Covid-19 e recessione. I fondi socialmente responsabili reggono alla crisi?

Il contesto attuale rende ostiche le previsioni future. Ma a giudicare da dati, storia e fattore petrolio, i fondi SRI potrebbero resistere meglio dei tradizionali

Matteo Cavallito
Matteo Cavallito
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In un mercato sconvolto dal panico i fondi socialmente responsabili – o Sri (social responsible investments) che dir si voglia – potrebbero reggere il colpo meglio dei veicoli tradizionali. Non è una certezza, per carità, soprattutto di questi tempi in cui le certezze non sono più tali (chiedere ai safe haven sempre meno safe e sempre più in modalità selling, appunto). Ma è un’ipotesi coerente, sorretta da una certa logica sufficientemente stringente e certificata nei (molti) limiti del possibile da qualche numero dignitoso. E in un quadro di borse spietate e senza cuore – nel senso di insensibili ai commoventi sforzi monetari generosamente profusi oltreoceano – tocca davvero accontentarsi. Mica fare i choosy della situazione, do you remember? Bei tempi…

I fondi Sri? Perdono meno

Va bene, basta scherzare. Partiamo dalle cifre: nelle prime 9 settimane dell’anno (dati aggiornati al 6 marzo) l’indice MSCI Euro – indicatore generale per il mercato azionario nei Paesi della moneta unica – ha perso il 12,76%. Nel medesimo periodo l’indice ET, composto da tutti i fondi Sri attivi nello stesso mercato è sotto di 7,68 punti percentuali, cinque in meno rispetto all’indice. Il dato arriva dall’ultima analisi pubblicata la scorsa settimana dall’Osservatorio di ETicaNews svolta sui panieri azionari dei fondi del cosiddetto Atlante Sri. E non è tutto.

Risultati migliori anche fuori dall’Europa

Perdite limitate anche per i fondi Sri focalizzati sui mercati emergenti e sull’area globale che, sempre secondo l’analisi, sovraperformano rispettivamente l’indice dell’area euro di 2,92 e 2,39 punti percentuali. «Bene anche i Tematici Sri – si legge ancora nell’analisi – che contengono le perdite rispetto al mercato globale di 2,85 punti. Il paniere dei fondi Sri a stelle e strisce si ferma a -7,27% e batte l’indice Msci Usa di circa un punto percentuale. Infine gli Azionari Sri Asia che limitano le perdite di mezzo punto rispetto al mercato».

Il fattore petrolio

I dati sono ovviamente parziali e al momento è pressoché impossibile fare stime per il futuro. Il momento è semi-apocalittico – parlando di mercati finanziari – e la volatilità segue a ruota. Qualche fattore di lungo periodo, tuttavia, potrebbe giocare a favore degli operatori Sri. Il riferimento più ovvio corre al petrolio, protagonista di un eccezionale ribasso dopo l’avvio della guerra dei prezzi da parte dell’Arabia Saudita. Il crollo del barile non è solo una minaccia per le economie petrolifere (Russia e concorrenti Opec in primis) e per l’industria dello shale USA ma anche per i fondi tradizionali, tipicamente esposti al settore energetico. I fondi Sri al contrario potrebbero limitare le perdite. Siamo sempre nel campo delle ipotesi, d’accordo, ma la teoria è solida.
Pur non essendo necessariamente fossil free (una polemica evergreen), i veicoli di investimento Sri vantano tipicamente esposizioni inferiori alla media con ovvie conseguenze per i rendimenti. Non è un mistero, nota qualcuno, che i fondi Sri abbiano sofferto l’escalation di prezzo del greggio nel primo decennio del secolo per poi recuperare terreno sul fronte della redditività negli anni successivi. L’attuale contesto ultraribassista potrebbe favorire ulteriormente gli investitori responsabili.

Sri in auge, la storia si ripete?

La popolarità degli investimenti responsabili, inutile negarlo, è cresciuta a dismisura dopo la crisi. Ad alimentarla, da un lato, una diffusa indignazione nei confronti di una certa finanza tradizionale e dagli eccessi della speculazione a breve termine. Ma il successo del settore – il cui valore è stimato oggi oltre quota 30 trilioni di dollari – non è solo un fenomeno culturale. La verità è che molti operatori sembrano aver posto una certa attenzione sulla capacità degli investimenti Sri di sopportare meglio gli shock di mercato. Il che, di questi tempi, non guasta affatto.

Negli ultimi anni, ha ricordato nel giugno dello scorso anno Saadia Madsbjerg, managing director della Rockefeller Foundation, diverse ricerche hanno evidenziato i punti di forza dei veicoli Sri.

Uno studio di State Street, ad esempio, ha mostrato come i fondi responsabili – a sentire quasi il 70% degli investitori interpellati nella ricerca – consentano di gestire meglio la volatilità. Un’indagine di Morningstar sulla performance dei fondi USA nelle turbolente settimane di inizio 2018 avrebbe confermato la regola. «Quando arriverà la recessione e gli investitori ricalibreranno i flussi di capitale» ha scritto ancora la Madsbjerg, e la strategia degli investimenti responsabili «emergerà ancora più forte di quanto non sia oggi». Il momento della verità sembra essere arrivato.