Cronaca della morte annunciata del gol

L’allarme della scomparsa del gol, lanciato a cadenza regolare, è un finto problema

© Nathan Rogers/Unsplash

Il calcio è cambiato. Non certo perché improvvisamente si giocano dei tornei nati da corruzione e giochi di potere, e cresciuti sullo sfruttamento dei lavoratori e sulla devastazione ambientale. Quello c’è sempre stato. Il calcio è cambiato perché il gioco evolve. Se in meglio o in peggio, non è dato saperlo. E in quali modi sia cambiato lo apprendiamo da una interessante lectio magistralis tenuta a Doha, al termine dei gironi di qualificazione di Qatar 2022, dal Comitato Tecnico della Fifa, composto dagli ex allenatori Arsène Wenger, Jurgen Klinsmann, Cha Du Ri, Pascal Zuberbuhler e Alberto Zaccheroni.

Il calcio è sempre più veloce e più collettivo. Sono aumentati i passaggi e diminuiti i dribbling e gli uno contro uno, perché con l’aumento della velocità è sempre più difficile ottenere la superiorità con una giocata individuale, che spesso rallenta l’azione. Più facile con un movimento collettivo. Poi, certo, c’è sempre il passaggio impossibile di Messi nei quarti contro l’Olanda che cambia la partita. Ma va anche detto che in uno schema eseguito alla perfezione non è difficile ritrovare la stessa bellezza di un gioco di prestigio del singolo, vedi nella stessa partita l’incredibile punizione dell’Olanda al decimo di recupero.

Andare più veloce non significa correre di più, come già sapevano gli antichi. Chi corre troppo è perché corre male, insegue il pallone e non gli spazi. E infatti le squadre con il maggior numero di km percorsi sono uscite prima degli ottavi. Altro tema sviscerato sono i due nuovi vecchi ruoli tornati alla ribalta: il portiere e le ali. I portieri giocano sempre più coi piedi. In Qatar nei gironi hanno fatto 356 passaggi, più del doppio dei 117 di Russia 2018. Mentre gli attacchi avvengono due volte su tre dalle fasce. E siccome la suddivisione del terreno prevede che le due fasce insieme occupino solo due terzi della zona centrale, vuol dire che la percentuale triplica. E il numero di cross è aumentato dell’83% rispetto a Russia 2018.

E qui veniamo all’ultimo controverso punto della lezione: si segnano meno gol. Il grande cruccio dei padroni del calcio, da sempre convinti che per vendere il prodotto debbano vendere i gol. Nella lectio magistralis si spiega come la zona centrale più intasata significa più cross e meno tiri. E quindi, con meno giocate individuali, meno sfondamenti centrali e meno tiri, ci sono meno gol. A Qatar 2022 nei gironi i tiri sono stati 10,9 a partita. Meno dei 12 di Russia ‘18, dei 12,9 di Brasile ‘14 e dei 14,1 di Sudafrica ‘10. E così i gol. A Qatar 2022 sono stati 2,50 a partita. Peggio dei 2,54 di Russia ‘18 e dei 2,83 di Brasile ‘14. Meglio però dei 2,10 di Sudafrica ‘10.

Ecco che però arrivano gli ottavi e i quarti. E i gol rifioriscono come d’incanto. Negli ottavi i gol sono stati 28. Più dei 22 di Russia 18’ e Sudafrica ’22, dei 18 di Brasile ’14 e dei 14 di Germania ’06. E così anche ai quarti. I 10 gol segnati sono stati meno degli 11 di Russia ’18, gli stessi di Sudafrica ’10 e molti più dei 5 di Brasile ’14 e dei 6 di Germania ’06. Quindi non è detto che il nuovo gioco produca meno gol. E anche fosse, non deve essere un problema. La diminuzione dei gol è un difetto solo se si vuole un calcio sempre più spettacolare nel senso di “televisivo”.

Oggi tutto rimanda a quell’idea. Dai siparietti con presunte celebrità prima dell’inizio alle continue inquadrature dei tifosi. Dalle riprese televisive sempre più strette alla tendenza a giocare in stadi sempre più isolati dal contesto urbano (se non geograficamente, di sicuro socialmente). Ma nel calcio i gol, che siano frutto del genio isolato di Messi o dello schema dell’Olanda, sempre pochi sono stati. A differenza degli show americani, nel calcio si sta in campo novanta minuti e alla fine si segna solo una o due volte. Da sempre. E se Elio e le Storie Tese, proprio a proposito dei Mondiali americani, ci ricordavano che «la gente vuole il gol», per il sommo Gianni Brera la partita perfetta era quella che finiva 0-0. L’allarme della scomparsa del gol, lanciato a cadenza regolare, è un finto problema.