Eni, le accuse per le mancate consegne di gas al Pakistan

Un'inchiesta accusa la compagnia Eni di non aver consegnato gas destinato al Pakistan, rivendendolo ad altri soggetti a prezzi più alti

Una nave per il trasporto di gas naturale liquefatto © AlbertPego/iStockPhoto

Tra l’autunno del 2021 e i primi mesi del 2023 Eni avrebbe guadagnato circa 500 milioni di euro vendendo ad altri gas naturale liquefatto (Gnl) destinato, da contratto, al Pakistan. Contribuendo così ad aggravare la crisi energetica che colpisce la nazione asiatica. È quanto emerge da un’indagine condotta dalle organizzazioni non profit Source material e ReCommon sui dati delle esportazioni di Gnl di Eni.

Otto consegne di Gnl cancellate da Eni in poco più di un anno

«Nel 2017 – si legge sul sito di ReCommon – Eni si è aggiudicata una commessa di lungo termine per la fornitura di gas liquefatto al Pakistan fino al 2032. Ma da quando i listini energetici si sono impennati, la multinazionale italiana ha mancato diverse consegne di gas». Motivazione fornita dalla multinazionale: problemi nella catena di approvvigionamento.

Basandosi sulle informazioni riportate da numerosi media e, in alcuni casi, confermate dalla società, le due organizzazioni hanno potuto compilare una lista di cancellazioni effettuate da Eni.

#DataFonte
1agosto 2021Platts
2novembre 2021Natural Gas World
3marzo 2022The News
4maggio 2022The News, Economic Times
5luglio 2022Economic Times, The News
6settembre 2022Economic Times
7novembre 2022Economic Times
8febbraio 2023Reuters

Il contratto di fornitura, sottolineano Source material e Recommon, prevede la consegna di un carico di Gnl al mese (180 carichi in totale), per un volume complessivo di 11 milioni di tonnellate. Ossia circa 60mila tonnellate di Gnl per ogni carico. Il totale non consegnato a causa delle otto cancellazioni sarebbe pertanto di poco inferiore alle 500mila tonnellate di Gnl.

Dalle mancate consegne un potenziale extra-guadagno di 500 milioni di euro

Per scoprire dove siano finite queste 500mila tonnellate di gas naturale liquefatto, le due organizzazioni hanno individuato i terminal di Gnl più rilevanti e analizzato i flussi. Il gas destinato al Pakistan sarebbe stato venduto alla Turchia. Generando per la multinazionale italiana un extra-guadagno, calcolato considerando il prezzo concordato nel contratto di fornitura e il prezzo pagato dalla compagnia petrolifera turca Botas, che risulterebbe essere la destinataria dei carichi.

Secondo il media specializzato Energy Intelligence, Botas avrebbe acquistato il Gnl al prezzo del TTF (listino del gas europeo) con una maggiorazione oscillante tra i 40-80 centesimi. Ciò che porta a un guadagno per Eni pari a circa 500 milioni di euro.

ttf europeo pakistan gnl eni

Il grafico, realizzato da ReCommon e Source material, mostra l’andamento del prezzo stabilito dal contratto con il Pakistan, a confronto con quello del TTF, a cui è legato il prezzo delle vendite di Gnl alla Turchia. I ricercatori sottolineano come le cancellazioni dei carichi da parte di Eni siano iniziate nel momento in cui il valore del TTF ha superato il prezzo pakistano.

Il Pakistan attraversa una profonda crisi energetica

I problemi energetici del Pakistan hanno radici profonde e sistemiche. Tuttavia, la nazione asiatica sperava nell’attenuazione della crisi quando, nel 2017, ha firmato il contratto con Eni. Oggi, invece, i blackout si susseguono nel Paese. L’energia è razionata. Le fabbriche, in particolare quelle del settore tessile, non lavorano a pieno regime e molte persone persono il lavoro. Nelle scuole si studia nella semioscurità. In tutto questo, denunciano ReCommon e Source material, «Eni ha una responsabilità diretta».

A peggiorare le cose, la scorsa estate il Paese è stato prima investito da un’ondata di caldo estremo, con picchi di 50 gradi, e poi da alluvioni che hanno sommerso interi villaggi e causato oltre mille morti. Le conseguenze di quegli eventi estremi condizionano ancora la vita di milioni di persone.

«Nelle zone rurali, alcuni ospedali non hanno generatori di riserva. Le persone non possono essere curate, non si possono fare operazioni chirurgiche: ogni aspetto della vita umana dipende dall’energia», ha affermato Harris Khalique, segretario della Commissione per i diritti umani del Pakistan.

Il Pakistan torna a usare il carbone

Non solo: nel 2020 l’allora primo ministro, Imran Khan, dichiarò che grazie al Gnl il Pakistan non avrebbe più fatto ricorso alla forma più inquinante di energia, quella prodotta da carbone. Ora invece, incapace di sostituire le forniture non consegnate da Eni, il Paese sta tornando versa quella fonte.

«Il Gnl non fa più parte del piano a lungo termine», ha dichiarato a febbraio il ministro dell’Energia pakistano Khurram Dastgir Khan, annunciando un piano per quadruplicare l’energia nazionale a carbone. «Abbiamo alcune delle centrali elettriche rigassificate a Gnl più efficienti al mondo. Ma non abbiamo il gas per farli funzionare».

Interrogata da Source material e ReCommon, Eni ha definito «falsi e infondati» i sospetti di vantaggi economici ottenuti dalla cancellazione di ordini di Gnl per il Pakistan.