C’è del marcio in Qatar. Ma forse anche a Torino
La Juventus ha dovuto affrontare due indagini, una sportiva e una dalla giustizia ordinaria. Quest'ultima con numerose ipotesi di reato
L’assemblea degli azionisti della Juventus, inizialmente prevista per il 28 ottobre, poi spostata a mercoledì 23 novembre, è stata di nuovo rinviata al 27 dicembre. Bisognava prima rendere pubblici alcuni documenti richiesti dalla Consob, dalle cui regole il club bianconero dipende essendo quotato in Borsa. E forse non si voleva rubare la scena a tutte le critiche che vengono mosse al mondo del calcio per i vergognosi Mondiali in Qatar. Perché, senza andare troppo lontano, anche sulla gestione corrente della Juve, in vista dei festeggiamenti del centenario di proprietà della famiglia Agnelli, ci sarebbero molte cose da dire. Non serve andare né a Doha né in Danimarca, per trovare sospetti di marcio del pallone. Basta rimanere a Torino.
Partiamo dai soldi. A dicembre l’assemblea doveva approvare l’ultimo bilancio, chiuso il 30 giugno scorso con una perdita consolidata di 254,3 milioni di euro. Il terzo consecutivo in perdita. Ma dopo i rilievi della Consob (l’autorità indipendente che si occupa delle società quotate in Borsa) li ha dovuti riscrivere tutti e tre. E se le perdite dell’ultimo sono diminuite a soli 193 milioni, sono aumentate quelle del 2020 (153 milioni contro i 90 dichiarati all’epoca) e quelle del 2021 (233 milioni contro i 210 dichiarati). È peggiorato al ribasso, e di molto, anche lo stato patrimoniale del club. Senza addentrarsi troppo nei dettagli, emerge un dato: negli ultimi tre anni le perdite della Juventus hanno sfiorato la cifra di 600 milioni.
E tutto questo nonostante due mostruosi aumenti di capitale da 700 milioni di euro (300 milioni nel 2019 e altri 400 nel 2021) effettuati da Exor, la holding della famiglia Elkann con poltrona ben assicurata nei salotti della politica e della finanza italiana e con sede nel paradiso fiscale olandese. Non sia mai che si debba pagare le tasse nel Paese in cui si mangia. Ma non è finita qui. Oltre ai rilievi della Consob, che comunque la Juve contesta, il club bianconero ha dovuto affrontare due indagini. Una della giustizia sportiva, già chiusa in tutta fretta ma che potrebbe essere costretta a riaprirsi a breve. E una della Procura di Torino e della Guardia di Finanza, denominata “Operazione Prisma”, che tra perquisizioni e intercettazioni sembra aver scoperchiato l’inverosimile.
Secondo l’ipotesi accusatoria ci sarebbero infatti sul tavolo presunti “falsi in bilancio” e “plusvalenze fittizie”. E ancora “false comunicazioni di una società quotata”, “false comunicazioni rivolte al mercato” e “ostacolo all’esercizio delle autorità di pubblica vigilanza”. Assieme ad “aggiotaggio” e “emissioni di fatture per operazioni inesistenti”. Ci sarebbe poi la famosa “carta segreta”, una presunta scrittura privata tra la Juve e Cristiano Ronaldo tenuta fuori dai bilanci. Tutti innocenti fino a prova contraria, ci mancherebbe. E la Juve non sarebbe di certo l’unica squadra a utilizzare questi artifici contabili, è stato dimostrato. Ma se anche una sola delle ipotesi investigative fosse vera, si rischiano penalizzazioni e squalifiche. Non vediamo l’ora finiscano i Mondiali della vergogna di Qatar 2022, per tornare finalmente a crogiolarci nella pulizia etica e morale del calcio italiano.