Una rete di think tank pro-Orbán nel cuore dell’Europa

Il think tank MCC Brussels, legato a Orbán e sostenuto da ambienti trumpisti, guida una rete sovranista che vuole indebolire l’UE

Anne-Sophie Simpere
Il primo ministro dell'Ungheria Viktor Orbán © European Union 2024/EP
Anne-Sophie Simpere
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«Sono molto attivi a Bruxelles, hanno più di venti dipendenti, organizzano eventi… Solo lo scorso marzo hanno organizzato due eventi al Parlamento europeo, con materiali di qualità, poster. Tutto questo ha un costo.» Eppure, prosegue Olivier Hoedeman, coordinatore dell’ong Corporate Europe Observatory (CEO), a oltre due anni dall’apertura della sua sede nel cuore dell’Unione europea, MCC Brussels non ha ancora pubblicato alcuna informazione finanziaria sul Registro della trasparenza, come invece previsto per tutti i rappresentanti d’interessi. Tanto che Corporate Europe Observatory ha finito per sporgere denuncia presso le autorità di Bruxelles.

Che cos’è MCC Brussels e chi c’è dietro

Queste informazioni appaiono ancora più rilevanti se si considera che MCC Brussels è un’estensione del Mathias Corvinus Collegium (MCC) in Ungheria, un’università privata così vicina al potere da essere regolarmente definita dai media come un «vivaio di quadri pro-Orbán». È diretta da Balázs Orbán, direttore politico del primo ministro Viktor Orbán, e si fa portavoce fedele dell’ideologia del premier: anti-woke e generalmente contraria a ogni regolamentazione, soprattutto se proviene dall’Unione europea.

Oltre a formare migliaia di giovani ungheresi conservatori, il Mathias Corvinus Collegium è al centro delle reti nazionaliste e reazionarie, sia in patria che all’estero. Ha aperto sedi in Romania e Ucraina, organizza conferenze e propone programmi di scambio all’estero, inclusi gli Stati Uniti. Nel 2023 ha acquistato il gruppo Libri, il più grande editore ungherese e leader nella vendita di libri nel paese, con 57 punti vendita. Il suo think tank a Bruxelles è parte di una strategia di influenza molto più ampia.

Finanziamenti opachi e legami con le lobby sovraniste

Una strategia che dispone di ampie risorse. Sebbene MCC Brussels non divulghi le sue fonti di finanziamento, si sa che la casa madre ha ricevuto nel 2020 oltre 462 milioni di dollari in contanti e 9 milioni di dollari in beni immobili dal Parlamento ungherese, oltre a una partecipazione del 10% in due grandi aziende ungheresi: la compagnia petrolifera MOL e l’industria farmaceutica Gedeon Richter, per un valore stimato di 1,3 miliardi di dollari.

«Sappiamo che il Mathias Corvinus Collegium possiede queste quote nella compagnia petrolifera ungherese, ma vorremmo conoscere i dettagli dei legami finanziari di MCC Brussels e sapere qual è il loro budget», spiega ancora Olivier Hoedeman. «Sappiamo anche che sono collegati a think tank statunitensi come la Heritage Foundation, finanziata da miliardari e fondazioni opache: vorremmo sapere se anche MCC ha beneficiato di questi fondi.» Il reclamo del CEO è stato accolto, ma l’inchiesta rischia di richiedere molto tempo.

MCC Brussels: media, eventi e propaganda reazionaria

Impegnata in una battaglia culturale al servizio delle idee reazionarie, MCC Brussels produce rapporti e organizza eventi su temi cari ai conservatori: questioni di genere, deregolamentazione, critiche alle politiche ambientali. Ad esempio, ha organizzato una conferenza per «superare il consenso climatico» in vista delle ultime elezioni europee. Quella tavola rotonda è stata criticata dal sito DeSmog per i legami dei relatori con l’industria petrolifera e i network negazionisti del clima.

«MCC Brussels è molto utile per un gruppo come i Patrioti [che riunisce tra gli altri il Rassemblement National francese, il Fidesz ungherese, la Lega italiana, il PVV olandese e l’FPÖ austriaco], perché permette loro di avere degli “esperti”, dei rapporti, dei media dedicati che dicono esattamente ciò che vogliono», osserva Olivier Hoedeman. «Per l’estrema destra, fa una grande differenza avere organizzazioni che veicolano i loro messaggi. Direi che sono in un processo graduale per diventare “mainstream”, stanno prendendo spazio per affermare i loro punti di vista.»

I legami di MCC Brussels con la destra francese e internazionale

Gli eurodeputati del gruppo dei Patrioti sono regolarmente invitati dal think tank. Tra i francesi, in particolare, Angéline Furet, Mathilde Androüet e Virginie Joron, tutte e tre elette nella lista del Rassemblement National (RN).

L’unico dipendente francese del think tank a Bruxelles, Paul Rougeron, faceva parte del team di Éric Zemmour per le presidenziali del 2022. Tra gli intervenenti francesi di MCC Brussels, al di fuori dell’ambito strettamente politico, si trovano anche Nicolas Pouvreau-Monti, dell’ultraconservatore Osservatorio sull’immigrazione e la demografia; Florence Bergeaud-Blackler, fondatrice del Centro europeo di ricerca e informazione sul “frérisme” (Cerif), finanziato da Pierre-Edouard Stérin nell’ambito del progetto Périclès; oppure i giornalisti Jérémy Stubbs (Causeur), che è anche presidente dei Conservatori britannici in Francia, Didier Rykner (fondatore della Tribune de l’Art e voce regolare nei media, da Le Figaro a Radio France), o Sylvie Perez (ex di L’Express, France Inter ed Europe 1). E infine Hélène de Lauzun, storica che oggi lavora per The European Conservative.

«Pubblicazioni come The European Conservative o Brussels Signal veicolano gli stessi messaggi dell’estrema destra e di MCC Brussels. Anche se sono poco lette, le legittimano», prosegue Olivier Hoedeman. Secondo alcuni media ungheresi, The European Conservative avrebbe ricevuto finanziamenti dalla Fondazione Batthyány Lajos (BLA), a sua volta finanziata dal governo Orbán. The European Conservative è registrata allo stesso indirizzo del Mathias Corvinus Collegium a Budapest. Brussels Signal è stato lanciato nel 2023 dall’americano Patrick Egan, già consulente per la comunicazione del governo Orbán. La sua società, FWD, annovera tra i clienti anche la CDU in Germania e l’UMP in Francia. Brussels Signal ha rifiutato di rivelare ai giornalisti di Politico la provenienza dei 275mila euro del suo capitale iniziale. La sua società madre, Remedia Corp., è anch’essa registrata in Ungheria.

La galassia francese: politici, giornalisti e ideologi a sostegno di MCC

Figure conservatrici francesi compaiono regolarmente negli eventi e tra gli «ospiti internazionali» del MCC a Budapest. In ambito politico, si sono visti Éric Zemmour o Marion Maréchal. Claude Chollet, fondatore dell’Osservatorio del giornalismo (OJIM), compare anch’egli sul sito del think tank. Più critico verso l’Agence France Presse che verso gli attacchi del governo ungherese all’indipendenza dei media, si esprime soprattutto sulla stampa di estrema destra francese (L’Incorrect, Breizh Info, Frontières). Anche la giornalista Eugénie Bastié (Le Figaro, Europe 1, Cnews) è presentata come ospite internazionale del MCC a Budapest.

Tra le altre figure francofone, Aymeric de Lamotte, avvocato belga e direttore dell’Istituto Thomas More, è stato invitato a un evento del Mathias Corvinus Collegium nel novembre 2024, insieme al quebecchese Mathieu Bock-Côté (Cnews, Europe 1, ed ex RMC). Il franco-ungherese Yann Caspar, ricercatore presso il Centro di studi europei del MCC a Budapest, scrive regolarmente su Conflits, una rivista francese che, lo scorso gennaio, ha definito il Mathias Corvinus Collegium «il miracolo ungherese» e il cui direttore di pubblicazione, Gil Mihaely, è spesso ospite nei talk show di BFM o Arte (programma “28 minutes”).

Crociata contro le regolamentazioni… e contro le ong

Durante l’inaugurazione della sede del Mathias Corvinus Collegium a Bruxelles, il suo direttore Franck Furedi – ex trotzkista passato a posizioni libertarie di destra, attraverso il suo media Spiked, che avrebbe ricevuto fondi dai fratelli Koch – non ha nascosto l’intento di promuovere una narrazione pro-Ungheria. Ma l’attività principale di MCC Brussels è attaccare l’Unione europea e le sue regolamentazioni, dal principio di precauzione alle più recenti leggi sul settore tecnologico. Il think tank è intervenuto anche nella mobilitazione degli agricoltori, co-organizzando una manifestazione di agricoltori francesi a Bruxelles nel gennaio 2024 insieme alla Coordination rurale (considerata vicina all’estrema destra), e diffondendo messaggi incendiari contro la Commissione europea e gli «ambientalisti estremisti».

Una delle principali battaglie di MCC Brussels riguarda oggi i finanziamenti europei destinati alle ong, siano esse impegnate nella difesa dei diritti delle persone LGBTQI+ o nelle cause ambientali. In modo del tutto ironico per un’organizzazione che non pubblica informazioni finanziarie, il think tank afferma di lottare per la trasparenza delle «operazioni segrete» delle organizzazioni della società civile. Lo scorso febbraio ha pubblicato un rapporto contro i fondi del programma “Cittadini, uguaglianza, diritti e valori”, che ha l’obiettivo di proteggere e promuovere i principi sanciti dai trattati dell’UE e dalla Carta dei diritti fondamentali, accusandolo di essere uno strumento di propaganda pro-UE. Considerato che il governo ungherese ha appena adottato nuove misure che violano questi diritti fondamentali – come il divieto del Gay Pride –, non sorprende affatto che il suo alleato a Bruxelles attacchi i gruppi che difendono tali diritti.

Una guerra alle ong che dura da dieci anni

Naturalmente, questi attacchi contro le ong non sono una novità. È da circa dieci anni che la destra europea (Partito Popolare Europeo) cerca di portare avanti questo tema. Ma con il sostegno di un’estrema destra sempre più presente al Parlamento europeo e di organizzazioni come MCC Brussels, i difensori della società civile temono per il futuro dei finanziamenti alle associazioni, soprattutto in vista dei dibattiti sul prossimo quadro finanziario pluriennale.

«Possiamo considerare questi attacchi contro le associazioni come parte di una questione più ampia: uno dei diversi modi per colpire la democrazia, attaccando la partecipazione dei cittadini attraverso le ong e cercando di silenziare ogni voce dissidente. Perché, ovviamente, prendono di mira solo le ong che non la pensano come loro», osserva Nina Walch, che segue questo dossier per i Verdi al Parlamento europeo.

L’Unione europea nel mirino

Gli eurodeputati del gruppo Patrioti, in particolare i francesi del Rassemblement National, non si fanno scrupoli a rilanciare la crociata anti-ong di MCC Brussels, così come quella rivolta contro un altro bersaglio privilegiato del think tank reazionario: la Commissione europea, accusata di detenere troppo potere. È così che vediamo sia MCC Brussels sia eurodeputati del RN chiedere la creazione di un “DOGE” europeo, sul modello del Department of Government Efficiency voluto da Elon Musk negli Stati Uniti, che si propone di fare a pezzi l’amministrazione federale.

Un rapporto del Mathias Corvinus Collegium, intitolato “The Great Reset: ristabilire la sovranità degli Stati membri nell’Unione europea“, invoca una riforma radicale delle istituzioni europee o la trasformazione delle strutture attuali privandole di ogni potere effettivo. Dato che la Commissione europea mette regolarmente sotto accusa l’Ungheria per le sue violazioni dello stato di diritto e dei diritti fondamentali, non sorprende che sia diventata uno dei bersagli principali dei sostenitori di Orbán, i quali possono contare sull’appoggio delle estreme destre europee tradizionalmente euroscettiche.

Come l’estrema destra vuole cambiare l’UE dall’interno

Secondo Laurent Warlouzet, professore di storia europea all’università Paris-Sorbonne, questa visione di riforma reazionaria e nazionalista dell’Unione europea si è formalizzata dopo la Brexit del 2016. Se in origine le destre più radicali volevano seguire il Regno Unito e uscire dall’UE, le difficoltà emerse durante le trattative per il divorzio hanno mostrato quanto fosse complicato. «Hanno quindi adottato un’altra strategia: cambiare l’UE dall’interno.

L’idea è trasformarla in una zona di libero scambio piuttosto debole, priva di altre dimensioni. È un’alternativa che esiste da tempo, non solo a destra. Ma mostra che l’Europa promossa dall’estrema destra è un’Europa ultra-liberista, senza alcuna regolazione sociale o ambientale, né sui pesticidi, né sulla tutela della biodiversità… In certi Paesi questo approccio liberista è rivendicato apertamente, ma contrasta con il discorso protettivo e popolare che adottano, ad esempio, in Francia.»

Alleanza tra trumpisti e pro-Orbán

L’11 marzo scorso, il MCC e un altro think tank polacco, Ordo Iuris, hanno presentato il loro progetto di riforma dell’Unione europea alla potente Heritage Foundation, a Washington. La Heritage Foundation, a lungo partner del network Atlas, è molto vicina all’amministrazione Trump e ha guidato il «Project 2025», una vera e propria tabella di marcia per un eventuale secondo mandato del presidente statunitense. È del tutto probabile che i piani del MCC per indebolire l’Europa interessino il think tank americano, anch’esso fortemente critico nei confronti dell’UE.

«Donald Trump ha tutto l’interesse a governare di fronte a un’Europa divisa, questo gli conferisce maggiore potere. Nella sua visione del mondo, infatti, l’Unione europea rappresenta un ostacolo: è una visione puramente transazionale e di breve termine, dove c’è sempre un vincitore e un perdente, e non esiste alcuna collaborazione “win-win”», commenta Laurent Warlouzet.

I legami tra le organizzazioni ungheresi pro-Orbán e le sfere trumpiste non sono nuovi. Ogni anno, il MCC di Budapest organizza in Ungheria un festival con dibattiti politici, il MCC Feszt. John McEntee, ex membro della prima amministrazione Trump — figura molto controversa, in particolare per il suo possibile coinvolgimento nell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2020 — e poi entrato alla Heritage Foundation e nel Project 2025, è stato uno degli ospiti dell’edizione 2024 del festival. Così come Tucker Carlson, ex conduttore climatoscettico di Fox News e molto attivo nella campagna di Donald Trump, o l’influencer pro-Trump Lauren Chen, fondatrice della società di produzione Tenet Media, finita sotto inchiesta dalla giustizia americana nel settembre 2024 per il suo ruolo centrale in una campagna di disinformazione filorussa finanziata da Russia Today.

Think tank in rete: l’asse Washington-Budapest-Bruxelles

Nel 2023, inoltre, la Heritage Foundation ha firmato un accordo di cooperazione con il Danube Institute di Budapest, che prevede scambi tra ricercatori e l’organizzazione di eventi congiunti. Il Mathias Corvinus Collegium è anch’esso legato a questo istituto, fondato dalla Fondazione Batthyány Lajos. Le due organizzazioni sono state, per esempio, tra i promotori della National Conservatism Conference (NatCon) tenutasi nell’aprile 2024 a Bruxelles. Questi grandi raduni del “conservatorismo nazionalista” riuniscono figure della destra e dell’estrema destra, e avrebbero beneficiato di finanziamenti da parte di Peter Thiel, imprenditore libertario e co-fondatore di PayPal e Palantir. Rod Dreher, amico stretto del vicepresidente statunitense JD Vance, è intervenuto alla conferenza di Bruxelles. Dreher è stato anche relatore al MCC di Budapest, collabora con The European Conservative ed è stato visiting fellow presso il Danube Institute. Così come lo è stato il francese Éric Trégner, fondatore del media di estrema destra Frontières.

Un progetto politico globale contro l’Europa dei diritti

In una capitale europea in cui l’estrema destra è più presente che mai e riesce sempre più a imporre la propria agenda, MCC Brussels appare come l’avamposto principale di questo movimento dei “conservatori nazionalisti”, ostile a un’Europa unita e garante dello stato di diritto, dei diritti fondamentali e dell’ambiente. Un avamposto finanziato dall’Ungheria e forse anche da altre fonti, i cui messaggi vengono ampiamente rilanciati dall’estrema destra, in particolare dagli eurodeputati del Rassemblement National. Olivier Hoedeman non nasconde la sua preoccupazione: «Si stanno prendendo spazio, e non bisogna sottovalutarlo. Le cose possono cambiare rapidamente, a seconda delle prossime elezioni.»

Né MCC Brussels né la Heritage Foundation hanno risposto alle nostre domande.


L’articolo è stato pubblicato in francese su Observatoire des multinationales.

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