L’Europa vuole rimettere in discussione il Green Deal
Con la scusa della semplificazione, la nuova Commissione von der Leyen si prepara a indebolire il Green Deal
La prima mossa della seconda Commissione europea a guida Ursula von der Leyen potrebbe essere quella di rimettere in discussione l’intero impianto del Green Deal. Una direzione in linea con la nuova composizione parlamentare uscita dalle urne dello scorso giugno. Una richiesta che non arriva solo dall’enorme contingente dell’estrema destra negazionista, ma anche e soprattutto da quell’estremismo di centro che è maggioranza, a destra come a sinistra. E che è ben rappresentato dai recenti piani di Letta e Draghi. Documenti in cui la transizione e il raggiungimento degli obiettivi climatici sono subordinati alla privatizzazione e alla finanziarizzazione dell’intera economia continentale.
Ovviamente, dato che la stessa Commissione ha rilevato che per colpa della crisi climatica negli ultimi anni si sono persi centinaia di miliardi di euro (ben 77 miliardi solo nel 2023), non si può parlare di abbandono del Green Deal. Quindi si propone una legislazione omnibus per rinegoziare alcuni punti delle normative principali su cui si fonda l’accordo. Dalla Csrd (Corporate Sustainability Reporting Directive), ovvero l’obbligo per le imprese di divulgare informazioni e obiettivi. Alla Csddd (Corporate Sustainability Due Diligence Directive), ovvero la vigilanza e la responsabilità di impresa lungo tutta la catena del valore. Fino alla tassonomia: la classificazione delle attività più o meno sostenibili.
La proposta di una legge omnibus per «rinegoziare» Csrd, Csddd e tassonomia
La prossima presentazione di una legge omnibus è stata annunciata nelle scorse settimane da von der Leyen con l’obiettivo di «alleggerire la burocrazia e ridurre gli oneri di rendicontazione». E ha subito trovato la sponda del primo ministro francese Michel Barnier, che già aveva proposto una moratoria sulla Csrd, perfetto rappresentante di quell’estremismo di centro che troppo spesso fa solamente il gioco delle grandi corporation. Anche in Germania, dove la Csrd non è ancora stata recepita, il centro e la destra hanno chiesto che il testo venga riscritto a livello europeo, per ridurre gli obblighi. E l’obbligo di vigilanza e responsabilità (Csddd) che deve entrare in vigore nel 2027 è già sotto gli strali delle lobby dell’industria privata, con la sponda del Ppe e di tutto quello che si muove alla sua destra.
Il fatto è che legge omnibus non a caso è già stata utilizzata per indebolire accordi faticosamente raggiunti. In particolare per trasformare alcune parti della Pac (Politica agricola comune) dopo la protesta degli agricoltori. O per la legislazione sulla protezione dei consumatori. Adesso lo sarà di nuovo per modificare alcuni punti salienti della Csrd, della Csddd e della tassonomia verde. Attraverso l’innalzamento delle soglie o la riduzione degli obblighi di segnalazione, ad esempio. Permettendo così a decine di migliaia di aziende continentali di non essere più soggette agli standard della grande industria e di avere meno vincoli.
È chiaro che lo scopo è indebolire l’intero impianto del Green Deal
Come spiega a Novethic Abrial Gilbert-d’Halluin: «Una riapertura dei negoziati su queste norme potrebbe tuttavia portare ad un indebolimento molto considerevole del Green Deal». «L’apertura di una legislazione omnibus per adattare le soglie, ad esempio, rilancerà un processo che coinvolge i colegislatori europei», continua il consigliere di un deputato del Ppe al Parlamento europeo. «In pratica ciò ripristinerà la possibilità di riaprire la discussione non solo sulle soglie, sulla base delle proposte della Commissione, ma anche su qualsiasi articolo del testo». In altre parole, una volta aperti i negoziati, è impossibile sapere cosa rimarrà nel testo finale.
Questa probabile rinegoziazione dei tre testi chiave della transizione europea, sostenuta dall’estremismo di destra e di centro, oltre che dalle lobby del settore privato, non cade come un fulmine dal cielo. Ma avviene proprio mentre all’interno dei governi europei si avanzano sempre più spesso proposte per indebolire il Green Deal nel suo insieme. Per sapere fin dove rischia di spingersi il disfacimento del Green Deal bisognerà attendere la nomina dei relatori sui diversi testi, e vedere quali forze politiche saranno al lavoro. Ma una cosa è certa, dopo essere stato il faro intorno a cui si ha navigato la precedente legislatura, oggi il Green Deal rischia di essere messo profondamente in discussione. O di sparire del tutto.