Il Belgio costruirà la prima isola energetica artificiale al mondo

Si chiamerà Princess Elisabeth Island e sorgerà nel 2026. Permetterà lo scambio di energia rinnovabile tra Belgio, Danimarca e Regno Unito

I lavori dell'isola energetica artificiale belga partiranno nel 2024 nel Mare del Nord © Elia Group

All’inizio del 2024, il Belgio costruirà la prima isola energetica artificiale del mondo nel Mare del Nord. Chiamata Princess Elisabeth Island e creata da zero, sarà costruita a 45 chilometri dalla costa per fungere da interconnettore energetico tra i parchi eolici offshore e il Belgio, oltre che il Regno Unito e la Danimarca. Il completamento dei lavori è previsto per la metà del 2026, mentre i primi collegamenti sono previsti per il 2030.

L’isola artificiale energetica del Belgio sarà la più grande al mondo © Elia Group

Mettere in comune l’energia rinnovabile

I costruttori, di Elia Group, garantiscono che l’isola energetica (3,5 gigawatt di potenza installata) sarà fondamentale per integrare e convogliare in rete l’energia prodotta da fonti rinnovabili, aumentando l’efficienza di una fonte notoriamente intermittente. L’isola energetica, inoltre, presenta un notevole vantaggio: quello di mettere in comune le infrastrutture elettriche e quindi di ridurre i costi, fornendo elettricità a più Paesi anziché a uno solo. Un grande vantaggio per nazioni di piccole dimensioni quali Belgio e Danimarca.

In pratica, l’isola riceverà l’elettricità generata in mare dai parchi eolici, la immagazzinerà e la trasformerà prima di ridistribuirla tramite cavi sottomarini.

Il progetto ha ricevuto il via libera dal governo belga lo scorso ottobre. Costruita in un’area Natura 2000, l’Isola della Principessa Elisabetta dovrà per questo motivo porre molta attenzione a proteggere la biodiversità circostante. A tal fine sono state adottate misure specifiche, tra cui barriere per fornire un riparo al gabbiano tridattilo, una specie vulnerabile.

Elia Energy Island

Belgio, secondo Paese al mondo per produzione di eolico offshore

Il Belgio è il secondo Paese al mondo in termini di capacità di produzione pro capite da eolico offshore, subito dopo la Danimarca. Anche quest’ultima sta progettando di costruire un’isola energetica artificiale. Si tratta di un’isola ancora più grande, di dimensioni comprese tra i 20 e i 40 ettari.

A inizio anno, inoltre, è stato inaugurato il più lungo cavo elettrico sottomarino del mondo, che collega la costa inglese con la Danimarca. «L’interconnessione dei sistemi elettrici di diverse regioni continentali è una delle tante cose fondamentali che sarà necessario fare per realizzare la transizione fuori dalle fossili», ha affermato Gianluca Ruggieri, ricercatore dell’università dell’Insubria, attivista energetico e socio fondatore di Retenergie e di èNostra.

In questo caso, stiamo parlando di un progetto che avvantaggia anche il sistema elettrico del Regno Unito, di solito isolato dal resto del continente. Gli inglesi potranno così acquistare elettricità sul mercato nordeuropeo, ad esempio in giornate durante le quali la produzione eolica danese sia superiore alla domanda locale e la produzione britannica risulti meno conveniente.

La transizione ha bisogno di accumuli e interconnessioni

«La traiettoria verso le rinnovabili è segnata», continua Ruggieri. «Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia (Iea), uno tra gli scenari futuri plausibili vede il 70% dell’elettricità prodotta da fotovoltaico ed eolico entro il 2050. Accumuli e interconnessioni sono inevitabili per raggiungere questo obiettivo».

C’è chi pone l’accento sui limiti di tali innovazioni, come per esempio la realizzazione di cavi sottomarini costosi e sottoutilizzati. Ma secondo Ruggieri «occorre guardare al potenziale di queste tecnologie: è come mettere un cavo internet sott’acqua in grado di sostenere solamente la velocità attuali di scambio dei dati, invece di prevedere la crescente velocità futura. I cavi sottomarini sono sì sottoutilizzati al momento, ma in futuro sapranno sostenere la crescita di elettricità da fonti rinnovabili».

«Per quanto riguarda i costi – conclude il ricercatore – è tutto relativo. Già oggi le rinnovabili costano meno delle fonti fossili, sistema di trasporto compreso. Bisogna tenere conto del risparmio che i nuovi impianti garantiranno in futuro. Senza parlare dell’indubbio vantaggio dal punto di vista ambientale».

A questo proposito, come ricorda il portale QualEnergia, i Paesi Ue stanno pianificando la realizzazione di impianti offshore con una strategia più coordinata, puntando a creare delle reti di parchi eolici in grado di ridurre i costi di installazione e gli impatti ambientali, oltre a ottimizzare le prestazioni energetiche dei diversi impianti e le capacità di trasporto dei cavi sottomarini. La pianificazione riguarda cinque bacini marittimi, tra cui appunto il Mare del Nord. Obiettivo è raggiungere circa 111 GW di potenza cumulativa offshore al 2030.