Gas naturale, l’Ue approva 32 nuovi mega-progetti

Via libera dell'Europarlamento a fondi comunitari per gasdotti e sistemi di stoccaggio. Ira degli ecologisti: un ostacolo agli obiettivi climatici

Un lavoratore effettua una saldatura su una pipeline © Berkut_34/iStock

Il gas naturale non può essere considerata una fonte energetica “di transizione”. Soprattutto se ciò implica la costruzione di nuovi impianti. Le associazioni ambientaliste di tutto il mondo l’hanno ripetuto ad ogni summit, conferenza, manifestazione. Per quanto, infatti, esso sia decisamente meno nocivo per il clima rispetto a carbone e petrolio, non lo è abbastanza per centrare gli obiettivi che si è fissata la comunità internazionale.

L’Ue deve diminuire consumi elettrici e emissioni di gas serra

Se vorremo mantenere la crescita della temperatura media globale entro i limiti massimi indicati dagli scienziati per evitare una catastrofe climatica, l’unica strada possibile è quella che passa per le rinnovabili. Oltreché, ovviamente, per una mobilità, un’agricoltura e dei sistemi industriali sostenibili. Nel suo ultimo rapporto intitolato “Emission Gap”, l’agenzia Onu per l’Ambiente (UNEP) ha spiegato che per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, entro la fine del secolo, rispetto ai livelli pre-industriali, occorrerà abbassare le emissioni di gas a effetto serraGas che compongono l’atmosfera terrestre. Trasparenti alla radiazione solare, trattengono la radiazione infrarossa emessa dalla superficie terrestre, dall'atmosfera, dalle nuvole.Approfondisciin modo estremamente più deciso. «È necessario – si legge nel documento – un calo del 7,6 per cento all’anno da qui al 2030».

Ciò nonostante, il 12 febbraio scorso, il Parlamento europeo ha votato a favore del finanziamento di 32 nuove infrastrutture legate allo sfruttamento del gas. Principalmente terminali per il gas naturale liquefatto (LNG), sistemi di stoccaggio e gasdotti. In termini tecnici, tali progetti sono stati inseriti nella lista di quelli considerati “di interesse comune”. E, per questo, ammessi ad accedere ai fondi comunitari. Un elenco che fu proposto dalla precedente Commissione europea, guidata dal lussemburghese Jean-Claude Juncker.

Nell’elenco anche il contestato gasdotto TAP

«Puntando sul gas – ha commentato senza mezzi termini Marie Toussaint, eurodeputata dei Verdi – il Parlamento europeo sceglie di preservare le energie fossili. Una nostra proposta alternativa è stata tuttavia sostenuta da 169 deputati. Partiremo da qui per continuare a reclamare investimenti coerenti con la strategia climatica che l’Europa si è data».

TAP gasdotto
Una porzione del mega-gasdotto TAP in costruzione in Albania © Albinfo/Wikimedia Commons

Nella lista dei progetti considerati “di interesse comune” figura, tra gli altri, il TAP. Ovvero il gasdotto trans-adriatico che attraverserà Italia, Albania e Grecia e che è già stato oggetto di fortissime contestazioni da parte delle associazioni ambientaliste. Allo stesso modo, verranno finanziari il terminal di gas naturale liquefatto di Shannon, in Irlanda, concepito per importare gas dagli Stati Uniti. Il terminal galleggiante, sempre per LNG, sull’isola turistica di Krk in Croazia o ancora il gasdotto Eastmed che dovrebbe collegare Israele a Cipro e alla Grecia.

«29 miliardi di euro sprecati sostenendo i nuovi progetti per il gas»

Progetti che dovrebbero consentire di aumentare la capacità di produzione di energia elettrica di circa 338 Gigawattora, rispetto ai circa duemila già esistenti in Europa. Il tutto in un periodo in cui l’Unione europea è chiamata a diminuire il consumo del 29% di qui al 2030.

Il fatto che si tratti di progetti inutili è stato d’altra parte confermato da un rapporto dello studio di consulenza francese Artelys, commissionato dalla European Climate Foundation. Secondo l’analisi, i nuovi investimenti nel settore del gas non sono necessari dal punto di vista della sicurezza energetica, poiché le infrastrutture esistenti sono già sufficienti per rispondere alla domanda. Le scelte del Parlamento europeo si tradurranno perciò in uno spreco di fondi pubblici pari a 29 miliardi di euro.