È l’ora del Green New Deal. Ovvero: superiamo la crisi salvando il clima

Da Ue e Usa due proposte per un New Deal verde. I progetti userebbero la leva finanziaria per vincere le sfide climatiche, superando la recessione

Puntare sulla transizione ecologica significa creare posti di lavoro e garantire un futuro alle nuove generazioni © Wikimedia Commons /Dcpeopleandeventsof2017 (CC BY-SA 4.0)

Nel mese di settembre del 2017 Christiana Figueres, ex segretaria generale dell’Unfccc (la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici), lanciò una sfida al mondo della finanza. Nel corso di una conferenza a Berlino chiese a banche, fondi e assicurazioni di investire l’1% del loro capitali nel settore delle energie rinnovabili. Il che significherebbe circa 700 miliardi di dollari. Ovvero un Green New Deal.

La finanza deve porsi al servizio della transizione ecologica

La dirigente delle Nazioni Unite aggiunse: «Occorre mobilitare la somma entro il 2020. Altrimenti, dopo, sarà troppo tardi». Il mondo è infatti ad un bivio, come confermato dai dati dell’Ipcc. Secondo i quali la temperatura media globale potrebbe crescere di 1,5 gradi, rispetto ai livelli pre-industriali, già a partire dal 2030. Con conseguenze potenzialmente catastrofiche per il Pianeta.

Ecco perché è necessario l’impegno di tutti. Anche e soprattutto della finanza. Garantire alla transizione ecologica i capitali di cui necessita consentirebbe infatti di raggiungere due obiettivi. Da un lato, salvare la Terra dal disastro climatico. Dall’altro, consentire – finalmente – al mondo di superare la crisi economica nella quale è immerso da più di un decennio.

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La realtà è infatti che soltanto con un grande piano Marshall mondiale è possibile tentare di invertire la rotta. La finanza, in altre parole, deve mettersi al servizio della transizione. In Europa e negli Stati Uniti sono state avanzate, di recente, due proposte in questo senso. Articolate e realistiche.

green new deal
Dall’Europa agli Stati Uniti, le proposte di Green New Deal puntano a superare la crisi e a salvare il clima © Wikimedia Commons /catlin.wolfard (CC BY-SA 3.0)

In Europa il Patto finanza-clima sostenuto da 600 personalità

La prima, riguardante il Vecchio Continente, è stata presentata il 19 febbraio scorso a Parigi. Ed è stata appoggiata già da oltre 600 personalità provenienti da 12 Paesi. Promotori dell’iniziativa sono il climatologo Jean Jouzel e l’economista Pierre Larrouturou. L’idea è di convincere gli Stati membri dell’Ue a firmare un “Trattato istitutivo di un’Unione per il clima e la biodiversità”.

Il progetto prevede di dividere per quattro le emissioni di gas ad effetto serra europee, entro il 2050. Il tutto creando, al contempo, moltissimi posti di lavoro. Per ottenere i due obiettivi, il progetto di trattato prevede la creazione di una Banca europea per il clima e la biodiversità. E la creazione di un fondo speciale per ottenere un flusso di cassa continuo.

Una Banca per il clima e un fondo ad hoc per il Piano verde europeo

L’istituto di credito sarebbe, in termini tecnici, un’emanazione della Banca europea per gli investimenti. Sarebbe incaricato di finanziare i progetti ecologici, con prestiti a tasso zero. Ciò grazie a stanziamenti pari al 2% del Pil di ciascuno Stato membro. «Per ora la liquidità alimenta essenzialmente la speculazione. Non a caso, il Fondo monetario internazionale non cessa di allertare sui rischi di una nuova crisi finanziaria», ha osservato Larrouturou.

Al contrario, investire sulla transizione ecologica, sarebbe molto meno rischioso. E ugualmente redditizio. Nel progetto, il fondo dedicato al clima dovrebbero essere dotato di almeno 100 miliardi di euro all’anno. Raccolti grazie anche ad una tassa annua sui ricavi pari al 5%. «In 40 anni, il tasso medio di imposizione sui ricavi aziendali è stato dimezzato in Europa», spiegano i promotori dell’iniziativa.

Stanziamenti per Africa, ricerca ed efficienza energetica

Il montante del Green New Deal europeo, dovrebbe essere indirizzato in tre direzioni: 40 miliardi per un piano Marshall in Africa. Altri 10 per la ricerca. E 50 per l’efficienza energetica.

«Ciò consentirebbe alle persone di risparmiare. I prestiti a tasso zero potrebbero essere rimborsati nel giro di 10 o 15 anni. E si potrebbero creare tra 700mila e 900mila nuovi posti di lavoro», ha spiegato l’economista francese. Che ha ricordato: «Quando si votò a favore dell’istruzione universale ci fu chi lo considerò una follia. Si disse che non sarebbero bastati i soldi. Eppure nel giro di pochi anni furono aperte scuole ovunque».

Il “Patto Finanza-Clima” spiegato in 120 secondiAl denaro del fondo, la Banca per il clima dovrebbe poi aggiungere altri 200 miliardi di euro. Cifre astronomiche? No, secondo i sostenitori del Trattato. Che in un video ricordano come, nel 2008, in pochi mesi i governi trovarono duemila miliardi per salvare la finanza.

Negli Stati Uniti il piano Marshall per l’ambiente di Alexandria Ocasio-Cortez

Negli Stati Uniti, l’impulso principale verso un Green New Deal proviene dalla parlamentare democratica Alexandria Ocasio-Cortez. Originaria di Portorico e seguace di Bernie Sanders, è la più giovane parlamentare americana di sempre. Ed è lei che ha promosso un piano di rottura radicale rispetto alle politiche adottate finora dal presidente Donald Trump.

La deputata democratica Ocasio-Cortez presenta il progetto di Green New DealUn Green New Deal che ha ricevuto il sostegno – tra gli altri – dell’ex segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, dell’economista Paul Krugman e dell’attivista Naomi Klein. Il piano prevede di convertire interamente la produzione di energia alle fonti rinnovabili entro dieci anni. Di rendere il Paese “carbon neutral” (ad emissioni nette di CO2 nulle) entro il 2050. E di imporre l’uso dei capitali pubblici a vantaggio esclusivo di progetti non inquinanti.

Il progetto potrebbe essere ripreso da Bernie Sanders, (ri)candidato alle presidenziali

La speaker della Camera Nancy Pelosi ha affermato che la proposta sarà valutata da un comitato ad hoc sui cambiamenti climatici. Certo, finché l’inquilino della Casa Bianca non cambierà, è impensabile che venga approvata. Potrebbe però rappresentare la base dei programmi dei candidati del Partito democratico alle prossime elezioni presidenziali. O almeno di parte di essi. Magari proprio del “socialista” Sanders. Che ha di recente annunciato la volontà di ripresentarsi alle elezioni.