Derivati, la vittoria della lobby bancaria americana
I 5 istituti di credito che controllano il 90% del mercato avrebbero scongiurato l'introduzione di norme più stringenti in tema di concorrenza e di trasparenza.
La riforma del mercato dei derivati americani è alle corde. I regolatori degli Stati Uniti, che speravano di riuscire ad imporre una maggiore trasparenza e ad aumentare la concorrenza nel settore, si apprestano a rinunciare ad uno dei punti più importanti della legge Dodd-Frank. Quest’ultima, approvata nel 2010, prevedeva che i gestori di hedge funds fossero obbligati a rompere quello che, di fatto, costituisce un vero e proprio oligopolio (le 5 più grandi banche del Paese – JP Morgan, Citigroup, Morgan Stanley, Goldman Sachs, Bank of America – controllano infatti il 90% del mercato).
La guerra scatenata dagli istituti di credito contro la concorrenza, sembra dunque aver portato i propri frutti. Non a caso, le Ong hanno manifestato grande delusione: «È proprio questo oligopolio che ci ha portati alla crisi finanziaria del 2008», ricorda al quotidiano Les Echos Dennis Keleher, presidente dell’associazione Better Markets.
Secondo Gary Gensler, presidente dell’autorità di controllo CFTC, si tratta invece di una sconfitta parziale, che potrebbe essere mitigata dall’introduzione di norme più stringenti in tema di trasparenza. «Il mercato dei derivati resta il più oscuro del pianeta – ha sottolineato il dirigente – e occorrerà per questo applicare regole simili a quelle che disciplinano il mercato azionario e quello dei futures».