La guida calcistica alle elezioni
Non sai per chi votare? Ti proponiamo la nostra guida calcistica alle elezioni politiche 2022
Nella settimana che ci porta alle elezioni la confusione regna sovrana. I partiti promettono, proclamano, confidano, confondono. Si camuffano. Per il povero elettore che con la matita in mano si reca al seggio, diventa quasi impossibile riconoscerli. Ecco allora, approfittando del fatto che domenica prossima non si gioca ma si vota, un’agile guida calcistica alle elezioni che ci permette di capire meglio le forze in campo.
Tenendo però a mente che in Italia, nel calcio come in politica, è sempre valida la massima del paròn Nereo Rocco che, ai tempi in cui allenava il Padova, a un giornalista che lo salutò con «vinca il migliore» rispose secco: «Sperem de no».
Il PD è la Juventus. Da sempre governa e da sempre vince scudetti. Non abbiamo altri ricordi. Lo faceva come Dc/Pci ai tempi della Fiat, e lo fa oggi come partito liquido, o come Exor, società con sede nel paradiso fiscale olandese che tutti però fanno finta sia italiana. E quindi riceve ancora aiuti, arbitrali o di Stato. Quando fa cose di destra non piace alla destra e scontenta la sinistra, quando fa cose di sinistra non piace alla sinistra e spaventa la destra. Non piace a nessuno. Ne parlano tutti male, ma vince sempre. Tanto che alla fine governa anche quando non vince le elezioni.
Forza Italia è il Milan, e non potrebbe essere altrimenti. Entrambi non esistevano prima che arrivasse lui, forse nemmeno il mondo esisteva prima che arrivasse lui, che a riscrivere la storia è sempre stato il migliore. Entrambi all’inizio hanno fatto campagna acquisti non solo pescando i migliori tra gli avversari, ma addirittura comprandone alcuni solo perché non giocassero con gli altri. Entrambi sono riusciti a trasformare politici di ex estrema sinistra, o tifosi di ex estrema sinistra, in persone allegramente di destra. Poi, come spesse succede quando si vendono sogni, entrambi si sono svegliate in preda agli incubi.
Il Movimento Cinque Stelle è l’Inter. Non solo perché tutti continuano a considerarli di sinistra nonostante entrambi non abbiamo mai detto o fatto una sola cosa di sinistra nella loro vita, ma perché la loro cifra stilistica è il lamento. Più occupano giornali e televisioni più si lamentano che nessuno parla di loro, più entrano nelle stanze del potere e occupano poltrone, più si lamentano di essere esclusi dal potere e dalle poltrone. Non solo i loro sostenitori, ma anche i loro leader o allenatori, attuali o passati, ne sono esempio lampante.
Fratelli d’Italia è l’Atalanta. O l’Udinese. O la provinciale del caso. Tutti li descrivono come una sorpresa, emersa dal nulla. Ma a ben guardare, come il primo si fonda su un movimento di massa che ha governato l’Italia per vent’anni alla luce del sole, per i successivi cinquanta all’ombra, per poi tornare all’aperto, così le seconde sono spesso proprietà degli uomini più ricchi d’Italia. Fanno simpatia perché rivendicano valori e tradizione, quelli della provincia appunto. Anche se a ben guardare non c’è nulla di simpatico in quei valori e in quelle tradizioni. Salgono e scendono, ma per la legge dei grandi numeri uno scudetto prima o poi lo vinceranno. E allora quei valori e quelle tradizioni tanto decantate verranno allo scoperto.
La Lega è la Lazio. Credono molto al territorio in cui sono nate, e lo rivendicano, anche se le loro fortune dipendono da accordi stretti altrove. E da solide alleanze con istituzioni che sembrerebbero da loro lontane anni luce. Si fingono popolari e populisti attraverso esternazioni basse e sguaiate di facciata dei loro leader e presidenti, abilissimi nello sfruttare questo tipo di comunicazione. Ma in realtà sono una macchina da guerra, capace di infilarsi in tutti i posti che contano. Hanno un’abilità politica assai superiore a quella che fingono di avere, e sanno che spesso per restare al potere è meglio arrivare secondi che primi.
Il Terzo Polo è la Roma. Un caso da manuale studiato in tutto il mondo. A guardare i curricula, o l’albo d’oro, non dovrebbero nemmeno esistere. Sono insignificanti sotto tutti i punti di vista, eppure tutti parlano di loro, sono dappertutto e occupano militarmente i media ufficiali e le chiacchiere da bar. Sembra sempre che da loro dipendano i destini del Paese o del campionato, anche se non è mai stato così. E mai lo sarà. Infatti, un’altra loro caratteristica è partire ogni volta tra mille proclami e con i favori del pronostico, salvo sfracellarsi alla prima curva e andarsene via fischiettando e facendo finta di nulla. Tanto poi l’anno prossimo si ricomincia.
La Sinistra è il Napoli. Odiati nel profondo e per principio da buona parte del Paese, che ne teme più le leggende metropolitane che gli effettivi risultati, e li usa come spauracchio, fa invece simpatia e tenerezza alle minoranze. Non è però difficile sentir dire in giro che se non vincesse il partito o la squadra di riferimento, farebbe piacere vincessero loro. O almeno ottenessero un buon risultato. Anche perché tra le loro fila hanno militato fuoriclasse la cui ammirazione è globale, e trascende il colore della maglia o della bandiera. Tanto alla fine, anche avendo da sempre tutte le qualità e le possibilità per vincere, non riescono mai a farlo.