L’inquinamento aumenta i casi di suicidio?
Uno studio americano, pur non potendo indicare una correlazione certa, ha notato che in coincidenza con periodi di forte inquinamento, si registra un aumento, anche ...
A seguito di periodi di inquinamento acuto, si osserva una crescita del 20% del tasso di suicidi nella popolazione, in particolare per quanto riguarda gli uomini. La cifra è indicata in uno studio pubblicato sull’American Journal of Epidemiology, secondo il quale – benché per ora non sia possibile stabilire un legame diretto di causalità – esistono alcune spiegazioni biologiche che possono giustificare il dato.
Si tratta di un problema che, ad oggi, non è particolarmente conosciuto, ma che è stato evidenziato già in Corea del Sud nel 2010 e a Taiwan nel 2011. È vero, sottolineano gli autori, che nei Paesi asiatici si registra una sociologia dei suicidi particolare, caratterizzata da tassi più elevati, soprattutto tra le persone anziane. Inoltre in ciascun contesto possono giocare numerosi elementi.
Ciò nonostante, i 1.546 casi analizzati tra il 2000 ed il 2010 in alcune città americane della West Coast, indicano una possibile correlazione tra le concentrazioni di biossido di azoto registrate nei tre giorni precedenti agli eventi e i suicidi stessi. Proprio questo elemento chimico è quello che farebbe aumentare maggiormente il numero di persone che decidono di togliersi la vita (del 20%), mentre la crescita che sarebbe correlata alle polveri sottili (PM 2, 5) sarebbe limitata al 5%. A tutto ciò, risulterebbero particolarmente sensibili gli uomini e, più in generale, le persone di età compresa tra 36 e 65 anni.