Greenwashing addio: BlackRock inaugura l’era del tealwashing
Nella sua tradizionale lettera ai dirigenti d'impresa, il numero uno di BlackRock Larry Fink sembra aver inaugurato una nuova era
Il greenwashing, forse, è il passato. Finiti i tempi in cui le aziende si affannavano (con la mano sinistra) a spennellare di verde facciate e facce pur di mostrarsi amiche del clima, della natura, dell’ambiente, della biodiversità. Continuando però (con la mano destra) a finanziare carbone, petrolio, gas convenzionale e non, o miniere. Troppa fatica, probabilmente. Una grande scocciatura, certamente.
La lettera ai dirigenti del 2020 e le promesse mancate sul clima
A inaugurare un possibile nuovo corso è stato il numero uno del più grande fondo d’investimenti del mondo. Parliamo di Larry Fink, da anni al vertice del colosso americano della finanza BlackRock, che nella sua consueta (ci tocca…) lettera annuale ai dirigenti d’impresa ha segnato di fatto una svolta rispetto a due anni fa. Nel 2020, infatti, fece scalpore la promessa di operare una trasformazione delle proprie pratiche, in senso appunto ambientalista.
Chi spennella di più
Gallery | Chi ha fatto più greenwashing nel 2021: la top ten
Ogni anno Eco business, testata giornalistica con sede a Singapore, stila la classifica dei casi più clamorosi di greenwashing
«Le imprese, gli investitori e i governi – scrisse – devono prepararsi ad una significativa riallocazione dei capitali. E ciò in un futuro prossimo. Più prossimo di quanto la maggior parte delle persone credano. Riteniamo che gli investimenti sostenibili rappresentino ormai il miglior modo di garantire solidità ai portafogli dei clienti». Ciò in quanto i cambiamenti climatici «rappresentano un problema più strutturale e più di lungo termine» di qualsiasi altra crisi economica attraversata negli ultimi 40 anni.
BlackRock difende la scelta di continuare ad investire nelle fossili
Ora, va detto che gli applausi erano stati soffocati in breve dal perpetrarsi del business as usual da parte di BlackRock. Alle parole, insomma, di fatti ne erano seguiti ben pochi. Ma adesso Fink sembra aver optato per una sorta di abiura. Condita, gli va riconosciuto, da una certa sincerità. Nella lettera del 2022, infatti, il dirigente è parso tracciare una nuova linea. E in qualche misura una nuova espressione del capitalismo.
Dopo aver esortato le aziende a «considerare l’insieme dei propri partner per garantire valore sul lungo periodo ai propri azionisti», ha difeso senza colpo ferire la scelta di continuare ad investire nelle fossili: «Lo facciamo – ha affermato – per passare da sfumature di nero a sfumature di verde». Come? Non è dato saperlo. Accontentatevi dell’apoftegma concesso da uno dei re di Wall Street. Ciò che è chiaro è che «BlackRock non applica una politica sistematica di disinvestimento dalle società petrolifere e del gas». E ce ne siamo accorti.
Dal green al teal. Senza troppe pretese
Il più grande fondo d’investimenti del mondo, insomma, ha deciso di lanciare una nuova era. Il greenwashing ora potrebbe essere soppiantato dal tealwashing: dal verde al verde acqua. Sbiadito. Pallido. Senza troppe pretese.
Perché affaticarsi, d’altra parte, nel cercare di dissimulare le proprie strategie? Meglio dirlo chiaro e tondo: «Siamo per difendere il clima, ma non toccateci le fonti fossili e gli enormi guadagni che centriamo grazie agli investimenti nelle società che le sfruttano». Così Fink non dovrà neppure passare i prossimi anni a rispondere alla banale quanto dirimente domanda: «E quindi?».