Grecia: il debito è un’eterna beffa. Ma ecco chi ci ha lucrato
L’accordo Atene-Eurogruppo non cancella i paradossi del salvataggio. Il debito resta enorme. La Grecia ha perso. Banche centrali Ue e Fmi incassano interessi miliardari
La Grecia avrà più tempo per restituire il suo debito e presto, forse, potrà rientrare a pieno titolo sui mercati. Ma l’accordo raggiunto nei giorni scorsi con l’Eurogruppo non smonta minimamente la contestata logica del piano di salvataggio. Un programma carico di storture che ha imposto al Paese ricadute enormi quanto prevedibili. E che ha garantito benefici a chi meno ne aveva bisogno: i creditori.
La Grecia nel circolo vizioso
Nel 2012 la Grecia ha ristrutturato il suo debito tagliando il 53,5% del valore nominale dei titoli in circolazione. In linea teorica una cancellazione complessiva da 107 miliardi. Ma gli effetti sono stati quasi nulli.
L’austerity imposta ad Atene ha depresso la crisi economica e nonostante la ristrutturazione del debito, il rapporto debito/Pil ellenico rimane il peggiore d’Europa
Nel 2010, dicono i dati ufficiali dell’agenzia statistica ellenica, il rapporto debito/Pil di Atene si collocava al 146,2%; nel 2016 viaggiava al 180,8%. Oggi, confermano i dati UE, il valore relativo ha iniziato a ridursi, ma il 178,6% registrato nel 2017 resta di gran lunga il peggior quoziente d’Europa. Colpa dell’austerity che deprime la crescita economica? Senza dubbio. Ma c’è dell’altro.
Prestiti usati per saldare debiti
Tra il 2010 e il 2014, FMI, Bce e UE (la cosiddetta Troika) hanno concesso alla Grecia prestiti complessivi per 252 miliardi di euro. Nel medesimo periodo, tuttavia, Atene ha dovuto fronteggiare una spesa enorme per risolvere almeno tre problemi: erogare un rimborso ai creditori privati chiamati ad accettare la ristrutturazione del debito (34,5 miliardi); salvare le banche del Paese dal collasso (48,2 miliardi); pagare una montagna debiti pregressi (149,2 miliardi). Sommando le varie voci si arriva a 231,9 miliardi. Tradotto: oltre il 90% dei prestiti concessi alla Grecia dalla Troika nel primo quinquennio post crisi è stato usato per saldare altri debiti.
Apparentemente, insomma, non sarebbe cambiato quasi nulla, se non fosse per un piccolo particolare: il passaggio del credito dal settore privato a quello pubblico. Tra il 2008 e il 2013, segnalava in passato un’analisi di Bruegel, un think tank di Bruxelles specializzato sui temi economici, l’esposizione degli istituti dell’Eurozona sul debito di Atene è passata da 128 ad appena 12 miliardi di euro.
Detto in altre parole, a beneficiare del salvataggio sono state soprattutto le banche del Continente, ritrovatesi improvvisamente sgravate dal rischio default sui titoli ellenici.
Il debito è un affare
Attraverso lo schema noto come European Financial Stability Facility, sottolineava nel 2015 un’analisi della IESEG School of Management di Lille, i Paesi dell’Eurozona hanno stanziato complessivamente 194,7 miliardi: 56,5 provengono dalla Germania; seguono Francia (42,4) e Italia (37,3). A questi vanno però aggiunti gli interventi indiretti attraverso Bce e Fmi cui le maggiori economie economia europee contribuiscono proporzionalmente.
Ebbene, grazie agli interessi caricati sui prestiti tra il 2010 e il 2014, nota uno studio di Jubilee Debt Campaign UK, filiale britannica della campagna internazionale per la cancellazione dei debiti insostenibili, il Fondo Monetario Internazionale ha accumulato sul debito greco un profitto di 2,5 miliardi di euro, più di un quarto dei rendimenti totali sui finanziamenti concessi ai Paesi sotto la sua tutela (8,4 miliardi).
E la Bce? Nello scorso mese di ottobre, rispondendo a una richiesta dell’europarlamentare ellenico Nikolaos Chountis, l’istituto centrale ha reso noti i dettagli sui rendimenti ottenuti attraverso il Securities Markets Programme (SMP), il piano di acquisto titoli (da non confondere con il quantitative easing da cui la Grecia è esclusa) che interessa Atene: tra il 2012 e il 2016 i profitti sui bond greci ammontano a 7,8 miliardi, cifra quest’ultima che è stata redistribuita alle varie banche centrali di Eurolandia.
I Verdi tedeschi ammettono: la Germania ha ottenuto ampi benefici dalla crisi greca. I bond greci hanno fruttato alla Bundesbank 2,9 miliardi di guadagni
Nei giorni scorsi, il ministero delle finanze tedesco ha accolto la richiesta di informazioni dei deputati Verdi a Berlino: tra il 2010 e il 2017, ha ammesso il dicastero, gli acquisti di titoli greci hanno fruttato alla Bundesbank un guadagno netto di 2,9 miliardi di euro, cifra successivamente trasferita al budget federale. “Al contrario di ciò che sostiene la destra, la Germania ha ottenuto un ampio beneficio dalla crisi greca” ha dichiarato il deputato e portavoce economico dei Grünen, Sven-Christian Kindler. “Non è accettabile che il governo tedesco rimpolpi il bilancio statale con i miliardi guadagnati sugli interessi pagati dalla Grecia”.