Come i fondi pensione europei fanno lobby contro il Pianeta

I fondi pensione gestiscono enormi capitali e possono contribuire a tutelare clima e ambiente. Invece, spesso fanno lobby affinché nulla cambi

I fondi pensione contribuiscono spesso a finanziare l'industria fossile © Oleg Elkov/iStockPhoto

La gestione dei grandi flussi finanziari è una delle questioni cruciali della nostra epoca. Che si parli di transizione ecologica, rispetto dei diritti umani o salute pubblica. Aziende e settori industriali insostenibili da più punti di vista sono tuttora oggetto delle attenzioni dei grandi investitori, che permettono loro di espandere le loro attività.

L’Unione Europea e gli Stati nazionali da anni cercano di correre ai ripari. Strumenti come la tassonomia europea e le direttive sulla sostenibilità aziendale nascono, nelle dichiarazioni dei promotori, proprio allo scopo di indirizzare fondi e aziende verso investimenti rispettosi del clima, dei diritti umani e sindacali, e della biodiversità. Ma la definizione di queste regole è offuscata dal lavoro dei lobbisti del settore, che spingono per approcci quanto più permissivi. Uno scontro, quello tra società civile e lobby, che tocca tutti i livelli della governance.

Proprio su questo lavoro di pressione si concentra il nuovo report del think-thank InfluenceMap. I ricercatori hanno passato ai raggi x una particolare categoria di investitori – i fondi pensione – alla ricerca delle loro posizioni in tema di regolazione europea.

Promossi e bocciati tra i fondi pensione

L’analisi prende in esame le posizioni in sede europea di 25 fondi pensione, quasi tutti nord-europei, e di 10 associazioni nazionali che li rappresentano. A loro vanno aggiunti PensionsEurope, il raggruppamento europei dei diversi fondi pensione, e altri gruppi sovranazionali.

«Sebbene alcuni fondi pensione europei stiano chiaramente cercando di prendere sul serio la minaccia dei cambiamenti climatici, la maggior parte di essi non è attivamente impegnata nelle politiche emergenti di finanza sostenibile. Ciò evidenzia un potenziale punto cieco per il settore».

Paula Castro, senior analyst InfluenceMap.

Tra gli istituti analizzati, quattro fondi pensione e un’associazione spiccano in positivo. I fondi in questione sono il Norges Bank Investment Management, il Pensioenfonds Metaal en Techniek (PMT), lo Universities Superannuation Scheme (USS) e il BT Pension Scheme (BTPS). Norvegese il primo, olandese il secondo e britannici gli altri due. L’associazione nazionale promossa è invece la Pensions and Lifetime Savings Association (PLSA), con sede a Londra. Nessuno di loro, comunque, raggiunge il massimo del punteggio nella catalogazione di InfluenceMap. In cima al podio c’è il Pensioenfonds Metaal en Techniek (PMT) con valutazione B+.

La classifica è invece chiusa da una serie di gruppi – fondi e associazioni – non classificabili. In questa poco lusinghiera categoria ricade anche l’unico attore italiano analizzato. Si tratta del MEFOP, l’associazione di riferimento per il mercato pensionistico tricolore, controllata in maggioranza dal ministero dell’Economia e delle Finanze. «Il MEFOP non sembra essersi impegnato in modo significativo nella politica di finanza sostenibile», scrivono gli analisti – pur riconoscendo alcune scelte positive da parte della società.

PensionsEurope: il gigante ambiguo

Un discorso a parte merita invece PensionsEurope. Si tratta del più grande raggruppamento settoriale nel continente. Vi aderiscono le diverse associazioni nazionali sopra elencate – e a cascata i principali fondi pensione. Il report illustra questa catena con lo schema seguente.

La piramide che dai singoli fondi pensione porta a PensionsEurope ©InfluenceMap

Il giudizio di InfluenceMap su questa istituzione è sfumato. Da un lato PensionsEurope è effettivamente impegnato su diversi dossier ambientali, e ha appoggiato molte policy verdi europee. Dall’altra, però, si è sempre opposto all’obbligatorietà di queste norme – preferendogli meccanismi premiali e volontaristici. Inoltre, molte delle associazioni che ricadono sotto il suo ombrello hanno posizioni ben più conservatrici.

Quella di PensionsEurope sulla tassonomia europea, poi, è particolarmente complessa. Il rapporto ricostruisce la cronologia degli interventi lobbistici. L’organizzazione si è da subito dichiarata favorevole alla creazione di una tassonomia delle attività economiche considerate sostenibili. Verso le quale indirizzare gli investimenti. PensionsEurope ha sostenuto l’allargamento della tassonomia alle questioni sociali – e non solo ambientali -e la distinzione tra le attività totalmente sostenibili e quelle utili alla sostenibilità in senso lato (ad esempio con funzione di transizione).

Più ambigua però è la posizione del gruppo sull’ipotesi di una tassonomia generale – cioè sull’inclusione e la classificazione di tutti i settori industriali. Su questo tema PensionsEurope si è espressa in modo contraddittorio, cambiando più volte posizione. Nell’insieme l’organizzazione ottiene un punteggio D.

Meno ambizione dove prevalgono le aziende

Ma il rapporto di InfluenceMap non si limita ad analizzare le posizioni di fondi ed associazioni. I ricercatori hanno rilevato una correlazione importante. I fondi con le performance peggiori in classifica sono anche quelli con più dirigenti provenienti dal mondo dell’industria. La tedesca ABA ha all’interno del consiglio di amministrazione figure di BASF, Bayer, Bosch e Volkswagen. La belga PensioPlus annovera tra i suoi decisori interni dirigenti ExxonMobil, Unilever e Nokia, oltre al fondo pensione della Shell.

Il sospetto, insomma, è che un ruolo importante nelle posizioni conservatrici di questi gruppi lo giochi la loro commistione con corporation responsabili di disastri ambientali ed attività ad altissime emissioni.

La metodologia: cosa non c’è nel report di InfluenceMap

L’opera del think-thank è certamente utile, ma non onnicomprensiva. Lo chiariscono gli stessi autori.

«La nostra metodologia si avvale di sette database pubblici, grazie ai quali ricostruiamo l’impegno delle organizzazioni nel campo della finanza sostenibile»


InfluenceMap

Rimangono fuori dalle valutazioni, insomma, tutte le informazioni non accessibili liberamente. Ad esempio gli incontri privati tra lobbisti e istituzioni. O forme indirette di condizionamento dell’opinione pubblica.

L’importanza dei fondi pensione

Un problema di non poco conto, se si considera che la quantità di denaro movimentata dai fondi pensione è importante e in costante crescita. Per questo organizzazioni non governative e centri studi accendono sempre più fari sulle scelte di chi li gestisce.

«Vista l’enorme quantità di denaro investita nei fondi pensione, queste organizzazioni hanno un’influenza significativa quando si tratta di affrontare la crisi climatica».

Paula Castro, senior analyst InfluenceMap.

Tra i partner di InfluenceMap c’è Make My money Matter, una campagna britannica rivolta proprio a chi versa i propri risparmi in un fondo pensione. I suoi promotori puntano ad indirizzare i consumatori verso operatori finanziari che evitino di investire in armi, combustibili fossili, tabacco, deforestazione, speculazione.

«I nostri governi devono regolamentare il settore finanziario e l’economia in generale in modo da limitare l’aumento delle temperature globali sotto gli 1,5 gradi centigradi. E i fondi pensione devono dare delle risposte ai milioni di iscritti che vogliono che i loro soldi contribuiscano a risolvere, e non a causare, l’emergenza climatica»

Tony Burdon, CEO di Make My Money Matter

La necessità di regolamentare e indirizzare correttamente i flussi finanziari è un tema sempre più pressante. Non solo per quanto riguarda i fondi pensione. Negli ultimi anni sia istituzioni pubbliche sia organizzazioni private hanno detto di voler porre rimedio. Ma ancora aziende non rispettose dei diritti umani e sindacali e settori insostenibili – dalle armi all’Oil&Gas – reperiscono fondi con grande facilità. La strada per una finanza etica appare ancora lunga.