? In fondo che importa: come insegna la speculazione finanziaria, è meglio prendere tutto e subito. E chi se ne frega del domani, del club e del “més che un club”. Come diceva il poeta: del doman non v’è certezza.