Che cos’è il microcredito, a cosa serve e come funziona

Quando è nato, come funziona e come è evoluto il microcredito: la via alternativa all'accesso al credito per chi non può fornire garanzie

Corrado Fontana, Sofia Tonarelli e Claudia Vago
Il microcredito nei Paesi in via di sviluppo rappresenta uno strumento essenziale per avviare piccole attività © 2511photos/iStockPhoto
Corrado Fontana, Sofia Tonarelli e Claudia Vago
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1974. Il Bangladesh viene colpito da una serie di catastrofiche inondazioni e carestie che causano decine di migliaia di morti. Forse centinaia di migliaia, considerando le malattie seguite agli eventi. L’economista Muhammad Yunus, nelle sue ricerche, si accorge di una cosa: la povertà della popolazione non dipende dalla scarsa predisposizione alle attività.

Essa è conseguenza della mancanza di capitali e di risparmio. Per gran parte della popolazione dei villaggi l’accesso al credito non è garantito, rileva l’economista. E questo implica l’impossibilità di ottenere gli strumenti finanziari necessari per il proprio sostentamento. O ancora per sostenere attività di impresa informale (microimprese).

Così, nel 1976 Yunus fonda la Grameen Bank. Nasceva il primo istituto di microcredito moderno.

Microcredito, un’idea dalle radici antiche

La Grameen Bank e altre realtà attive in Bangladesh possono essere considerate fondatrici del microcredito nella sua attuale applicazione. Ma la ricerca di canali di credito “alternativi” rispetto a quelli tradizionali si può far risalire al XV Secolo in Europa. Proprio a quel contesto storico mercantile, considerato motore dello sviluppo economico dell’Occidente.

La costituzione dei Monti di Pietà ad opera dei francescani rappresenta una valida risposta ai bisogni finanziari dei meno abbienti. Nel XVIII secolo è il banchiere napoletano Lorenzo Tonti a fornire lo spunto per la creazione delle mutue di credito, chiamate appunto Tontine. Che, a partire dall’Africa francofona, insegnarono alle comunità un nuovo modo di vivere il credito. Così come fu per le Rosca (Rotating Saving and Credit Associations), agenzie di credito rotativo largamente diffuse in India. Nelle quali, ad intervalli regolari, i membri versavano una parte dei propri risparmi. E veniva estratto a sorte un beneficiario con il diritto a prelevare una somma per finanziare il proprio investimento o acquisto di beni durevoli.

Grameen Bank e la luce offuscata di Yunus

Ma è appunto con Muhammad Yunus e la Graamen Bank che nasce l’idea moderna di microcredito. Cioè la fornitura di servizi bancari mirati ai poveri tramite l’erogazione di credito. Allo scopo di ottenere diversi effetti positivi: eliminare lo sfruttamento da parte degli usurai. Creare opportunità di lavoro autonomo. Spezzare il circolo vizioso secolare che incatena basso reddito a basso risparmio e basso investimento.

Il successo della sperimentazione portò a una sua estensione in diverse aree del Paese. Ottenne il patrocinio della banca centrale del Bangladesh e il sostegno delle banche commerciali locali. Finché, nell’ottobre 1983, il progetto Grameen venne trasformato in una banca indipendente.

Al di là della figura di Yunus, insignita del premio Nobel per la Pace nel 2006 e offuscata successivamente da alcune vicende giudiziarie, il microcredito ha continuato a diffondersi. Articolandosi secondo i diversi contesti di applicazione. Facendo tesoro delle critiche avanzate da alcuni studiosi, che non attribuiscono all’esperienza bengalese l’efficacia auspicata in termini di riscatto sociale ed economico di lungo periodo.

Che cos’è il microcredito: l’attenzione alla persona

Oggi il microcredito è senz’altro lo strumento più conosciuto del ventaglio di prodotti e servizi offerti dalla microfinanza. Diffuso soprattutto nelle economie fragili dei Paesi emergenti e apprezzato e praticato anche in quelle avanzate, Italia compresa.

Il microcredito consiste nella concessione di un prestito di una somma ridotta di denaro senza garanzie patrimoniali da parte di intermediari finanziari di diversa natura giuridica a persone (singole od organizzate in gruppi) ritenute non bancabili. E che per questo non riescono ad accedere alle normali linee di credito bancario. Il prestito può servire a sviluppare iniziative di impresa o a rispondere ad esigenze socio-assistenziali. Si caratterizza per i bassi tassi di interesse. Con la restituzione delle somme tramite rate ridotte su base temporale frazionata, che non gravano in maniera pressante sui richiedenti.

Il microcredito, tuttavia, non è semplicemente un credito di piccolo ammontare. Esso è caratterizzato dalla presenza di un’offerta integrata di servizi che rientrano in categorie non finanziarie: servizi di assistenza, di monitoraggio e tutoraggio. In altre parole, ciò che contraddistingue il microcredito è l’attenzione alla persona, che porta ad accogliere, ascoltare e sostenere coloro che si rivolgono alle istituzioni di microfinanza (IMF), per tutta la durata del finanziamento.

Cinque tipologie di piccoli prestiti

Secondo l’elaborazione degli studi di Yunus ad opera di Leonardo Becchetti, docente presso l’università Tor Vergata di Roma, si possono identificare cinque diverse tipologie di piccoli prestiti che possono essere collocati nella moderna microfinanza:

  1. il microcredito tradizionale informale in cui rientrano i prestatori di denaro di villaggio (local moneylenders), i monti di pegno, i prestiti di amici e parenti ed il prestito al consumo (in mercati informali);
  2. i prestiti di gruppo dei mercati informali del credito in cui rientrano le Tontines e le Rosca, tipiche dei Paesi del Sud del mondo;
  3. i prestiti di piccola dimensione erogati da banche tradizionali che sono spesso specializzate in settori specifici di investimento (credito all’agricoltura, all’acquacoltura, alla pesca, all’allevamento, ecc.);
  4. le banche più o meno di orientamento sociale (casse di risparmio, di credito cooperativo, banche popolari), antesignane delle banche di microcredito. Con una struttura proprietaria socialmente estesa (con voto capitario). E una gestione particolare degli utili d’impresa e una governance attenta al territorio;
  5. il microcredito moderno, che vede ulteriori distinzioni: il microcredito bancario (come la Grameen Bank, Banca Etica, eccetera), il microcredito al consumo, il microcredito fondato su partnership tra banche, consorzi di credito, Mag, ong e altri soggetti del Terzo settore prevedenti o meno l’utilizzo delle garanzie personali.

I circuiti finanziari tradizionali spesso non ritengono il microcredito economicamente conveniente. E rinunciano così a sviluppare un’arma di cambiamento sociale. Capace di favorire sia l’uscita dall’esclusione finanziaria e dalle condizioni di povertà estrema sia, in alcuni casi, l’emancipazione femminile.

Il Covid e l’impatto sulle economie povere

Dalla sua nascita il microcredito si è diffuso in tutto il mondo, grazie a una rete di alcune migliaia di istituti di microfinanza. Rete che, nella crisi economica causata dalla pandemia di Covid, si è rivelata preziosa per una moltitudine di persone e di imprese. Pur dovendosi adattare all’emergere di nuove fragilità. Per esempio attuando moratorie nella restituzione dei prestiti e altre forme di riprogrammazione.

Uno scenario di emergenza che – tra l’altro – potrebbe protrarsi a lungo, considerando anche la scarsa disponibilità dei vaccini nei Paesi più poveri. E che potrebbe fornire una nuova spinta al microcredito, come elemento di ripresa economica diffusa. Soprattutto in ragione dell’impatto che la crisi sanitaria, così come quella climatica, potranno imporre alle nazioni più vulnerabili.

CreSud, pioniera d’Italia nel microcredito per il Sud del mondo

Una situazione problematica sperimentata, ad esempio, dai partner locali di CreSud, storica agenzia di finanziamento del microcredito erogato nei Paesi del Sud del mondo, costituita nel 1999 dall’idea di Andrea Berrini, pioniere della finanza etica in Italia. Erano gli anni in cui si formava anche la Cooperativa verso la Banca Etica e Berrini – era il 1997 – giungeva con una forte consapevolezza dalla partecipazione negli Stati Uniti al primo convegno mondiale sul microcredito: in troppe regioni del Pianeta le banche commerciali ignorano totalmente i bisogni dei più poveri e di chi non ha garanzie.

Sulla base di questa considerazione, nacque perciò CreSud (di cui Banca Etica è azionista di maggioranza dal 2019), che da oltre un ventennio porta risorse finanziarie e servizi a organizzazioni di microfinanza, produttori di commercio equo e solidale, cooperative, reti, associazioni e Ong in America latina, Africa e Asia. Ovvero in contesti dove il microcredito può contribuire in modo semplice al progresso dell’inclusione sociale.

«I clienti delle istituzioni di microfinanza locali con cui lavoriamo – spiega infatti Pier Carlo Barioli, dirigente di CreSud – sono in grandissima parte donne. Persone che hanno bisogno di questo supporto finanziario per mantenere la vita di tutti i giorni. Parliamo di microimprese familiari, del negozio nel villaggio, della spesa per gli strumenti agricoli o per la scuola dei figli…». 

Microcredito nel mondo: Bds e circuiti principali

È tuttavia difficile indicare dati precisi sulla diffusione della microfinanza nel mondo. Non esiste infatti un organismo che si occupi di monitorare il fenomeno a livello internazionale. Si sa che il microcredito rappresenta la quota preponderante dei flussi finanziari del comparto. Nel quale sono inclusi anche i Business development services (Bds), ovvero i servizi collaterali rispetto ai prestiti. Si tratta, ad esempio, di prodotti assicurativi. Commisurati anche in questo caso alle condizioni e alla situazione dei mutuatari.

microfinanza microcredito Naturecreator iStockPhoto
Il microcredito è particolarmente sviluppato in India © Naturecreator/iStockPhoto

Gli attori del microcredito sono in ogni caso numerosissimi nel mondo. E in Europa occidentale molti di essi sono riuniti sotto l’ombrello dello European micro finance network (EMN). Una rete della quale fanno parte anche alcune storiche realtà italiane (Rete italiana di microfinanza – RITMI, PerMicro, ad esempio, oltre a Banca Etica).

In Europa e Asia opra invece il Microfinance Center (MFC). Mentre in America Latina e Africa è presente la rete di ADA Microfinance

Microcredito nel mondo: potenziale inespresso e dati incompleti

Per ottenere dei dati è utile il “Microfinance in Europe: Survey Report (2020 Edition)”, che analizza l’attività di 143 istituzioni su 29 Paesi europei. «Se confrontiamo l’offerta di microcredito nel 2019 (3,7 miliardi di euro) – si legge in una sintesi – con il deficit di finanziamento annuo stimato di 12,9 miliardi di euro indicato da un’analisi di mercato della Commissione europea del maggio 20201 (sulla base delle richieste non accolte), possiamo concludere che il settore ha ancora notevoli opportunità di crescita prima che la domanda del mercato sia pienamente soddisfatta».

Al contempo, in Italia sono previste due opzioni di microcredito: quella imprenditoriale/rurale, che riguarda finanziamenti decennali fino a 40mila euro. Quindi c’è il cosiddetto “microcredito sociale”, che limita il prestito a 10mila euro con scadenza a 5 anni. A regolamentare il settore è una legge del 2014; è inoltre presente un organismo pubblico – l’Ente nazionale per il microcredito – che al primo settembre 2021 contava 35 istituti finanziari attivi convenzionati. Il suo obiettivo è di «favorire l’accesso al credito delle microimprese e delle categorie sociali maggiormente svantaggiate, attraverso la promozione degli strumenti della microfinanza, l’assistenza tecnica, la ricerca, la formazione, la diffusione di buone pratiche».


Per approfondire ulteriormente, puoi scaricare la scheda Capire la finanza sul microcredito.