Domande critiche a 100 imprese dagli azionisti attivi di Shareholders for change
La rete europea SfC ha interrogato grandi aziende su questioni ambientali sociali e di governance. Sull'elusione fiscale e le violazioni legate all'estrazione di metalli rari
Una “boutique artigianale” dell’azionariato attivo o “shareholder engagement” per usare il termine tecnico inglese. Si definisce così la rete europea “SfC – Shareholders for Change” nel suo ultimo rapporto annuale, pubblicato il 4 dicembre. «Quando abbiamo fondato SfC tre anni fa avevamo due obiettivi principali: mantenere una struttura leggera e introdurre temi innovativi nel dialogo tra investitori e imprese», spiega la presidente Aurélie Baudhuin. «Oggi possiamo dire di averli raggiunti entrambi».
Shareholders for Change – Engagement report 2020 (la presidente Aurélie Baudhuin)Temi orfani: dall’elusione fiscale alle violazioni per i metalli rari
I due progetti più importanti di azionariato attivo lanciati da SfC fino ad oggi si sono concentrati in effetti su quelli che vengono chiamati “temi orfani“, di cui pochissimi si interessano, attualmente, nel mondo finanziario: l’elusione fiscale delle grandi imprese multinazionali e le violazioni ambientali e dei diritti umani associate all’estrazione di metalli rari, che sono componenti fondamentali di smartphone, pale eoliche, auto elettriche o lampade fluorescenti.
Nel corso del 2020, nonostante l’impossibilità di partecipare fisicamente alle assemblee degli azionisti a causa dell’emergenza Covid-19, gli undici membri di SfC, provenienti da sette Paesi europei, sono riusciti a dialogare con quasi 100 imprese, inviando domande su questioni ambientali e sociali, organizzando videoconferenze con amministratori e manager o presentando mozioni, cioè nuovi punti all’ordine del giorno, alle assemblee degli azionisti che si sono svolte a porte chiuse.
Di cosa parliamo
Terre e metalli rari: 12 imprese nel mirino degli azionisti attivi
Un rapporto della rete europea di azionisti attivi Shareholders for Change elenca le imprese potenzialmente esposte a rischi causati dall’estrazione e utilizzo di questi prodotti
Un’impresa titanica per la mozione sul clima a Total
Come ha fatto il socio francese Meeschaert Asset Management assieme ad altri due membri di SfC, i francesi di Ecofi e i britannici di Friends Provident Foundation. Lo scorso 29 giugno hanno presentato una mozione all’assemblea degli azionisti del gigante francese del petrolio e del gas Total. Hanno chiesto all’impresa di pubblicare nel suo bilancio annuale un piano d’azione per ridurre le sue emissioni di gas serra dirette e indirette (Scope 1, 2 e 3). Per farlo hanno dovuto raccogliere, assieme ad altri investitori, lo 0,5% del capitale di Total (circa 500 milioni di euro). Uno sforzo titanico che però, alla fine, ha avuto successo. «Si è trattato della prima mozione sul clima che sia mai stata presentata all’assemblea di una società francese», continua Aurélie Baudhuin. «Ha ottenuto 16,8% di voti a favore, mentre 11.2% si sono astenuti. Quindi possiamo dire che il 28% degli azionisti ha votato contro l’indicazione dell’impresa, che chiedeva di bocciare la nostra richiesta. È un grande risultato, considerando che avevamo contro il consiglio di amministrazione. Circa un terzo degli azionisti vuole che il gruppo Total si impegni più conccretamente per il clima».
All’assemblea H&M: la mozione raccoglie “sì” di grande peso
Un’altra mozione è stata presentata in diretta streaming da Fondazione Finanza Etica, uno dei due soci italiani di SfC assieme a Etica Sgr. Il 7 maggio la Fondazione di Banca Etica, in collaborazione con Meeschaert Asset Management, ha fatto votare un nuovo punto all’ordine del giorno all’assemblea del colosso svedese della moda usa e getta H&M. Ha chiesto all’impresa di inserire nuovi criteri sociali per pagare i bonus ai suoi manager. Dovranno essere legati al pagamento di un salario di sussistenza e a condizioni di lavoro migliori per i lavoratori delle fabbriche del sud-est asiatico, a cui è appaltata buona parte della produzione, per comprimere i costi. Solo il 3,6% degli azionisti hanno votato a favore. Considerando, però, che il 77,5% delle azioni di H&M sono detenute dalla famiglia Persson, il 16% delle azioni non detenute dalla famiglia hanno sostenuto la proposta di Fondazione Finanza Etica. Un primo, importante risultato, con voti che sono arrivati da grandi fondi pensione USA, come CalPERS e CalSTRS, investitori religiosi come Christian Brothers Investment Services e Church of England e colossi della finanza come Blackrock o BNP Paribas.
Ambiente, ma anche molto altro
Delle circa 100 iniziative di engagement realizzate nel 2020, il 32% ha avuto come tema l’ambiente e il clima, il 26% la remunerazione dei manager e le politiche sulla diversità di genere, il 25% i diritti umani e dei lavoratori e l’11% la giustizia fiscale. Quasi tutte le iniziative (70,2%) sono ancora in corso e continueranno per tutto il 2021, mentre il 13,5% è stato completato con successo, perché le imprese hanno fornito risposte soddisfacenti o si sono impegnate, spinte da SfC, ad agire per la tutela dell’ambiente e dei diritti umani o per una maggiore trasparenza ed equità fiscale.
«In alcuni casi la conclusione del dialogo con le imprese non è stata positiva», aggiunge Baudhuin. «L’impresa francese di telecomunicazioni Orange, per esempio, non ci ha mai risposto e a questo punto ci vediamo costretti a presentare le stesse domande sull’elusione fiscale, che avevamo inviato via mail, all’assemblea degli azionisti del 2021».