Le ragioni e i rischi dell’euforia sui mercati dell’India
I mercati azionari in India inanellano record su record, complici le incertezze internazionali e il rallentamento cinese: è una nuova bolla?
Il mercato azionario dell’India ha avuto nello scorso anno il rendimento più alto dell’Asia e uno dei più alti al mondo. Mentre in tutto il mondo i listini soffrono, quelli indiani sono “in piena euforia”, e hanno raggiunto nuovi record storici. Una crescita che si basa in massima parte sull’afflusso di investimenti stranieri, per motivi in parte legati alla situazione economica indiana, in parte più esterni.
Tra i primi, alcune riforme intraprese dall’attuale governo e un andamento economico apprezzato dagli investitori, forse meno da buona parte della popolazione indiana. Alla base dell’affluenza di capitali stranieri, ci sarebbero infatti una diminuzione dell’occupazione, una contrazione in termini reali dei salari, in particolare nelle zone rurali, costi unitari della mano d’opera in discesa. A fronte di questi dati, i profitti distribuiti al Sensex, il principale indice della Borsa di Mumbay, sono in forte crescita.
Una situazione non proprio idilliaca quindi, a maggior ragione se si pensa che la produzione energetica e l’economia indiana in generale dipendono ancora in buona parte dal carbone. Diverse analisi ne prevedono un’ulteriore espansione nel prossimo futuro, in controtendenza rispetto a tutti gli impegni e gli accordi internazionali sul clima.
Il contesto internazionale e la crescita non eccezionale in Cina spingono i mercati dell’India
Accanto a questi fattori dell’economia indiana ce ne sono alcuni esogeni. Prima di tutto, il rallentamento, o comunque la crescita al di sotto delle aspettative dell’economia cinese. In particolare in un momento di incertezza legata a conflitti, inflazione e motivi geopolitici, gestori e grandi fondi di investimento cercano di diversificare il più possibile il portafogli.
Per i grandi fondi europei o americani è quasi imprescindibile investire una parte del portafogli sui mercati asiatici. Se fino a pochi anni fa la Cina era il primo obiettivo, oggi in molti cercano soluzioni alternative, e l’India appare quella più promettente. Alcuni parlano di un effetto “respingente” della Cina sull’India.
Come sempre, la finanza genera poi profezie che si autoavverano. Se alcuni iniziano a investire in India, per la legge della domanda e dell’offerta il prezzo dei titoli tenderà a salire. L‘aumento di prezzo attira nuovi investitori, il che porta a un ulteriore aumento dei prezzi e così via.
In altre parole, come spesso avviene, la crescita finanziaria starebbe andando ben oltre quanto i fondamentali dell’economia lascerebbero intendere. Già a fine 2022 si registra un rallentamento della crescita degli indici di Borsa. Alcuni investitori avrebbero deciso di vendere e passare all’incasso, approfittando dei buoni risultati conseguiti durante l’anno per intascare un profitto e investire altrove.
Nei prossimi mesi vedremo se siamo in presenza dell’ennesima bolla o se l’economia indiana saprà tenere il passo della crescita dei suoi mercati finanziari. Quali siano gli impatti sociali e ambientali di un tale percorso, è comunque tutta un’altra storia.