G20 salute, sui vaccini anti-Covid si naviga ancora a vista
I ministri della Salute del G20, riuniti a Roma, non hanno fornito risposte chiare al problema della distribuzione dei vaccini nel mondo
Durante il suo discorso in occasione del G20 Compact with Africa, il presidente del consiglio italiano Mario Draghi ha riconosciuto che vi sono delle enormi disuguaglianze in termini di accesso ai vaccini. E che, mentre nei Paesi ad alto reddito quasi il 60% della popolazione ha ricevuto almeno una dose, in quelli a basso reddito tale cifra è solo pari all’1,4%.
Vaccini anti-Covid: un fallimento morale, politico e economico
Si tratta sicuramente di fallimento morale della comunità internazionale. Il British Medical Journal è arrivato a chiedersi se non possa essere considerato un crimine contro l’umanità.
Tutto si spiega
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Quali vaccini esistono per il Covid-19, chi li paga, chi li produce e perché sono distribuiti in modo estremamente diseguale nel mondo
Ma si tratta anche di un fallimento di politica sanitaria globale. Vaccinare solo una fetta (per altro minoritaria) della popolazione mondiale e lasciare che il virus circoli indisturbato nei Paesi a basso e medio reddito, semplicemente significa lasciare le porte aperte a pericolose varianti.
E infine è un fallimento economico. The Economist Intelligence Unit ha di recente pubblicato un report in cui si stima che la disuguaglianza nell’accesso ai vaccini contro il Covid-19 costerà all’economia globale 2.300 miliardi di dollari nel periodo 2022-25.
Quali strategie e quali strumenti per future pandemie?
Di fronte a questa situazione, i ministri della Salute del G20, riuniti a Roma, come intendono imprimere un cambiamento di tendenza rapido ed efficace? Quali sono le strategie e gli strumenti di medio e lungo periodo affinché di fronte a future pandemie il paradigma cambi e non si reiterino ancora le vergognose disuguaglianze nell’accesso alle cure e ai vaccini?
Purtroppo dobbiamo constatare che l’incontro di lunedì 6 settembre e la dichiarazione finale congiunta non offre risposte chiare ed efficaci a queste domande. Da una parte conferma importanti affermazioni di principio, peraltro condivisibili, su vaccini, terapie e strumenti di diagnostica come beni pubblici globali. Lo sviluppo di strategie comuni per supportarne la ricerca, lo sviluppo e la distribuzione equa, l’aumento e la diversificazione della capacità produttiva, il sostegno alle iniziative multilaterali come il Covax.
D’altra parte, però, non offre risposte concrete alla sfida più drammatica e urgente posta dalla pandemia: assicurare un accesso equo ai vaccini contro il Covid-19. Abbiamo bisogno adesso di soluzioni, di un vaccino per tutti ovunque, non di un vaccino per pochi a difesa degli interessi di alcuni.
Nella migliore delle ipotesi, un posizionamento più chiaro in proposito sarà demandato al Summit dei Leader del G20 di fine ottobre. Nella peggiore, si continuerà a navigare a vista, perpetrando il sistema vigente: Covax, donazioni delle dosi (iniziative lodevoli, ma al momento insufficienti), licenze volontarie e generico supporto al trasferimento tecnologico.
Nessun riferimento al tema della proprietà intellettuale sui vaccini
La dichiarazione dei ministri della Salute del G20 non contiene neanche un riferimento al tema della proprietà intellettuale. La diagnosi è chiara: la maggioranza dei Paesi nel mondo non ha accesso ai vaccini. L’analisi delle cause assolutamente miope.
La ragione principale della disuguaglianza nell’accesso ai vaccini sta nella limitata capacità di produzione da parte delle case farmaceutiche che ne detengono il brevetto a fronte di un fabbisogno di eccezionale portata dovuto dalla pandemia in corso.
L’altra ragione è legata ai prezzi dei vaccini. Le stime rivelano che sono molto elevati, soprattutto per i Paesi a medio e basso reddito. Solo Pfizer/BioNTech e Moderna nel 2021 potrebbero far pagare agli Stati 41 miliardi di dollari in più rispetto al costo di produzione stimato dei vaccini a tecnologia mRNA.
Vittorio Agnoletto
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La capacità produttiva esiste, occorrono sospensione dei brevetti e trasferimento tecnologico
Limitata capacità di produzione a livello globale e prezzi non sostenibili sono causati dal sistema di monopoli con cui operano le case farmaceutiche. Le quali, al momento, con brevetti esclusivi e non condividendo tecnologia e know-how azzerano di fatto la possibilità di concorrenza nel mercato. Nessun’altra casa farmaceutica può produrre quel farmaco e quindi non si può massimizzare la capacità produttiva globale. E il prezzo è di fatto fissato da chi detiene il brevetto.
Non è vero che nel Sud del mondo non ci siano aziende in grado di produrre i vaccini. La capacità produttiva esiste, deve essere rafforzata, certo, e messa nelle condizioni di essere utilizzata a fronte della sospensione dei brevetti e del trasferimento tecnologico.
Ormai un anno fa India e Sudafrica hanno presentato all’Organizzazione Mondiale del Commercio una proposta di sospensione dei brevetti. Oltre un anno fa l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato la prima “call to action” per la condivisione della tecnologia e del know-how sui vaccini Covid-19.
Nel frattempo il virus continua a circolare, le persone a morire e i vaccini a scarseggiare.
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I morti per Covid-19 potrebbero aver superato i 15 milioni nel mondo
Dall’inizio della pandemia a livello globale i morti sono stati 4.5 milioni, secondo le stime ufficiali. Tuttavia proprio di pochi giorni fa è l’aggiornamento delle stime elaborate dall’Economist secondo le quali le morti in eccesso a livello globale nel periodo della pandemia Covid-19 hanno raggiunto il totale di 15 milioni.
Quattro sono le varianti potenzialmente in grado di “bucare” i vaccini e monitorate dall’OMS: Alpha, Beta, Gamma e Delta.
Di fronte a questa situazione drammatica e alla scarsa chiarezza di visione e azione dei ministri della Salute nell’affrontarne le cause, lanciamo un appello ai leader del G20 perché possano recuperare nel summit finale il coraggio e l’ambizione per intraprendere un reale cambio di rotta. Adottando misure, come la sospensione dei monopoli sui vaccini, la condivisione della tecnologia e del know-how, che possano disinnescare la spirale di disuguaglianza nell’accesso ai vaccini che la pandemia ha ulteriormente esacerbato. Rendendo così attuale e non solo dichiarato il principio che li definisce come bene pubblico globale.
Sara Albiani è responsabile salute globale di Oxfam Italia.