Chi non ha peccato tiri il primo rigore
Se i vangeli che narrano miracoli come sempre sono esagerati, in questo caso a essere più ridicoli sono però i loro critici
Forse non ha molto senso chiedersi come siano andate le ultime due stagioni della As Roma. Bisognerebbe invece chiedersi come sono andate le ultime due stagioni di José Mourinho. Nel bene e nel male, dipende dai gusti, il tecnico portoghese si è talmente identificato con squadra, società e tifosi che ha operato un vero e proprio processo di sublimazione alchemica. Un procedimento al termine del quale la As Roma si è trasformata nella As José Mourinho.
I numeri sono noti: 110 milioni di saldo negativo il primo anno (spesi 41 per Abraham, 26 per Kumbulla, 18 per Shomudorov – sic – e 14 per Vina) e 58 di saldo positivo il secondo (spesi solo 7 per Celik), per vincere una Conference League e raggiungere una finale di Europa League. Risultati straordinari. Peccato che in campionato la As José Mourinho si sia fermata due volte al sesto posto. L’ultima con l’aggravante della Juve che sarebbe stata davanti. Risultati pessimi.
In un bellissimo libro di qualche anno fa – “Mourinho Immaginario” per le edizioni Limina – l’autore Federico Mastrolilli definiva cristologica la vocazione del tecnico ad attirare su di sé ogni polemica per proteggere la squadra. I suoi ragazzi, i suoi discepoli. L’immagine, potentissima, è quella di un Cristo di Setúbal cui tirano le pietre perché dietro di lui Pellegrini, Matic e Dybala possano giocare tranquilli.
Ma il problema è che Pellegrini, Matic e Dybala non sono mai stati tranquilli. I due anni della As José Mourinho sono infatti caratterizzati da partite e dichiarazioni pre e post sempre nervose, accese, violente. La squadra in campo ha giocato obiettivamente in maniera antica, brutta, sporca e fallosa. Ha segnato pochissimo, 50 reti, mai così male dalla stagione 1950/51. E si è preoccupata più di aggredire gli avversari e poi gli arbitri a ogni decisione contraria che non delle geometrie offensive. Il tutto condito con un mare di polemiche quotidiane.
Forse ha funzionato. Se è vero che ha ottenuto molti rigori a favore (prima con 10) e pochi contro (diciassettesima con 3). E ancor meno cartellini (ancora diciassettesima). O forse no. Visto che contro il Siviglia la squadra è arrivata stanca e distrutta proprio sotto il profilo nervoso, e i migliori giocatori sono dovuti uscire lasciando che a tirare i rigori decisivi fossero dei passanti capitati lì per caso. Ognuno sceglie da che parte stare. E i tifosi della As José Mourinho hanno scelto, acriticamente, come ogni fedele.
Se i vangeli che narrano miracoli come sempre sono esagerati, in questo caso a essere più ridicoli sono però i loro critici. Contro Mou si sono scagliati dirigenti e allenatori di squadre squalificate per irregolarità comportamentali o finanziarie, o che per queste andrebbero radiate (vedi Xavi e il Barça), dirigenti federali che queste squadre hanno protetto, ex calciatori che non per questo capiscono di calcio, opinionisti a libro paga e idee conseguenti. E così via. Sempre meglio guardare in casa propria se poi si vuole fare i moralisti, invocare mani pulite e scagliare pietre. Che si creda o no nel Cristo di Setúbal.