Il Dogecoin, la criptovaluta nata per gioco e crollata per uno sketch

Il Dogecoin è una moneta digitale “sponsorizzata” dal patron della Tesla Elon Musk. Che con una battuta ne ha fatto precipitare il valore

Il Dogecoin, criptovaluta nata per gioco e diventata la settima al mondo per capitalizzazione © Adrian Black/iStockPhoto

Sabato 8 maggio, Stati Uniti, serata inoltrata. Gli americani che, sprofondati sul divano di casa, erano sintonizzati sull’emittente NBC per il celebre programma umoristico Saturday Night Live hanno ascoltato il funambolico patron della Tesla, Elon Musk. Argomento del giorno, il Dogecoin. Una criptovaluta nata per gioco e diventata una delle monete digitali di riferimento. 

Cosa è e come è nato il Dogecoin

Lasciamo un momento da parte lo show televisivo e riavvolgiamo il nastro. Era il 2013 quando Musk dichiarava il proprio sostegno al Dogecoin, nuovo concorrente del già celebre Bitcoin. Stesso tentativo di altre migliaia di criptovalute. Forse il nome, forse il simbolo (l’effige di un cagnolino), più probabilmente il nome del suo grande sponsor. Fatto sta che la moneta si è presto affermata tra le più richieste a livello globale. 

All’inizio, valeva 0,00029 dollari, per una capitalizzazione complessiva inferiore a 2 milioni. La crescita negli anni successivi è stata però esponenziale.  Soltanto nel 2020, la moneta ha guadagnato più del 20.000% del proprio valore. Oggi è la settima criptovaluta al mondo per valore, avendo raggiunto i 40 miliardi di dollari. E senza essere quotata sulla piattaforma Coinbase, di recente entrata in pompa magna in Borsa a Wall Street, preferendole Kraken. E neppure quest’anno la corsa non si è arrestata. Fino a sabato 8 maggio.

La battuta che ha fatto crollare il valore del Dogecoin del 30% in 24 ore

Torniamo dunque al Saturday Night Live. Elon Musk si è prestato a fungere da spalla dei presentatori Colin Jost e Michael Che. I quali, fingendo di non capire, lo incalzavano: «Cos’è un dogecoin?». E giù spiegazioni semiserie da parte del miliardario americano, tra risate vere e registrate. Fino all’ennesimo tentativo di fornire una definizione: «È il futuro della moneta. È un veicolo finanziario senza pari che conquisterà il mondo», ha affermato Musk. «So it’s a hustle!», ha replicato Jost, utilizzando un termine che può essere tradotto come «confusione» ma anche come «truffa». «Sì, certo, lo è!», ha risposto ancora il proprietario della casa automobilistica Tesla, ridacchiando. 

Elon Musk al Saturday Night Live

Una barzelletta. Uno sketch. Nulla di più. Chiunque riguardi la scenetta di due minuti può constatarlo. Eppure, nel momento stesso in cui andava in onda la trasmissione, il valore del Dogecoin cominciava a crollare. La moneta che Musk dichiarava di voler «far arrivare sulla Luna», ripiombava con un tonfo sulla Terra. Meno 30% in sole 24 ore. 

La «criptovaluta del popolo» in mano a un pugno di persone

La vicenda, grottesca, mostra ancor di più la volatilità e il carattere speculativo della maggior parte degli investimenti sulle criptovalute. Basti pensare che venerdì 7, presente nello studio del Saturday Night Live, Musk aveva pubblicato su twitter una foto con un cane della razza shiba inu. Quello raffigurato sui Dogecoin. Era bastato per spingere la criptovaluta ad un nuovo record, a 73 centesimi di dollaro. Una febbre speculativa alimentata dalle discussioni online su alcuni forum e perfino da alcuni “meme” legati alla valuta. 

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Le criptovalute sono utilizzate soprattutto fini speculativi © Chris Tamas/iStockPhoto

Ma a giocare a favore del Dogecoin c’è anche il suo valore unitario piuttosto basso. Il che lo rende alla portata di tutti e dunque particolarmente appetibile. A differenza del Bitcoin, inoltre, la sua offerta è illimitata. Così, ogni anno vengono emessi miliardi di nuovi Dogecoin. Anche per questo la valuta tenuta in palmo di mano da Musk non è vista di buon occhio dai fan del Bitcoin. Alle critiche il miliardario risponde che quella del cagnolino è «la cripto del popolo». In realtà, la sua proprietà è estremamente concentrata: in 98 detengono quasi i due terzi dei Dogecoin esistenti. E secondo la piattaforma di risk management specializzata in moneta digitali TRM Labs, uno solo soggetto possiede il 28% del totale. Mentre in cinque raggiungono il 40%. Che questa “balene” siano tutti dirigenti di Tesla?