Il calcio liquido di Pirlo e i conti liquefatti della Juve

Ogni settimana il commento di Luca Pisapia sugli intrecci tra finanza e calcio

Il calcio liquido di Andrea Pirlo si è sciolto al sole primaverile. Mancare la qualificazione in Champions è un salasso devastante per la società, i cui conti sono già in profondo rosso e le cui prospettive sono nere. Sarebbe ingiusto, infatti, limitarsi alle metafore scatologiche sul campo, quando i problemi sono ben altri, di natura societaria. E così saranno i cambiamenti a fine anno.

La Juve ha chiuso il bilancio al 30 giugno 2020 con debiti finanziari altissimi (385 milioni) e un patrimonio netto a più 239 milioni, grazie solo all’aumento di capitale di 300 milioni iniettato dalla proprietà. E, da allora, la situazione è peggiorata. Nella semestrale del 31 dicembre 2020 si segna una perdita netta di 113,7 milioni e un patrimonio netto dimezzato a 125,5 milioni. E le prospettive per il 30 giungo 2021 sono di una perdita netta di almeno 200 milioni, cui forse andrà aggiunta, per il prossimo anno, la mancanza dei 60-70 milioni sicuri che arrivano dalla Champions. Nel giro di un anno servirà un altro intervento di Exor, visto che le ultime ricapitalizzazioni si sono liquefatte come il pressing offensivo del centrocampo più assurdo degli ultimi anni. La situazione è grave, e pure seria, responsabilità di una società che da anni non azzecca un colpo. A partire dal colpo per eccellenza, Ronaldo, arrivato per 115 milioni e 31 netti (54 lordi) di ingaggio annuale per vincere la Champions. E invece.

Ma non è (solo) lui il problema. Al 30 giugno il costo del personale ammontava a 274 milioni (259 solo per i tesserati) e incideva per il 69% totale dei costi: una follia. I calciatori tesserati dalla Juve sono oltre 100 (di cui 30 in prestito) e alcuni di loro pesano in modo ingiustificato sul bilancio, non certo CR7, già eletto a capo espiatorio sui media italiani insieme a Pirlo. Anche la leggenda sulla presunta austerità propinata dai media filo padronali va, infatti, smentita con forza: la Juve non ha mai smantellato lo squadrone di Allegri, anzi. L’ultimo bilancio trasferimenti secondo Transfermarkt segna meno 21,6 milioni, con enormi investimenti: a partire dai 72 pagati per Arthur fino ai 18 per Rovella, calcolandone solo 10 per Chiesa (altri 50 spalmati nei prossimi anni) e senza contare i 44 per Kulusevski, i giochini sulle plusvalenze alla Mandragora o gli stipendi altissimi dei parametri zero.

E di questa scellerata gestione non sono certo responsabili Pirlo e Ronaldo. Dai conti in rosso alla notte della Super Lega, dal totem Ronaldo al tabù Suarez, le figuracce sono troppe. Se non è detto che Agnelli lascerà il posto ai vari Nasi o Christillin, i fragili equilibri della famiglia reale vanno ben oltre il calcio, sarà molto difficile rivedere l’anno prossimo a Torino le stesse facce tetre viste domenica sera allo Stadium. In campo e fuori.