La blockchain del pallone tra adolescenti bielorussi e pokeristi texani

Ogni settimana il commento di Luca Pisapia sugli intrecci tra finanza e calcio

© jansucko/iStockPhoto

Dimenticatevi il ritorno di Inzaghi alla Lazio dopo 22 anni, Dimarco che rimane a terra e Felipe Anderson che prosegue, la prima rissa, la seconda dopo il fischio finale, il salto di Luis Felipe su Correa, il cartellino rosso, la nuova vittoria di Sarri dopo il derby. Dimenticatevi di tutto ciò. Quella che a prima vista potrebbe sembrare una partita assai ricca di episodi sul campo entra nella storia per un altro motivo: entrambe le squadre avevano come sponsor di maglia due società che operano con blockchain e criptovalute.

È la prima volta nella storia della Serie A. Se l’Inter aveva già come sponsor dall’inizio della stagione Socios.com, che versa circa 20 milioni l’anno, oltre a Zytara e Digitalbits (sulla manica sinistra della divisa) che ne versano 22, la Lazio sabato ha esordito con Binance, 10 milioni l’anno per 3 anni. Le due squadre si aggiungono alla Roma (12 milioni da DigitalBits), al Milan (5 da BitMex) e alla Juve (10 da BitGet), che entrano nella scia di grandi club come Psg e Barcellona. E già che ci siamo, pure la Lega di Serie A per la Var si fa sponsorizzare da Crypto.com.

Al di là della solidità vera o presunta di queste società, per non dire della loro ragione d’essere – sono tutte registrate in paradisi fiscali, operano in mercati offshore, presentano bilanci completamente vuoti o addirittura inesistenti, sono ascrivibili a adolescenti bielorussi o a giocatori di poker texani – fa specie pensare come il pallone in piena crisi economica si sia buttato senza pensarci un attimo tra le braccia di blockchain e criptovalute.

Di sicuro adesso i soldi sono lì. Basti pensare che Sorate, un’azienda finanziata dal colosso nipposaudita Softbank ha importato nel pallone una particolare e sempre più diffusa branca delle blockchain, gli Nft (in parole povere moneta non scambiabile), e grazie a questi ha raggiunto una valutazione da 45 miliardi di dollari. Lo ha fatto commercializzando delle carte digitali (gli Nft) per un fantacalcio virtuale, dove puoi crearti la tua squadra sulla falsariga del videogioco football manager.

Sorate, che aveva già siglato accordi esclusivi di proprietà dell’immagine con 180 tra i più importanti club europei (dal Psg al Real, dal Liverpool al Bayern alla Juve) ha acquisito in questi giorni anche i singoli calciatori della Liga Spagnola (da Griezman a Benzema, da De Jong a Suarez), oltre a Messi e ai parigini già nel portafoglio. E dopo essersi presa il calcio “virtuale” adesso punta ai diritti televisivi del calcio “reale”. Se questo è il futuro prossimo o un’allucinazione collettiva non lo sa nessuno, se la blockchain è Dimarco che resta a terra o è invece Felipe Anderson che si invola a segnare un gol, nemmeno. Per adesso però, stanno vincendo loro.