Dalla Juventus alla Triestina: le criptovalute criptofasciste nel pallone
Dopo le criptovalute trumpiane nella Juve, a Trieste arrivano quelle care a Elon Musk. Sembra un progetto più politico che economico
Dalle “criptovalute stabili” che si sono prese il 10% del capitale sociale della Juventus, storica squadra della Serie A del calcio italiano. Alle “criptovalute volatili” che si sono comprate la maggioranza della Triestina, disastrata compagine della Serie C. Nell’ultimo anno le piattaforme di criptovalute hanno deciso di utilizzare il calcio italiano come terreno di sperimentazione per le loro speculazioni finanziarie.
O forse sarebbe meglio dire per quelle politiche. Se nel caso della Juventus si tratta infatti di Tether, piattaforma di criptovalute criptofasciste allineate con le politiche reazionarie di Donald Trump, nel caso della Triestina si tratta della fondazione che promuove i Dogecoin. Una criptovaluta altrettanto criptofascista sponsorizzata da Elon Musk.
Gli amici di Donald Trump nella Juventus
Lo scorso febbraio Tether, la piattaforma che emette la stablecoin Usdt, ha rastrellato sul mercato il 5% delle quote della Juventus. Poi nei mesi successivi è salita fino a superare il 10%. Come abbiamo scritto su Valori, l’ex chirurgo plastico e fondatore di Tether Giancarlo Devasini (oggi il quarto uomo più ricco d’Italia) e l’ad della piattaforma Paolo Ardoino sono da tempi non sospetti grandissimi sostenitori di Donald Trump. E delle sue politiche reazionarie neoliberali. Tanto che a Torino si sono presentati con lo slogan “Make Juventus Great Again”.
Tether poi nel 2025 ha spostato la sua sede nel paradiso delle criptovalute di El Salvador. Incidentalmente retto dal dittatore fascista Nayib Bukele, quello che costruisce i campi di concentramento per Donald Trump. Il motivo per cui sia entrata nella Juve non è del tutto chiaro. Potrebbe essere una stampella per John Elkann. Altro fervente sostenitore trumpiano.
Nonostante gli aumenti di capitale degli ultimi anni per un miliardo di euro, infatti, la Juve è un asset negativo per Exor. A bilancio 2024 ha chiuso con un rosso di 200 milioni e debiti per 649 milioni. Oppure, dato che le quote che esprimono i diritti di voto in assemblea sono blindati da Exor, e quindi la Juve non è scalabile, Devasini e Ardoino potrebbero aver cominciato una lunga marcia di sfiancamento per riuscire a prendersi l’intero pacchetto bianconero. Per farne cosa, non si sa ancora.
E quelli di Elon Musk nella Triestina
Ancora più oscuri sono i motivi per cui House of Doge, attraverso la sua controllata Dogecoin Ventures, società collegata alla Fondazione Dogecoin, abbia deciso di rilevare la settimana scorsa la maggioranza della Triestina. La squadra ha chiuso l’ultimo bilancio con un rosso di oltre 16 milioni, che per la Serie C è tantissimo. Debiti per diversi milioni e, come scrive il Sole24Ore, altri 25 milioni di investimenti bruciati negli ultimi due anni.
Sì, perché la Triestina, che manca dalla Serie A da oltre sessant’anni, è una di quelle squadre del sottosuolo dostoevskijano del calcio italiano che dopo anni di instabilità economica e cambi di proprietà in serie sono state acquistate da un fondo d’investimento finanziario. In particolare, la società giuliana era stata presa nel 2023 dal fondo LBK Capital LLC di Ben Rosenzweig, che l’ha abbandonata quest’anno al fondo della Serie C con 20 punti di penalizzazione. Prima sette poi altri tredici, dovuti a una serie di mancati pagamenti: dai tesserati ai fornitori, dalle ritenute ai contributi.
Dogecoin: le criptovalute nate per scherzo
Ora, con questa situazione che definire disastrosa è poco, la Triestina è passata nelle mani di una controllata della piattaforma che emette i Dogecoin. Un tipo di criptovalute assai volatili, legate all’inflazione di quel particolare mercato, nate addirittura per scherzo. Nel 2013 i suoi fondatori Billy Markus e Jackson Palmer, due ingegneri informatici, la lanciarono proprio come una parodia delle monete digitali. Tanto che il simbolo della moneta digitale è Kabosu, un cane protagonista della prima stagione di meme della rete. E la moneta digitale stessa è stata definita un meme coin. Solo che poi la situazione si è fatta maledettamente seria.
Dei Dogecoin si è innamorato negli ultimi anni Elon Musk, che attraverso una serie di post sulla sua piattaforma personale X ne ha fatto volare il valore. Ma non è finita qui. Quando i due criptofascisti erano ancora amici, Donald Trump creò per il suo alleato Elon Musk un dipartimento apposito nell’amministrazione americana. Il Dipartimento per l’efficienza governativa. In lingua inglese Department of Government Efficiency, il cui acronimo è appunto… Doge. Con tutto quello che ne consegue a livello di manipolazione del valore della moneta digitale, che dipende dalla pubblicità che riceve. Un meraviglioso crimine finanziario orchestrato da due uomini che alle loro politiche ultra reazionare hanno sempre affiancato una passione per le criptovalute.
Il controverso rapporto tra calcio europeo e criptovalute
In generale, il rapporto tra criptovalute e pallone è assai controverso. Come raccontato all’epoca su Valori, nel 2022 il Crawley Town, in quarta serie inglese, fu il primo club calcistico europeo a essere comprato da una piattaforma di criptovalute, la Wagmi United. Ma non era andata bene, e aveva rischiato di scomparire. Da allora le criptovalute si sono limitate a sponsorizzare squadre, leghe, o addirittura la Uefa. Un mercato enorme, ma anche qui non sempre con risultati positivi. Per usare un eufemismo.
Nel 2021 l’Inter firmò un contratto di sponsorizzazione con DigitalBits per 85 milioni di euro in 4 anni. Ma la piattaforma di criptovalute non ha mai pagato nemmeno una rata. Altre criptovalute evidentemente pagano, visto che ancora appaiono su diverse magliette in giro per l’Europa. O forse promettono di pagare e basta. E dato il disastrato stato dei conti del pallone, ad alcune squadre basta la promessa.
E quello tra le criptovalute criptofasciste e il calcio italiano
L’amministratore delegato di The House of Doge, Marco Margiotta, al Corriere della Sera ha dichiarato: «Vogliamo connettere la comunità di Dogecoin con uno dei club storici d’Europa. Dimostrare che gli asset digitali possono creare valore, cultura e passione nel mondo reale». Parole che possono voler dire tutto e nulla, come al solito. L’unica certezza è che nel giro di un anno nel calcio italiano sono entrate a piedi uniti due piattaforme di criptovalute. E che l’acquisto della Triestina è avvenuto l’anno dopo che Tether è entrata nella Juventus.
Come abbiamo visto, entrambe le piattaforme sono legate a doppio filo a due esponenti di primo piano dell’estrema destra americana. In questo caso Elon Musk e Donald Trump. En passant, uno è l’uomo più ricco del mondo, l’altro è addirittura il presidente degli Stati Uniti. Si tratta quindi di un caso molto particolare. Al netto del loro valore economico e di quello che vogliono fare con il pallone, per adesso sappiamo solo che si tratta di criptovalute criptofasciste.
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