Il Borussia Dortmund va alla guerra. A protestare sono solo i tifosi
L’economia di guerra invade il calcio. Il Borussia Dortmund avrà come sponsor i mercanti di armi di Rheinmetall
Sabato sera a Wembley, prima dell’inizio della finale di Champions League poi persa contro il Real Madrid, i tifosi del Borussia Dortmund hanno srotolato uno striscione. In caratteri neri su sfondo giallo, i colori della squadra e dei tifosi, c’era scritto: «Rheinmetall vuole usare il calcio per ripulirsi l’immagine? La nostra missione è proteggere il Borussia dallo sportwashing». Perché in effetti quello che era successo pochi giorni prima era qualcosa di molto brutto. La squadra di Dortmund era diventata il primo club ad alto livello ad accettare di avere come sponsor un’industria degli armamenti. La più grande fabbrica d’armi del Paese che, da anni, accompagna il rinato spirito bellico germanico.
Se negli Stati Uniti è normale vedere soldati in uniforme e bandiere a stelle e strisce durante le competizioni sportive, e in Italia tutto lo sport non professionistico è controllato in maniera feudale e dispotica dalle organizzazioni militari, in Germania fino a pochi anni fa persisteva una sorta di vergogna nell’essere associati con la guerra e le armi. Ma l’Afghanistan prima, la Siria poi, e soprattutto l’invasione russa dell’Ucraina hanno riportato la guerra in casa dei tedeschi. E una sponsorizzazione nel calcio è un viatico eccezionale per il riarmamento e per l’economia di guerra. Peccato che come al solito a protestare davanti a questo scempio siano rimasti solo i tifosi, da sempre la componente più bistrattata del pallone.
La Germania torna a fare la guerra, per la gioia di Rheinmetall
Nel 2023 la spesa militare mondiale si è attestata sui 2.443 miliardi di dollari, con un incremento annuo del 6,8%, il più alto dal 2009 ad oggi. Solo per i Paesi Nato si parla di 1.341 miliardi. La Germania nel 2023 ha speso poco più di 56 miliardi, circa l’1,4% del prodotto interno lordo (PIL). Per il 2024 ha l’obiettivo di arrivare a 80 miliardi, ovvero il target Nato del 2% del Pil. E la parte del leone la fa Rheinmetall AG, una fabbrica d’armi della Ruhr fondata a fine Ottocento a Düsseldorf, una settantina di chilometri a sud di Dortmund, che durante la Seconda guerra mondiale divenne il maggior fornitore della Wehrmacht hitleriana.
Rheinmetall produce armi, munizioni, droni, sistemistica e componentistica. È nota per il sistema antiaereo Skynex e, soprattutto, per i carri armati Leopard 2. Con l’invasione dell’Ucraina e della Palestina – finiscono a Israele il 30% delle armi esportate dalla Germania – il suo valore è esploso, aumentando in borsa del 75%. E il suo fatturato ha superato i 7 miliardi di euro. Nulla di meglio, a questo punto, che ripulirsi lo stomaco e la coscienza annunciando, pochi giorni prima della finale di Champions League, di avere trovato un accordo per sponsorizzare una squadra di calcio: il Borussia Dortmund, appunto.
Tutti felici di vendere morte, tranne i tifosi del Borussia Dortmund
L’annuncio ufficiale del Borussia parla di Rheinmetall AG come Champion Partner. Ovvero uno sponsor assai importante e di prima fascia: presente sulla cartellonistica dello stadio, del centro di allenamento e delle interviste, negli eventi pubblici e nel hospitality, ma non sulla maglia da gioco. L’accordo è nell’ordine di «diversi milioni di euro» per i prossimi tre anni, ma non è stata data una cifra precisa. Tutti sembrano contentissimi. «La sicurezza e la difesa sono pilastri fondamentali della nostra democrazia. Ecco perché riteniamo che questo accordo sia la decisione giusta. Soprattutto oggi, che vediamo ogni giorno come la libertà debba essere difesa in Europa. Dobbiamo fare i conti con questa nuova normalità», ha dichiarato Hans-Joachim Watzke, amministratore delegato del Borussia Dortmund.
Mentre Armin Papperger, ad di Rheinmetall AG, ha spiegato: «Questa mossa riunirà Borussia e Rheinmetall, due partner con ambizioni, attitudini e origini simili. Il Borussia è il cuore della Renania-Vestfalia e rappresenta la ricerca dell’eccellenza e del successo internazionale. Rheinmetall ha profonde radici nella regione del Reno-Ruhr e desidera che il suo marchio sia conosciuto a livello internazionale come fornitore leader di sistemi per l’industria della difesa e come motore di innovazioni industriali nei mercati civili». Beati loro. Come detto, gli unici a protestare nei confronti di questa vergognosa operazione, che sottomette il pallone ai venti di guerra e ai mercanti di armi, come al solito sono stati i tifosi. Ma si sa, sono loro il problema del calcio e della società. Non i venditori di morte.