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Cina, tassa sull’inquinamento (ma non sulla CO2)

La Cina, il primo Stato al mondo in termini di emissioni di gas ad effetto serra, ha adottato domenica scorsa una nuova regolamentazione in materia ...

La capitale Pechino. Foto: Kentaro Iemoto (Wikimedia Commons)
La capitale Pechino. Foto: Kentaro Iemoto (Wikimedia Commons)
La capitale Pechino. Foto: Kentaro Iemoto (Wikimedia Commons)

La Cina, il primo Stato al mondo in termini di emissioni di gas ad effetto serra, ha adottato domenica scorsa una nuova regolamentazione in materia di agenti inquinanti. In particolare, il governo di Pechino ha disposto l’introduzione di una tassa sulle industrie più pericolose per l’ambiente. Una buona notizia, ma solo a metà, perché le autorità del colosso asiatico hanno deciso di non applicare la disposizione fiscale al biossido di carbonio.

La CO2, dunque, è esclusa dalla nuova disciplina che verrà applicata ad imprese e istituti pubblici, e che è stata adottata qualche giorno dopo la fine dell’ennesima ondata di inquinamento che ha colpito in particolare il territorio settentrionale del Paese. Secondo quanto riferito dall’agenzia Chine nouvelle, la legge entrerà in vigore il 1 gennaio del 2018, e imporrà un prezzo di 1, 2 yuan (16 centesimi di euro) per ciascuna “unità di emissione inquinante” (determinata dalla stessa disciplina) per quanto riguarda gli agenti nocivi dispersi nell’atmosfera. Le emissioni pericolose invece per i bacini idrici saranno pagate 1, 4 yuan ciascuna, allo stesso modo dell’inquinamento acustico, compensato in ragione dei decibel prodotti.

Tuttavia, altro punto che appare negativo, la legge non indica quali siano le eventuali sanzioni inflitte a chi dovesse contravvenire alla normativa.