Marea nera, 2 milioni di barili di petrolio sul fondo dell’oceano
Secondo uno studio del PNAS il greggio è colato sul fondo del mare in un'area di 3.200 chilometri quadrati.
Fino a due milioni di barili di petrolio hanno attraversato in verticale l’oceano del Golfo del Messico, e si sono andati a depositare sul fondo. Qualcosa come il 40% dei 5 milioni riversati in mare in seguito all’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon di British Petroleum, nell’aprile 2010.
A rendere noto il dato è uno studio pubblicato dall’Accademia americana delle Scienza (PNAS), che ha così confermato una delle preoccupazioni più grandi legate alla catastrofe ecologica. Gli autori della ricerca hanno analizzato la distribuzione chimica degli idrocarburi presenti in più di 3 mila campioni di sedimenti prelevati in 534 luoghi differenti del fondo marino, a profondità comprese tra mille e 1.300 metri. Utilizzando poi dei marcatori, sono riusciti a determinare il fatto che la contaminazione interessa un’area di circa 3.200 km quadrati attorno al pozzo Macondo, origine della marea nera, situato a 80 km al largo della costa di New Orleans.
David Valentine, del dipartimento di Geologia dell’Istituto di Scienze marine dell’università di Santa Barbara (California), ha spiegato che finora non era stato possibile fornire dati certi proprio a causa della dispersione geografica della dispersione di petrolio.
Ad aprile scorso un altro rapporto, di un’associazione ecologista, aveva dimostrato come, a quattro anni dall’incidente, la fauna continua a subire le conseguenze del disastro: in particolare delfini, tartarughe e tonni.