La Juventus, Cristiano Ronaldo e l’operazione London Bridge

Ogni settimana il commento di Luca Pisapia sugli intrecci tra finanza e calcio

© jackie/HDWallpapers.net

Se i leak usciti sulla stampa britannica raccontano che la fine della monarchia sarà gestita nell’operazione in codice “London Bridge”, possiamo dire che il crollo della dinastia reale calcistica degli Agnelli è stato nell’operazione “Cristiano Ronaldo”.

Dietro la fotografia di sabato sera, CR7 sorridente che esulta dopo il gol, United primo con 10 punti in 4 partite; Allegri nervoso che aggredisce Spalletti, Juve in zona retrocessione con 1 punto in 3 partite, c’è molto di più. Il tentativo – più che legittimo – della Juventus di staccarsi da una Serie A in crisi nera per correre da sola verso la Super Lega, a questo era servito l’ingaggio del portoghese, è stato un tragico fallimento, le cui conseguenze investiranno non solo la dirigenza ma la proprietà.

Acquistato nel giugno 2021 per 115,8 milioni di euro dal Real, CR7 è costato 86,2 milioni l’anno (circa 28,8 milioni di ammortamenti e 57,3 di stipendio lordo che sale a 64 considerando il costo aziendale) per uscire malamente dalla Champions contro Ajax, Porto e Lione, per cambiare tre allenatori cercando quello più adatto a lui, per riempire la squadra di figurine sopravvalutate per costo (de Ligt, Kulusevski, Arthur) o stipendi (lo stesso de Ligt, Ramsey, Rabiot) e per venderlo in tutta fretta a soli 15 milioni, con una netta minusvalenza. E poi sostituirlo con Moise Kean, venduto nel 2019 per 30 milioni e ripreso nel 2021 per 38 dopo due campionati mediocri.

Un giorno de Ligt e Kean, e forse Kulusevski, diventeranno campioni, per carità, ma qui si guarda al lato economico di queste operazioni. E per farle, sono serviti due enormi aumenti di capitale – da 300 milioni nel 2019 e da 400 milioni nel 2021 – necessarie a tamponare le ingenti perdite societarie. Un salasso: -40 milioni nel 2018/19, -90 nel 2019/20, -113,7 al 31 dicembre 2020 e probabilmente si sfioreranno i -200 milioni al 30 giugno 2021.

Certo, in questi tre anni di associazione con il marchio CR7 la Juve ha guadagnato molti follower, passando dai 50,4 milioni sulle tre principali piattaforme il giorno del suo arrivo ai 109 milioni di adesso. Ma non possono bastare il doppio dei like su Instagram per giustificare aumenti di capitale per 700 milioni per non vincere nulla. Exor, che detiene il 64% della Juve, garantisce (gli aumenti) ma non gradisce (i risultati).

Al di là dei sottili equilibri famigliari, a questo punto non è tanto questione di quanti mesi durerà ancora Andrea Agnelli: il punto è per quanto ancora la Juventus sarà controllata dalla cassaforte della famiglia reale con domicilio a Torino e residenza nel paradiso fiscale olandese. Le monarchie prima o poi crollano. C’è chi si prepara prima con l’operazione “London Bridge” e chi se ne accorge dopo con l’operazione “Cristiano Ronaldo”.