La lotta di classe dei padroni del pallone contro i tifosi

Ovunque la tendenza è ad aumentare i prezzi dei biglietti per le partite, per fare cassa. Ma è una battaglia già vinta dai padroni del calcio

Lo stadio Olimpico a Roma © Medvedkov/iStockPhoto

«75 euro per un biglietto è una mancanza di rispetto. Prezzi popolari». Lo striscione esposto sotto la sede della Roma il giorno della partita con il Milan. La sera, all’Olimpico, i tifosi milanisti sono rimasti in silenzio per quindici minuti dietro la scritta: «Settore ospiti, fissare un tetto al prezzo del biglietto». La protesta non è stata solo a Roma. A San Siro i nerazzurri hanno esposto uno striscione che recitava: «Trasferte: fissate un tetto al prezzo del biglietto». E a Napoli in curva si leggeva: «Biglietti trasferte: prezzo uguale e con un tetto».

E così via. Ovunque. Il grido di protesta trasversale arriva dopo l’ennesimo attacco dei padroni dei club nei confronti dei loro tifosi. Nella stagione appena cominciata i prezzi dei settori popolari sono aumentati ovunque. In generale, la media per curve o gradinate in Serie A è passata da 18 a 24 euro. Con un aumento fino al 120% per i big match. Intanto crescono anche i prezzi degli abbonamenti alle tv. Mentre gli stadi vengono costruiti o ristrutturati con box di lusso, ristoranti stellati, cinema, negozi, sale massaggi e… capienze ridotte nelle curve.

Questo non succede solo in Italia, ma in tutta Europa. Dove le proteste dei tifosi sono sempre più diffuse e sempre meno considerate. Perché, parafrasando il sociologo Luciano Gallino, si può dire che la lotta di classe tra i padroni del pallone e tifosi è finita. Ma è stata vinta dai proprietari. Dei club, dei marchi, dei calciatori, degli stadi. A breve anche dell’anima del calcio.

Una rappresentazione plastica arriva dall’Inghilterra, lì dove tutto è cominciato 150 anni fa e dove tutto rischia di finire. Solo quest’estate la Premier League ha speso oltre 2,8 miliardi di euro per il mercato. La parte del leone l’ha fatta il Chelsea con oltre mezzo miliardo. E se aggiungiamo il mercato di gennaio, il Chelsea ha speso più di 1 miliardo. Superando ogni record possibile. Per arrivare dodicesimo lo scorso anno e partire con una vittoria, un pareggio e due sconfitte quest’anno.

Bene, proprio il Chelsea ha trovato un eccellente modo per rifarsi di queste spese. Come? Tagliando il sussidio di dieci sterline a testa che il club metteva a disposizione dei tifosi per le trasferte di campionato da affrontare in pullman. Adesso basta. Dopo tutti i soldi buttati nel mercato il club deve tagliare i costi. È stato calcolato infatti che così a fine anno il Chelsea risparmierà ben 250mila sterline: lo stipendio settimanale di uno a caso dei trenta e passa acquisti inutili che quest’anno non giocheranno nemmeno una partita. La guerra è finita, i padroni hanno vinto.