Il Covid-19 e la pandemia hanno reso nuovamente appetibile per le maggiori multinazionali farmaceutiche il comparto dei vaccini. A livello globale il loro mercato, includendo le vendite dei maggiori player, potrebbe valere circa 90 miliardi di dollari nel 2021 e 250 miliardi di dollari nel periodo 2021-2025. Eppure, come ha evidenziato l’analisi di
The Lancet, se le case farmaceutiche hanno ricevuto almeno 10 miliardi di dollari di fondi pubblici per la ricerca e sviluppo, i proventi rimarranno alle stesse. Secondo LEEM, l’organizzazione professionale delle aziende farmaceutiche francesi, il comparto R&S richiede investimenti pari a più del 20% del fatturato, almeno un miliardo di euro a vaccino. Anche per questo la ricerca è stata finora sviluppata dai centri universitari pubblici o da piccole startup biotecnologiche. Ma ricerca, sviluppo, produzione e creazione di catene di distribuzione in tutto il mondo devono andare di pari passo, come ricordano l’OMS e gli stessi investitori istituzionali del mercato farmaceutico. Occorre garantire prezzi equi e un accesso universale alle cure, pena il disastro umanitario e il tracollo economico. A oggi però, a differenza di J&J e AstraZeneca, sia Moderna, che Pfizer, che Merck (che tuttavia si affida al lavoro dell’Istituto Pasteur) hanno deciso di non vendere i loro vaccini a prezzo di costo.