Un’altra grana per il governo di Liz Truss: una possibile indagine per insider trading

Per la premier britannica Liz Truss la strada è in salita. Alcuni investitori vicini al suo partito rischiano un'indagine per insider trading

Liz Truss e Kwasi Kwarteng incontrano l'Office for Budget Responsibility © Rory Arnold / No 10 Downing Street

Apertamente ultra-liberista e ammiratrice di Margareth Thatcher, sobria e decisa, Liz Truss a settembre ha assunto il suo incarico di premier del Regno Unito. Promettendo di «superare insieme la tempesta, ricostruire la nostra economia e diventare la Gran Bretagna eccellente e moderna che so che possiamo essere». Dopo meno di un mese, le sue parole appaiono forse un po’ spavalde, se confrontate con una realtà che la vede più attaccabile che mai. Tra gli ultimi guai in ordine di tempo, il rischio che alcuni investitori vicini al suo partito finiscano sotto indagine per insider trading. Cioè per aver speculato contro la sterlina sulla base di informazioni privilegiate ricevute in anteprima.

Il pasticcio della manovra fiscale di Kwasi Kwarteng

Cominciamo dal principio. Venerdì 23 settembre 2022 il braccio destro di Liz Truss, il ministro del Tesoro Kwasi Kwarteng, ha presentato la sua manovra finanziaria correttiva. Ci si aspettava che fosse all’insegna del taglio delle tasse e della deregulation più sfrenata, e così è stato. Oltre a far scendere dal 20 al 19% l’aliquota sui redditi più bassi, il governo Truss ha stupito tutti con l’abolizione dell’aliquota massima del 45% che scattava al superamento delle 150mila sterline di reddito (circa 172mila euro al cambio attuale). Per avere un termine di paragone, in Italia l’aliquota IRPEF più alta è pari al 43% ma scatta ben prima, allo scaglione dei 50mila euro.

E poi, addio al tetto sui maxi-bonus dei banchieri, shopping esentasse per gli stranieri e tante altre misure che, messe insieme, compongono la sforbiciata alle tasse più audace degli ultimi cinquant’anni. A beneficiarne sarebbe stata quasi solo l’élite degli ultraricchi, ma a pagarne il prezzo sarebbero state le finanze del Regno Unito, costretto a indebitarsi pesantemente per gli anni a venire.

Kwasi Kwarteng
Il nuovo ministro delle Finanze britannico Kwasi Kwarteng © Pippa Fowles/No 10 Downing Street

Il governo di Liz Truss costretto a fare marcia indietro

Il condizionale però è d’obbligo, perché la vicenda ha preso una piega che probabilmente Liz Truss e Kwasi Kwarteng non avevano immaginato. Subito dopo l’annuncio, il valore della sterlina è sceso al di sotto degli 1,04 dollari per un pound, soglia che non si toccava dal 1985. Intanto i rendimenti dei titoli di Stato volavano verso l’alto, placati soltanto da un maxi-acquisto da parte della Bank of England (la banca centrale inglese). A spaventare i mercati era la prospettiva di un debito pubblico ingigantito fino al punto da diventare insostenibile per l’economia d’Oltremanica.

«In questo momento, i mercati britannici non si comportano come quelli di un Paese avanzato. Si stanno invece comportando come quelli di un Paese in via di sviluppo, in cui gli investitori tendono a vedere i disavanzi di bilancio come un segno di irresponsabilità e un presagio di futuri disastri politici», ha scritto sul New York Times il premio Nobel Paul Krugman. «I mercati potrebbero esagerare. La Gran Bretagna non è l’Argentina e ha sicuramente la capacità economica, amministrativa e – credo – politica di cambiare le cose. Ma il fatto che i mercati la trattino come se fosse l’Argentina mostra quanto sia stata straordinaria una crisi di fiducia che Liz Truss è riuscita a creare pochi giorni dopo essersi trasferita al numero 10 di Downing Street».

Finito nell’occhio del ciclone, il governo Truss è stato costretto a fare marcia indietro. Cancellando la misura più controversa, cioè l’annullamento dell’aliquota del 45%.

Ora la FCA potrebbe indagare per insider trading

Tutto risolto? Non proprio. In primis perché questa ferita per la credibilità dell’esecutivo, peraltro appena insediato, potrebbe essere difficilissima da ricucire. E poi perché, tra i giornali e TikTok, inizia a circolare un’indiscrezione dai toni quasi grotteschi. La sterlina sarebbe crollata anche per via delle pressioni speculative da parte di hedge fund che avrebbero così approfittato delle anticipazioni ricevute di prima mano proprio da membri del governo di Liz Truss. Insider trading, insomma. Il Sunday Times fa notare che proprio gli investitori della City che hanno sostenuto la premier sono tra quelli che sono andati short sulla sterlina; ciò significa che l’hanno venduta senza possederla immaginando che il suo valore sarebbe sceso, per poi ricomprarla nel brevissimo termine a un prezzo più basso e incassando così un profitto (tale pratica è definita come vendita allo scoperto).

Tulip Siddiq, segretaria economica ombra del Tesoro, dalle pagine del quotidiano Evening Standard interpella l’organismo di regolamentazione finanziaria d’Oltremanica. «La Financial Conduct Authority (FCA) dovrebbe indagare su qualsiasi potenziale illecito, per determinare se sia possibile che qualsiasi fuga di notizie fornita da questo governo conservatore ai suoi facoltosi amici abbia contribuito al collasso della sterlina», ha affermato. Per ora la FCA ha preferito non rilasciare dichiarazioni.