Euro digitale: cosa sono le Cbdc e perché le banche centrali le vogliono

Le banche centrali stanno sviluppando valute digitali. Scopri cosa sono le Cbdc, perché nascono e come potrebbero cambiare il sistema monetario

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L’euro digitale è un tema sempre più centrale nel dibattito economico e finanziario. Ma cosa significa davvero l’introduzione di una Cbdc, ovvero una moneta digitale emessa dalla Banca Centrale Europea? Quali sono le implicazioni per le banche, i consumatori, la privacy e l’intero sistema economico?

Questa serie di articoli esplora il tema da diverse prospettive:

L’evoluzione tecnologica sta trasformando il nostro modo di pagare e interagire con il denaro. L’euro digitale sarà un’opportunità o una sfida per cittadini e imprese? Ti invitiamo a leggere tutti gli articoli della serie per comprendere meglio un cambiamento che potrebbe influenzare la vita di tutti noi.


Quasi tutte le banche centrali stanno studiando l’introduzione di valute digitali. O nella versione inglese: Central Bank Digital Currencies – Cbdc. Se a inizio 2025 sono pochi i Paesi – potremmo citare la Nigeria, le Bahamas o la Giamaica – dove le Cbdc sono già una realtà. Quasi ovunque esistono percorsi a diversi livelli di sviluppo: dalla ricerca alla fase pilota.

I motivi per questo interesse sono diversi. Secondo la Banca Centrale Europea, l’euro digitale dovrebbe essere «un’alternativa elettronica al contante». Dovrebbe essere complementare alle banconote, dando alle persone «una scelta in più su come pagare». Di fatto, secondo i promotori, si tratta di un mezzo più sicuro, veloce e flessibile delle tradizionali banconote e monete.

Le criptovalute esistenti non hanno le caratteristiche della “moneta”

Un fattore determinante nel recente sviluppo è la rapidissima evoluzione tecnologica con l’affermarsi di strumenti, prima tra tutte la blockchain, che mettono a disposizione soluzioni innovative. In maniera forse ancora più importante, le Cbdc sono una risposta all’impressionante sviluppo delle criptovalute e dei sistemi di pagamento elettronici. Più esplicitamente, secondo alcuni, le istituzioni sono preoccupate dalla possibilità che poche multinazionali private possano acquisire un completo controllo sul sistema monetario globale.

Ricordiamo che il termine blockchain appare per la prima volta in un articolo del 2007, a firma del misterioso Satoshi Nakamoto. Il Bitcoin nasce l’anno successivo. In meno di vent’anni le cripto si sono affermate in tutto il mondo, tanto sul piano finanziario quanto nella cultura popolare.

Al di là di una possibile privatizzazione della moneta, un problema rilevante è che le cripto esistenti non rispondono a nessuna delle tre caratteristiche che dovrebbe avere una moneta. Ovvero essere un mezzo di scambio, una misura di valore e una riserva di valore. In ragione tra le altre cose della loro volatilità, sono da considerarsi strumenti di investimento, se non strumenti decisamente speculativi. Con ogni probabilità oggi nessuno usa i Bitcoin per acquistare qualcosa. Ma li compra sperando che il prezzo salga per poterli rivendere. In questo senso sono un asset speculativo, non certo una moneta.

Gli sviluppi degli ultimi anni hanno portato all’emergere di nuove classi di cripto – le stable coins –  il cui valore è meno incerto. Ma molti dei problemi che ne limitano l’uso nelle transazioni e pagamenti quotidiani rimangono.

Le Cbdc invece nascono con l’intenzione di essere vere e proprie “monete”

Le Cbdc, al contrario, nascono con l’idea di essere delle vere e proprie monete, del tutto simili nei possibili utilizzi a quelle tradizionali. Se le definizioni sono molto semplici, come detto per la Bce si tratta di «un’alternativa elettronica al contante», il percorso per una loro introduzione è decisamente articolato.

In Europa il lavoro è partito ufficialmente a novembre del 2023 con la “fase di preparazione“ che dovrebbe concludersi entro la fine 2025. Quando il Consiglio (ovvero i governi dei Paesi membri della Ue) dovrebbe decidere se lanciare la fase successiva. Quella pilota in cui l’euro digitale dovrebbe essere introdotto prima in alcuni ambiti limitati, poi eventualmente in maniera sempre più diffusa.

Un percorso lungo e articolato. Necessario per risolvere diverse problematiche: dagli impatti sul sistema bancario e sugli attuali circuiti di pagamento, alle questioni di sicurezza, alla privacy. In questo senso, l’euro digitale e le altre Cbdc non sono unicamente «un’alternativa al contante» ma potrebbero avere ricadute profonde sul sistema finanziario, su quello economico e sull’insieme della società. Anche per questo vale la pena informarsi e cercare di capire meglio di cosa si tratta e perché ci riguarda direttamente.