Freddo eccezionale in marzo? Colpa del cambiamento climatico
Le ondate di gelo anomalo che stanno colpendo in queste settimane numerosi Paesi europei e dell'America del Nord potrebbero essere legate allo scioglimento eccezionale della ...
La primavera tarda ad arrivare. L’Europa e gli Stati Uniti sono ancora alle prese con ondate di freddo anomale per la stagione. Si potrebbe pensare che questa sia la prova che il cambiamento climatico non esiste. Ma, invece, è esattamente il contrario: il surriscaldamento progressivo dell’atmosfera è alla base di tale fenomeno.
A spiegarlo sono numerosi climatologi che si sono domandati a cosa siano dovuti il record di freddo in Belgio, la neve eccezionale caduta in Irlanda del Nord, o i -24°C registrati nei giorni scorsi in Polonia (eventi che si manifestano per il quarto anno consecutivo). I “sospetti” degli esperti si stanno concentrando sulla calotta artica, che si è ridotta a ritmi vertiginosi nel corso dell’estate scorsa (dopo decenni di scioglimento), e che potrebbe aver prodotto delle forti modificazioni alla circolazione atmosferica nell’emisfero Nord.
Nel 1979, infatti, le misure satellitari della calotta glaciale del Polo Nord indicavano un’estensione pari a circa 7 milioni di km2; nello scorso mese di settembre il dato non superava i 3, 4 milioni. Secondo quanto spiegato da Dim Coumou, dell’Istituto di Potsdam per la Ricerca sul clima, all’agenzia France-Presse, «il legame sembra sempre più evidente, anche se ancora non tutti gli scienziati concordano su questo punto». «Meno la calotta riflette i raggi del sole, più il mare si riscalda», fa notare Charles Greene, professore di Scienze della terra e dell’atmosfera all’università Cornell di New York.
Un fenomeno che inciderebbe dunque sulle cosiddette Oscillazione artica e Oscillazione nord-atlantica, che influenzano direttamente il tempo in Europa e America del Nord. In particolare, un effetto è il rallentamento del vortice polare, un ciclone permanente situato sopra il polo, che è meno in grado di mantenere concentrate le masse di aria fredda, che possono così scendere a latitudini più basse.