Moda, migliaia di voli inutili per consegnare decine collezioni all’anno

Un rapporto della Campagna Abiti Puliti e di Public Eye rivela come i trasporti legati alla fast fashion abbiano un impatto climatico enorme

L'immagine è stata realizzata dalla redazione di Valori.it utilizzando Midjourney

La fast fashion è sempre più veloce. Certamente per il numero di collezioni che riempiono i negozi delle grandi catene di abbigliamento, che superano ormai abbondantemente le 50 all’anno. Siamo lontanissimi dai tempi delle collezioni primavera/estate e autunno/inverno. Forse perché non esistono più le stagioni, a causa della crisi climatica. Aggravata dal gran numero di voli aerei che ogni anno le aziende utilizzano per spedire, sempre più velocemente, centinaia di migliaia di tonnellate di vestiti in tutto il mondo.

Perché trasportare in aereo merci non deperibili?

Un rapporto curato dall’organizzazione non governativa Public Eye insieme alla Campagna Abiti Puliti mette in evidenza l’impatto climatico della fast fashion, con particolare riferimento ai trasporti aerei. «Abbigliamento, tessuti e scarpe non sono beni deperibili, eppure ne vengono trasportate enormi quantità in aereo», sottolineano i curatori della ricerca. Qualche dato, per capire di cosa parliamo: la sola Unione europea ha importato ed esportato oltre 387mila tonnellate di capi di abbigliamento nel 2022. Che corrisponde alla capacità di carico di 7mila grandi aerei cargo o 20 voli cargo merci al giorno.

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@ Campagna Abiti Puliti

Quali sono i marchi che volano di più? Le aziende sono molto poco trasparenti sul tema. Per questo Public Eye ha lavorato raccogliendo i dati pubblici, le notizie di media indipendenti e le informazioni doganali dettagliate. E da ciò emerge che la spagnola Inditex, società madre di brand come Zara, Massimo Dutti, Bershka, Pull&Bear, Oysho e Stradivarius è la leader indiscussa della “moda volante”: far girare per il mondo in aereo gli abiti è parte integrante del suo modello di business.

Zara, leader mondiale del trasporto di capi di abbigliamento in aereo o pioniere della protezione del clima?

«Indipendentemente dal luogo di produzione», si legge nel rapporto, «praticamente tutti i prodotti di Zara & Co. finiscono nei grandi centri di distribuzione che il gruppo gestisce intorno all’aeroporto di Saragozza, in Spagna. Lì i capi vengono stirati, ispezionati e assemblati per essere spediti ai negozi di tutto il mondo. All’aeroporto di Saragozza, Inditex gestisce ogni settimana circa 32 voli cargo con circa 100 tonnellate di vestiti a bordo. Si tratta di oltre 1.600 movimenti aerei all’anno. Con i suoi volumi, il gruppo Inditex è di gran lunga il più importante cliente del trasporto merci a Saragozza».

All’assemblea dello scorso luglio Oscar Garcia Maceira, ceo di Inditex, ha presentato ai suoi azionisti un utile netto di 4,1 miliardi di euro. Con un fatturato di 32,6 miliardi di euro, il margine di profitto registrato è di oltre il 12,5%. Non solo lauti profitti: Inditex ha presentato anche ambiziosi obiettivi di sostenibilità e promesse sul clima. «Abiti ancora più ecologici», «neutralità di emissioni entro il 2040».

«Inditex sta facendo molto per presentarsi come pioniere della protezione del clima. Sotto il titolo “Join Life“, il gruppo presenta una ricca serie di iniziative volte alla sostenibilità. Ad esempio, nel 2021 Zara ha annunciato lo sviluppo di una collezione realizzata con emissioni di carbonio riciclate e ha preso parte a un’iniziativa per il trasporto marittimo pulito. Quando scrive dei miglioramenti nell’efficienza nei trasporti Inditex non si risparmia, ma sul trasporto aereo dei suoi abiti che danneggia il clima preferisce tacere». Forse le tonnellate di vestiti trasportate in aereo in giro per il mondo contribuiscono a quel 10% di emissioni di gas a effetto serra che risultano «difficili da eliminare», secondo gli obiettivi di sostenibilità del Gruppo.

Anche all’interno dell’Unione europea la moda viaggia in aereo

Se possiedi un capo di abbigliamento femminile di Zara, sappi che è sicuramente passato da Saragozza. Questo indipendentemente dal luogo di produzione. Secondo il Rapporto annuale 2022 del gruppo, circa la metà della produzione è avvenuta in nord Africa, Turchia e nella penisola iberica, il resto in Paesi più lontani (Argentina, Bangladesh, Brasile, Cina, India, Cambogia, Pakistan e Vietnam). «Molti capi di abbigliamento venduti nei Paesi che Inditex rifornisce per via aerea (e questo include molti mercati importanti) hanno viaggiato anche per due volte all’interno della stiva di un aereo cargo», spiega il rapporto. «Rispetto ad altri marchi di moda, questo comporta anche un impatto climatico significativamente più elevato».

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@ Campagna Abiti Puliti

 Anche all’interno dell’Unione europea, dove il trasporto aereo offre solo un piccolo risparmio di tempo, i prodotti tessili viaggiano in aereo. Nel 2022, almeno 42.658 tonnellate di capi sono state consegnati per via aerea (ma visto che le merci non vengono sdoganate all’interno dell’UE, si tratta di dati parziali). «Un dato saliente è che la quota di gran lunga maggiore di questi viaggi aerei proviene dalla Spagna», spiega il rapporto, «per la precisione il 64% o 27.392 tonnellate». Non solo a Saragozza, ma anche a Barcellona, l’industria della moda è da anni responsabile dei maggiori volumi di trasporto, con Inditex come cliente principale.

«Da Sète, nel sud della Francia, a Poznan, in Polonia, Inditex ha recentemente iniziato a utilizzare treni merci per rifornire il proprio magazzino di ordini online in Europa centrale. Nel viaggio di ritorno, gli stessi treni sono utilizzati da Ikea per trasportare in Spagna i mobili prodotti in Polonia», si legge nel rapporto. Ciò consente di risparmiare un totale di 12mila tonnellate di emissioni di CO2 all’anno e rappresenta un buon approccio alla questione. «Ma è solo una goccia nel mare», commentano gli autori.

La moda aerea è dannosa per il clima

E se i dati a disposizione sono pochi quando si tratta di spedizione da e verso i centri distribuzioni, la situazione è persino peggiore quando si tratta di moda trasportata direttamente ai clienti sotto forma di singoli pacchi. Il distributore online Shein, ad esempio, spedisce enormi quantità di capi direttamente dalla Cina per posta aerea a privati in tutto il mondo. Nel luglio 2022 Shein ha stretto una partnership strategica con China Southern Airlines per aumentare la sua capacità di volo. Quattro aerei cargo della più grande compagnia aerea asiatica fanno la spola sulle rotte principali di Shein tra Guangzhou e Los Angeles e Guangzhou e Amsterdam o Londra.

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@ Campagna Abiti Puliti

Ciò che è certo è che l’aumento di velocità della fast fashion fa male al clima e anche ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici della filiera. «La fast fashion richiede grande flessibilità ai fornitori, la pressione sui prezzi aumenta, gli ordini più grandi vengono suddivisi in molti ordini più piccoli e i tempi di consegna standard si riducono a poche settimane», spiegano gli autori del rapporto. Secondo i quali questo mette sotto pressione i lavoratori e le lavoratrici nelle fabbriche. «Per i produttori, ordini più grandi con tempi di consegna lunghi sono migliori, perché comportano una certa sicurezza nella pianificazione e consentono una distribuzione uniforme dell’orario di lavoro. Tanto più le scadenze sono a breve termine, invece, tanto più è necessario affidarsi a subappaltatori e ricorrere al lavoro straordinario». E la moda che viaggia in aereo facilita la suddivisione in piccoli ordini.

«Che si tratti di Zara, Shein o altri marchi, far volare la moda per mezzo mondo è un peso del tutto inutile e dannoso per il nostro ambiente, considerando la terribile crisi climatica che stiamo vivendo. La moda trasportata per via aerea deve essere fermata», concludono gli autori del rapporto. Che hanno lanciato anche una petizione che chiede a Zara di prendere sul serio il suo impegno di maggiore sostenibilità e rinunciare alla moda aerea così dannosa per il clima.


Riceviamo e pubblichiamo una replica giunta presso la nostra relazione da Inditex, nonché una controreplica da parte della ong Public Eye.

Inditex è impegnata in un ampio percorso di sostenibilità per raggiungere emissioni nette zero entro il 2040, risultato che passa dalla riduzione delle emissioni del 50% entro il 2030. Per raggiungere questo traguardo stiamo implementando importanti investimenti per la trasformazione del business, con impatti su produzione, distribuzione e ciclo di vita dei prodotti. In questo quadro, la riduzione delle emissioni di gas serra legate alla logistica gioca un ruolo strategico ed è per questo che diamo priorità all’uso del trasporto marittimo e stradale per l’importazione e l’esportazione dei nostri capi. Grazie alle attività realizzate, Inditex è riuscita a ridurre le proprie emissioni di gas serra legate al trasporto del 13% dal 2018 e, nel 2022, ha anche ridotto del 25% il proprio utilizzo del trasporto aereo.

Come leader nel nostro settore siamo consapevoli dell’impatto delle nostre azioni e ci poniamo come esempio per una maggiore sostenibilità di tutto il mondo del Fashion. Per maggiori informazioni sulle misure concrete che l’azienda sta implementando è possibile consultare il nostro sito: https://www.inditex.com/itxcomweb/en/sustainability

La controreplica di Public Eye

«Ci aspettiamo da Inditex una chiaro piano di azione per la riduzione e l’eventuale interruzione dei suoi voli per la moda così dannosi per il clima. Le emissioni di gas serra prodotte dal trasporto aereo non scompaiono semplicemente se le merci viaggiano nelle pance degli aerei passeggeri. La riduzione del 25% nel 2022 sarebbe un primo passo, se mantenuta. Ma è più probabile che la maggior parte sia dovuta all’improvvisa chiusura dell’enorme mercato russo di Inditex. Inditex è pronta a trasformare questo eccezionale tasso di riduzione in una strategia e a eliminare gradualmente il trasporto aereo nei prossimi tre anni? Sarebbe davvero una sorpresa. Perché oggi Inditex non è nemmeno trasparente sulle attuali quantità di moda aerea».