La lobby delle fossili nel mirino di Fridays For Future nel 2024

L'Assemblea di Fridays For Future Italia punta sul radicamento territoriale. Il prossimo Global Climate Strike sarà in primavera

protesta contro le crisi climatiche © Mika Baumeister su Unsplash

Nel 2023 Fridays For Future Italia (FFF Italia) ha aperto a Torino la sua prima sede. È stato l’inizio di un processo che proseguirà nel 2024. «La prossima sede aprirà a Bari in primavera», dice Luca Sardo, attivista di FFF Italia di cui fino al 2023 è stato uno dei portavoce nazionali. Torinese, fresco di laurea in Economia dell’Ambiente, della Cultura e del Territorio. È personalmente in contatto con Greta Thunberg – l’ha messaggiata per il suo 21esimo compleanno, il 3 gennaio. E ha partecipato a gennaio a Pavia all’assemblea nazionale di FFF Italia.

Che 2024 sarà per FFF Italia?

Nell’assemblea nazionale abbiamo deciso di lavorare su due livelli. Il primo è quello territoriale, con la costruzione di reti locali a partire dalle città in cui gruppi di FFF sono già attivi. Il secondo è più nazionale e politico, con un focus specifico. Contrastare la lobby delle fossili, scalfire la loro immagine, opporsi al loro camaleontismo. Faremo leva su mobilitazioni e iniziative per screditare un’industria ormai onnipresente, che è riuscita a cooptare l’ultima COP28 in Dubai. E farà lo stesso alla prossima COP29 in Azerbaigian.

Come articolerete l’attività sul territorio?

Utilizzeremo le sedi per aggregare, per far partire progetti su vari temi, dalle comunità energetiche alla mobilità sostenibile. Per favorire interlocuzioni con associazioni, movimenti e collettivi. Abbiamo creato anche un’associazione, Giustizia Climatica Ora, per la gestione di questi spazi. Come li utilizziamo? Per fare un esempio, al Kontiki (è il nome della sede di Torino, ndr) abbiamo dato il via a una rassegna, “Sentieri politici”, dove inviteremo a discutere di clima giornalisti, scrittori, esponenti del mondo della cultura. Perché è difficile trovare oggi spazi in cui farlo in modo approfondito.

L’8 febbraio analizzeremo la COP28 con giornalisti (fra i quali Lorenzo Tecleme, collaboratore di Valori, ndr) che l’hanno seguita di persona. Il 15 e 22 febbraio presenteremo con gli autori, lo youtuber Giacomo Moro Mauretto e Federico Butera, libri “Se pianto un albero posso mangiare una bistecca?” e “Sole, vento, acqua. Italia a emissioni zero nel 2050”. Il 29 febbraio sarà la volta di “Yatapita”, documentario sulla giustizia climatica in Tanzania. E il 21 marzo rifletteremo su parole e comunicazione per il clima con la linguista Vera Gheno e le autrici del podcast Cli.Mi..

Invece a fine gennaio abbiamo organizzato l’incontro “L’Europa che vogliamo”, cui hanno partecipato attivisti di Fridays For future Italia, di Acmos, associazione che ogni anno organizza il Meridiano d’Europa. E un’attivista di Juventud por el clima-FFF Spagna che è stata molto coinvolta nella campagna per contrastare il partito di estrema destra Vox alle recenti elezioni in Spagna.

Rispetto al passato cercherete di più il dialogo con la sfera politica e le istituzioni, per far entrare le vostre istanze nei luoghi decisionali?

Cercheremo di mantenere entrambe le dimensioni. Da una parte la piazza, il movimento, la protesta, perché è lì che si costruisce il consenso e si creano le condizioni per ottenere qualcosa a livello istituzionale. Dall’altra, la sensibilizzazione di chi è già al potere. Oggi il luogo dove più si fa più politica per il clima è l’Unione europea, per cui le elezioni europee di giugno saranno un momento cruciale.

Ci sono iniziative concordate a livello europeo in vista delle elezioni di giugno?

Sarà importante la buona riuscita del prossimo Global Climate Strike, da cui auspichiamo arrivi un impulso per evitare che in Europa vinca l’estrema destra. Si terrà tra aprile e maggio. La data precisa uscirà dalle votazioni che Fridays For Future sta facendo a livello mondiale e che si concluderanno a inizio febbraio. In vista della tornata elettorale ci sarà anche, probabilmente a Bruxelles, un incontro aperto a tutti gli attivisti per il clima in Europa, per definire le campagne verso le elezioni. Una sorta di assemblea europea degli attivisti per il clima.

Qual è il vostro messaggio a chi ha paura dei profondi cambiamenti che la transizione ecologica inevitabilmente impone?

Il messaggio è che per affrontare la paura, e controbattere la propaganda di chi su di essa lucra, dobbiamo informarci, ragionare. Poi a questi ragionamenti dobbiamo dare gambe attraverso le mobilitazioni di piazza, cercando che siano il più possibile partecipate per avere la visibilità necessaria a costruire consenso. Oggi l’attenzione è purtroppo catalizzata, non solo in Italia, da chi di fronte alla transizione ecologica vuol mantenere lo status quo o persino fare passi indietro.

Non bisogna arrendersi a questa “onda”. Perché per difendere il nostro futuro occorre invece fare passi avanti, costruire un modello diverso. Perciò serve sfruttare ogni spazio e momento per aggregarsi, per non sentirsi sopraffatti e per essere parte del cambiamento. Il 2024 sarà un anno decisivo.