L’economia “non osservata” vale quanto il Piano di ripresa e resilienza
Corruzione, illegalità, mafie, economia e finanza. Ogni martedì il commento di Rosy Battaglia
Diamo spesso i numeri, in questa rubrica. Ma sono fondamentali per darci la misura, la dimensione dei fenomeni. Scorrendo gli ultimi report dell’Istat una cifra ci è balzata all’occhio. Il peso dell’economia illegale è stata valutata dai nostri statistici intorno ai 211 miliardi.
La definizione esatta degli esperti è “economia non osservata”, quella che sfugge ai circuiti di controllo fiscale e legale. Ma che in un modo o nell’altro ci rientra, come abbiamo visto dall’ultima relazione dell’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia. Si tratta di economia sommersa, che va dalla “sottodichiarazione” di fatturato, al lavoro in nero e a tutto ciò che alimenta reati e traffici illeciti. Droga, azzardo, armi.
Un’economia così poco “osservata” che l’attuale sistema statale e regionale dei controlli non è riuscita ad intercettare o perlomeno a fermare, in cui le mafie dai colletti bianchi sguazzano agevolmente. Ma che, invece, richiede l’intensa attività di forze investigative e giudiziarie. Basta scorrere le 600 pagine dell’ultima relazione della Direzione Investigativa Antimafia. Un sistema che ancora non riesce a far proprio il principio dell’accountability, del “rendere conto”. E che, non a caso, ha portato alla crescita delle incombenze dell’Autorità Anticorruzione, mentre c’è chi si lamenta dei troppi controlli.
Intanto, miliardo più miliardo meno, l’entità dell’economia non osservata corrisponde a quella dei fondi previsti per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), circa 210 miliardi. Cifra più che ragguardevole, da cui dipende il nostro futuro e quello delle nuove generazioni. E che da più parti si chiede di poter “osservare”. Cioè di poter monitorare, per comprendere come effettivamente verrà spesa.
Nelle attuali bozze circolanti del PNRR, ora al vaglio delle varie commissioni al Senato, abbiamo letto con piacere dell’ipotesi di una “struttura centrale di monitoraggio del PNRR, presso il ministero dell’Economia e delle Finanze, a presidio e supervisione dell’efficace attuazione del Piano”. Ci auguriamo che il governo e lo Stato italiano, ascoltino anche le voci di chi, nella società civile, chiede trasparenza e partecipazione. Per poter osservare bene e da vicino non solo se verranno spesi, ma come e a chi saranno effettivamente destinati quei fondi.