Chiarimenti sull’organizzazione di Valori.it

In merito a quanto pubblicato sul sito dell’Associazione Stampa Romana, riteniamo doveroso fornire chiarimenti e una ricostruzione più veritiera dei fatti

Fondazione Finanza Etica
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La lettura della Stampa Romana su Valori.it contiene molte inesattezze e falsità che la rendono un documento finanche denigratorio e dannoso per l’editore (Fondazione Finanza Etica) e per gli stessi giornalisti che con la testata collaborano.

Il primo e macroscopico errore è dare come assunto di partenza il fatto che diversi giornalisti vi lavorassero come dipendenti. Una sola di questi lo è, regolarmente inquadrata con contratto da giornalista FNSI. Gli altri lavoravano come liberi professionisti, con lettera di incarico a cessione di diritto d’autore (ex art.2222 Codice Civile).
Per le attività di scrittura e pubblicazione di articoli, i giornalisti così inquadrati hanno regolarmente ricevuto il compenso da quando, nel marzo 2018, Fondazione Finanza Etica è diventata editore della nuova testata online Valori.it. Gli articoli pubblicati venivano retribuiti a una media di oltre 100 euro l’uno, cifra al di sopra di quanto previsto dalla grande maggioranza delle testate giornalistiche.
Per oltre due anni i giornalisti così inquadrati hanno lavorato, senza mai denunciare irregolarità o peggio vessazioni nei loro confronti.

Nel maggio 2020 il direttore responsabile Andrea Di Stefano ha rassegnato le proprie “irrevocabili e a effetto immediato” dimissioni all’editore, il quale ha dovuto prenderne atto, al contempo avviando un confronto con Andrea Di Stefano per superare le difficoltà e consentire la ripresa delle pubblicazioni, giacché dimessosi il direttore la testata si è trovata senza “firma” del responsabile e nella impossibilità di continuare la programmazione.
La sospensione resasi così necessaria è stata presto superata, consentendo la ripresa delle pubblicazioni, con la firma di Andrea Di Stefano.
Durante il breve periodo di sospensione (dal 27 maggio al 15 giugno), i giornalisti inquadrati con la formula della “cessione di diritto d’autore”, non avendo scritto né pubblicato, non hanno potuto essere retribuiti, non essendo appunto dipendenti della testata.
L’editore, sulla scorta della giurisprudenza vigente, ha ritenuto che per dei giornalisti libero professionisti la forma più propria di inquadramento (anche sotto il profilo fiscale) fosse quella della collaborazione libero professionale a Partita IVA.
Per questo motivo ha proposto ai giornalisti questo tipo di contratto, che alcuni hanno prontamente accolto.
La collaborazione a cessione di diritto d’autore, sempre possibile, avrebbe comportato una disarticolazione maggiore della collaborazione tra giornalisti e testata. Altri giornalisti hanno liberamente deciso di non accogliere la proposta contrattuale dell’editore. Altre e diverse valutazioni sul merito della vicenda sono oggi oggetto di confronto in sede diversa.
Preme sottolineare che l’attuale cambiamento di direttore responsabile è passaggio concordato con il direttore Andrea Di Stefano che, infatti, continuerà a collaborare con la testata, seppure con diverse modalità e responsabilità.
Infine, la disattivazione delle email dei giornalisti non è affatto motivata dall’aver rifiutato uno specifico inquadramento contrattuale, bensì dal fatto che detti giornalisti non collaborano più con la testata dalla metà di settembre, non essendo più legati alla testata da alcun tipo di contratto.

L’editore è ovviamente impegnato a continuare il lavoro di confronto con le sigle sindacali che vorranno continuare a farlo, convinto della necessità del confronto e anche della correttezza del proprio operato.

Andrea Di Stefano, direttore fondatore
Simone Siliani, direttore responsabile
Marco Piccolo, presidente Fondazione Finanza Etica