Banche, rinviata l’entrata in vigore di Basilea III. Di nuovo
Basilea III può attendere. La Commissione europea recepirà il pacchetto di riforme volte a irrobustire il sistema bancario, ma dopo il 2025.
Basilea III può attendere. L’Unione europea recepirà per intero il poderoso pacchetto di riforme volte a irrobustire il sistema bancario, mettendolo nelle condizioni di reagire al meglio a eventuali shock. Non ora, però. La Commissione preferisce prendere tempo fino al 2025.
Cosa sono gli Accordi di Basilea
Per risalire all’origine di questa lunga storia bisogna tornare indietro addirittura fino agli anni Settanta. Per la precisione al 1974, quando i governatori delle banche centrali del G10 istituirono il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria all’interno della Banca dei Regolamenti Internazionali (detta anche BIS, dall’inglese Bank of International Settlements, è una sorta di “banca centrale delle banche centrali”, che sono sue azioniste).
Il mandato è chiaro: rendere più stabile il sistema bancario internazionale. Il risultato si chiama Accordo di Basilea, è stato varato nel 1988 ed è il primo sistema a imporre alle banche dei requisiti di capitale calibrati sul rischio di credito. Fra tutti i prestiti concessi, infatti, è fisiologico che alcuni non vengano restituiti. Gli istituti di credito devono quindi tutelarsi, tenendo da parte una quantità di risorse sufficiente per coprire le perdite senza mettere a repentaglio i depositi dei risparmiatori.
Dalla crisi finanziaria globale a Basilea III
Questa prima formula, molto lacunosa, viene poi ampliata e aggiornata con Basilea II. Firmato nel 2004 ed entrato in vigore tra il 2007 e il 2008, l’accordo prevede di calcolare in modo ancora più raffinato i requisiti patrimoniali minimi, in virtù del rischio di credito, del rischio operativo e del rischio di mercato (questo è il primo pilastro).
Richiede inoltre alle banche di dotarsi di un processo di controllo dell’adeguatezza patrimoniale (secondo pilastro) e di comunicare queste informazioni al pubblico (terzo e ultimo pilastro). Proprio mentre la macchina si sta mettendo faticosamente in modo, scontrandosi con grosse resistenze soprattutto negli Stati Uniti, scoppia la crisi dei mutui subprime ed è di nuovo tutto da rifare.
Gli obiettivi di Basilea III
Sulla carta, Basilea III impone paletti molto più stringenti. E, quindi, più onerosi per le banche. I requisiti patrimoniali per esempio diventano più consistenti e, per giunta, devono anche essere costituiti in buona parte da capitali di massima qualità. Un’altra novità è la riserva anticiclica. Ciò significa che le banche devono accantonare più risorse durante le fasi espansive.
Così facendo, nei periodi di recessione si troveranno avvantaggiate e non saranno più costrette a chiudere i rubinetti del credito, mettendo in difficoltà l’economia reale. Visto che il sistema economico globale ha imparato sulla propria pelle cosa succede quando a traballare sono le “too big to fail”, il pacchetto richiede anche garanzie in più agli enti a rilevanza sistemica su scala nazionale e globale.
Appuntamento al 2025
Perché “sulla carta”? Perché era il 2010 quando è stato pubblicato il primo pacchetto di riforme. Per la versione finale degli standard è stato necessario attendere fino a dicembre del 2017. Nel 2021, a undici anni di distanza dalla prima stesura, l’Unione europea ha messo in pratica molte delle misure previste. Molte, ma non tutte. Manca all’appello la fase finale delle riforme sui requisiti di capitale, liquidità e leva finanziaria.
Già a marzo del 2020, all’indomani dello scoppio della pandemia, il Comitato di Basilea si era preso un anno di tempo rinviando al 2023 l’entrata in vigore, che sarebbe stata poi seguita da una fase di transizione di altri cinque anni. A fine ottobre la Commissione europea ha presentato il pacchetto bancario 2021, il primo al mondo a recepire pienamente le disposizioni di Basilea III. La richiesta fatta al Parlamento europeo e al Consiglio, però, è quella di spostare la data ancora più in là: si parla del 2025. Alle banche, sostiene la Commissione, serve più tempo per «focalizzarsi sulla gestione dei rischi finanziari derivanti dal Covid-19 e sul finanziamento della ripresa».