Il calciatore brasiliano che giocava per Vladimir Putin
Malgrado le sanzioni economiche contro la Russia sono stati molti i trasferimenti di calciatori, per un valore di circa 300 milioni di euro
Camilo Reijers de Oliveira, noto semplicemente come Camilo, è un oscuro centrocampista brasiliano. Arrivato un paio di anni fa in Europa all’Olympique Lione, ha esordito solo con la seconda squadra prima di essere rimandato in prestito in Brasile. L’anno dopo è stato mandato in prestito in Belgio, dove ha giocato nei playoff aiutando il Rwdm, la squadra del quartiere Molenbeek di Bruxelles, a ottenere la promozione in prima divisione. Poi l’estate scorsa è stato venduto dal Lione all’Akhmat Grozny. E per questo Camilo Reijers de Oliveira, noto semplicemente come Camilo, rischia di non essere più un oscuro centrocampista brasiliano ma di diventare un caso internazionale.
Il problema, ovviamente, sono le sanzioni economiche che l’Unione Europea ha imposto alla Russia e ad alcune persone coinvolte col regime di Putin dopo l’invasione della Crimea prima e dell’Ucraina intera poi. Con molte banche, istituzioni finanziarie, aziende e persone non è possibile fare affari. E la squadra di calcio di Grozny, piuttosto in basso nell’attuale classifica del campionato russo, non è proprio in ultima posizione nella lista delle società colpite dalle sanzioni. Basti dire che il club si chiama Akhmat in onore del defunto ex mufti ceceno Achmat Kadyrov. E che oggi il suo presidente onorario è suo figlio Ramzan Kadyrov, fedele alleato di Vladimir Putin e a capo della Cecenia dal 2007.
L’Olympique Lione sostiene che il giocatore si sia trasferito a costo zero, ma in realtà ha mantenuto il 20% sulla futura rivendita, quindi la possibilità di fare soldi. E comunque, anche fosse stato regalato, a maggior ragione il club francese avrebbe violato le sanzioni, in quanto un calciatore è un asset economico per chi lo riceve. Camilo è comunque la punta di un iceberg. Come segnala l’inchiesta Follow The Money coordinata da diversi quotidiani europei ci sarebbero in ballo almeno un centinaio di trasferimenti e una trentina di squadre, tra cui anche Real Sociedad e Nizza. E le italiane Torino e Bologna.
Un caso a parte poi è il PSV Eindhoven. L’acquisto del calciatore olandese Guus Til dallo Spartak Mosca dello scorso luglio coinvolge anche la federcalcio olandese, che si è fatta garante dell’operazione dopo che la banca olandese utilizzata per i pagamenti si era rifiutata di mandare il secondo bonifico ai russi proprio per le sanzioni. Perché è vero che la Fifa ha permesso a tutti i calciatori non russi che giocavano in Russia di trasferirsi all’estero gratis, per non rimanere in zone di guerra, ma non ha mai autorizzato pagamenti per questi trasferimenti. O meglio, ha detto che non li avrebbe autorizzati. Perché poi quelli avvenuti sono stati tutti autorizzati dalla Fifa, altrimenti non sarebbe stato possibile registrare i giocatori.
E così, dall’invasione dell’Ucraina del febbraio 2022, ci sono stati trasferimenti da e per i campionati russi che hanno movimentato cifre vicine ai 300 milioni di dollari. Tolto Malcom che è passato dallo Zenit all’Al-Hilal in Arabia per 60 milioni, si tratta spesso di squadre europee, come nel caso di Zakharyan dalla Dinamo alla Real Sociedad per 13 milioni e di Beka Beka dalla Lokomotiv al Nizza per 12 milioni. O in direzione inversa Pereira dagli Young Boys svizzeri allo Spartak per 7 milioni. Insomma, che sia anche colpa dei club che ci hanno lucrato, delle banche che li hanno autorizzati o delle federazioni nazionali che li hanno agevolati, alla fine è stata la Fifa a mettere il timbro su operazioni che non si sarebbero potute fare. Ennesima mascalzonata che forse, magari, un giorno, il suo presidente Gianni Infantino dovrà spiegare.