Euro digitale e privacy: quali sono i rischi per i nostri dati?
L’euro digitale solleva dubbi su tracciabilità, controllo e protezione dei dati. Opportunità o sorveglianza? Scopri cosa c’è in gioco
L’euro digitale è un tema sempre più centrale nel dibattito economico e finanziario. Ma cosa significa davvero l’introduzione di una Cbdc, ovvero di una moneta digitale emessa dalla Banca Centrale Europea? Quali sono le implicazioni per le banche, i consumatori, la privacy e l’intero sistema economico?
Questa serie di articoli esplora il tema da diverse prospettive:
- Cosa sono le Cbdc e perché le banche centrali di tutto il mondo stanno lavorando alla creazione di valute digitali.
- Gli impatti sul sistema bancario e finanziario, tra possibili perdite di profitto e nuovi modelli di business.
- Il rapporto tra contante ed euro digitale, con un focus su sicurezza, accessibilità e digital divide.
- Le questioni di privacy e controllo, tra timori di sorveglianza e lotta all’evasione e alla criminalità.
L’evoluzione tecnologica sta trasformando il nostro modo di pagare e interagire con il denaro. L’euro digitale sarà un’opportunità o una sfida per cittadini e imprese? Ti invitiamo a leggere tutti gli articoli della serie per comprendere meglio un cambiamento che potrebbe influenzare la vita di tutti noi.
Un problema fondamentale dell’euro digitale, complementare a quello della sicurezza, è quello della privacy. Stanno – ovviamente – fiorendo i commenti di chi sostiene che la Bce controllerà e spierà ogni nostro pagamento, o potrà decidere arbitrariamente di tagliare fuori qualcuno dall’utilizzo dell’euro digitale. O altri timori più o meno fondati e più o meno legati all’intervento dei “poteri forti”.
Intendiamoci, è sicuramente vero che la digitalizzazione del contante porta con sé rilevanti problemi legati alla privacy, al monitoraggio dei nostri consumi, all‘accesso a informazioni personali e riservate. Non è un caso se le Big tech sono impegnate in una gara per sviluppare e diffondere sistemi di pagamento o, in alcuni casi, tentativi di vere e proprie monete alternative. In molti ricorderanno Libra, la valuta elettronica proposta e poi ritirata da Facebook e altri.
Il falso problema della privacy e il vero problema dell’anonimato
In questo senso, però, una moneta digitale emessa e gestita da istituzioni pubbliche dovrebbe sicuramente essere una soluzione migliore. È per lo meno curioso leggere di un presunto “Grande fratello” che con l’euro digitale controllerà ogni nostra spesa. Soprattutto quando tali dichiarazioni vengono tranquillamente diffuse tramite social network che guadagnano dal raccogliere e processare i nostri dati personali.
Il problema legato alla privacy è più rilevante se a gestire transizioni e pagamenti è una banca centrale? O se lo fa un oligopolio di giganti tecnologici mossi dalla massimizzazione del profitto, e che si nutrono delle informazioni personali che – quasi sempre inconsapevolmente – forniamo loro?
Sta di fatto che la Bce insiste in ogni sua comunicazione su due aspetti: primo, l’euro digitale sarà complementare e in alcun modo sostitutivo del contante; secondo, verrà garantita la privacy degli utilizzatori. Il che pone però un ulteriore problema. Una delle caratteristiche più importanti delle cripto è il completo anonimato di ogni transazione. Il che fa si che già oggi siano utilizzate per molte attività illegali, dai traffici di armi o droga al riciclaggio alla corruzione.
Il limite maggiore a tale utilizzo è nel fatto che il loro valore è estremamente volatile, il che non permette di assicurare l’importo di un pagamento. Mettiamo adesso che venga proposta una moneta digitale che garantisce lo stesso livello di anonimato delle cripto, ma che per definizione vale 1 euro ed è emessa da una Banca centrale. Facile immaginare che nel giro di una notte diventerebbe la moneta di riferimento di ogni criminale o trafficante del Pianeta.
La tracciabilità non è nemica di una presunta “libertà”
Al contrario, uno degli assi portanti del passaggio dall’uso del contante ai pagamenti digitali è proprio nella possibilità di tracciare ogni singola operazione. In Italia da anni si discute della normativa sui limiti ai pagamenti in contanti. Tra chi vorrebbe alzare il tetto, o magari rimuoverlo, in nome di una presunta “libertà”. E chi vorrebbe al contrario limitare il più possibile gli importi massimi pagabili in contanti, ricordando il peso dell’economia informale, del nero, dell’evasione e della criminalità. E ricordando anche quanto si potrebbe fare nel contrasto a questi fenomeni – e in termini di maggiore gettito fiscale e giustizia fiscale – riducendo il tetto massimo dei pagamenti in contanti.
Per questo, nel percorso di costruzione dell’euro digitale, uno dei temi cruciali è come bilanciare la tutela della privacy con la possibilità per procure e forze di polizia di risalire agli autori di ogni transazione.
In conclusione, a un anno dal possibile avvio della fase pilota nell’Unione europea, diverse questioni sembrano ancora aperte. Non sappiamo ancora se i nostri figli o nipoti guarderanno le banconote unicamente nelle vetrine di qualche museo. Ma la strada verso una progressiva digitalizzazione dei pagamenti è una realtà che ci accompagnerà sempre più da vicino nel prossimo futuro. E le Central Banks Digital Currencies potrebbero esserne una parte sostanziale.