Le logiche di mercato o la salvezza del Pianeta
Energia, trasporti, CO2. E gli intrecci con la finanza. Ogni settimana il punto sui cambiamenti climatici firmato da Andrea Barolini
La Bundesbank, la banca centrale tedesca, all’inizio dello scorso mese di maggio ha ricevuto un premio. Non per aver saputo sostenere al meglio l’economia della Germania. Né per meriti legati alle sue funzioni di controllo. No, il “riconoscimento” ricevuto non ha nulla di virtuoso.
Un gruppo di organizzazioni non governative – tra le quali il Koala Kollektiv, 350.org, SumOfUs e Reclaim Finance – le hanno consegnato infatti il premio di “best climate killer” nella categoria banche centrali. La Bundesbank è infatti accusata non soltanto di essersi mostrata troppo attendista di fronte alla crisi climatica. Ma anche di aver bloccato, di fatto, l’adozione di misure ambiziose che avrebbero potuto essere integrate nelle politiche della Banca centrale europea.
Per consegnare il premio è stata organizzata una cerimonia fittizia a Francoforte. Proprio mentre la BCE sta rivedendo la propria strategia monetaria per determinare in che modo conformarsi alle necessità imposte dagli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti. Le Ong hanno puntato il dito in particolare contro Jens Weidmann, presidente della Bundesbank e tra i membri più conservatori del Consiglio direttivo. Secondo il dirigente, la BCE deve effettivamente tenere conto dei cambiamenti climatici nella propria gestione dei rischi. E insistere affinché, ad esempio, le imprese siano più trasparenti sul tema. Ma non deve usare la politica monetaria come leva per centrare il calo delle emissioni di gas ad effetto serra.
Il punto è il solito: secondo Weidmann (e non solo) la BCE non deve distorcere il mercato. Cosa che farebbe se, ad esempio decidesse di privilegiare l’acquisto di titoli “green”. Logiche di mercato vs. la salvezza del Pianeta. «Secondo il governatore tedesco – ha commentato Christian Bock, di SumOfUs – basta chiedere alle aziende di essere più trasparenti sulla questione climatica. Ma chiedere alle major del petrolio e del gas di dettagliare le loro attività non rende i loro modelli di business meno distruttivi per il clima».