Emissioni di CO2, le case automobilistiche rischiano multe miliardarie
Le norme europee impongono dal 2020 limiti alle emissioni che quasi nessuna casa automobilistica ancora rispetta. Ecco cosa rischiano i costruttori
Non più di 95 grammi di CO2 emessa per ciascun chilometro percorso. La regolamentazione europea “Aria pulita per l’Europa” ha indicato da tempo gli standard per i costruttori di automobili che dovranno essere applicati a partire dal 2020. Eppure quasi nessuno, tra le case che commercializzano veicoli a motore in Europa, è per ora in grado di rispettare tale soglia. Per questo, il rischio è che a partire dal prossimo anno possano scattare multe miliardarie.
Les émissions moyennes de #CO2 des véhicules vendus en Union européenne ne peuvent plus dépasser les 95 grammes par kilomètre à partir de 2020, sous peine de fortes amendes https://t.co/8GLe18Nsjp
— Novethic (@Novethic) January 17, 2020
Emissioni medie in calo dal 2000 al 2016. Ma di nuovo in crescita nel 2017
Il 2020, dunque, potrebbe rivelarsi un anno particolarmente difficile per i costruttori. Un’analisi del quotidiano francese Novethic riferisce infatti che le emissioni medie dei veicoli venduti nell’Ue dal 2000 al 2016 sono passate da 180 a 118 grammi di CO2 per chilometro. In pratica un calo del 35%. Ma il processo si è tuttavia arrestato nel 2017, quando i dati hanno rivelato un’inaspettato rialzo, confermato anche nell’anno successivo (a 120,5 grammi).
Le ragioni? Principalmente due. Il successo dei SUV, più pesanti e quindi più esosi dal punto di vista dei consumi. Ma anche il calo delle vendite dei motori a gasolio, conseguenza dello scandalo Dieselgate. Questi ultimi bruciano infatti meno litri di carburante per chilometro percorso (benché l’incidenza dei diesel sia oggetto di discussioni).
Nuovo rapporto @transenv : l'aumento di CO2 dal settore automotive dal 2009 ha origine – non da riduzione dei diesel – ma dall'aumento dei veicoli SUV! Leggi il rapporto https://t.co/oYvbRtbz6A pic.twitter.com/0NCztDphGb
— Cittadiniperlaria (@Citizensforair) September 9, 2019
Di conseguenza, il quantitativo di emissioni di CO2 risulta più basso rispetto ai motori a benzina, nonostante per altri tipi di agenti inquinanti, come ad esempio le polveri sottili, i diesel siano decisamente più nocivi.
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Ora, la norma europea prevede che, qualora nel 2020 i dati sulle emissioni non dovessero essere rispettati, nell’anno successivo potranno essere comminate sanzioni. I costruttori non potranno “nascondersi” dietro il listino di auto proposte. Il calcolo delle emissioni sarà effettuato, infatti, sulla base dei veicoli effettivamente venduti. Una regola introdotta per contrastare la tendenza delle case automobilistiche a promuovere soprattutto i veicoli più grandi, che garantiscono margini maggiori, anziché le utilitarie.
Nuovo rapporto @transenv : l'aumento di CO2 dal settore automotive dal 2009 ha origine – non da riduzione dei diesel – ma dall'aumento dei veicoli SUV! Leggi il rapporto https://t.co/oYvbRtbz6A pic.twitter.com/0NCztDphGb
— Cittadiniperlaria (@Citizensforair) September 9, 2019
Le case hanno promosso soprattutto i veicoli che emettono più CO2
«Ed è proprio questo il principale problema – osserva Novethic -. I costruttori hanno abituato male gli automobiilisti in questi anni. Con grandi campagne per spingere i mezzi più esosi in termini di consumi. Per ridurre le emissioni medie delle vendite, dovranno riorientare parte della clientela verso i modelli elettrici o ibridi-ricaricabili».
Le montant des amendes que pourraient subir les constructeurs en Europe en 2021, en cas de non conformité sur les émissions de CO2 des véhicules, semble démesuré et pourrait accélérer la consolidation du secteur automobile
(Table from JATO) pic.twitter.com/A7zsTq8BpT
— Vincent BOY (@macrovmarkets) May 28, 2019
Ma quanto rischiano, in concreto, i produttori? La società americana MSCI ha effettuato dei calcoli, basandosi sulle emissioni delle auto vendute tra il 2015 e il 2017. In media, un’industria come la Volkswagen ha superato i limiti di 26 grammi di CO2 per chilometro. Tenendo conto delle vendite, la multa potrebbe essere di 6 miliardi di euro. Per Renault, FCA e Ford, si potrebbero raggiungere i 2,5 miliardi. Mentre il gruppo Peugeot-Citroën-Opel si assesterebbe sugli 1,5 miliardi. Tra le “big”, l’unica a salvarsi sarebbe Toyota, grazie al grande quantitativo di veicoli a trazione ibrida venduti.