Perché il nucleare non serve al clima, dati alla mano
Energia, trasporti, riscaldamento globale. E gli intrecci con la finanza. Ogni settimana il punto sui cambiamenti climatici firmato da Andrea Barolini
Chiedere che il nucleare non sia incluso nelle attività sostenibili, come vorrebbero invece la Francia di Emmanuel Macron e alcune altre nazioni europee, non è una presa di posizione. Non è eco-ideologia. Spiegazione: i cantieri per la costruzione dei reattori di terza generazione EPR prodotti dalla Orano (ex Areva) si stanno rivelando interminabili. I casi di Olkiluoto (Finlandia) e Flamanville (Francia) fanno scuola. Nel primo caso le spese sostenute dal costruttore hanno già superato i ricavi pattuiti con l’acquirente (si costruisce dunque in perdita). Per quanto riguarda il reattore transalpino, nel 2019 il costo è stato fissato a 12,4 miliardi di euro. Quando il cantiere partì, nel 2007, si disse che sarebbe costato al massimo 3,5 miliardi. E che sarebbe stato inaugurato entro il 2012. L’impianto non partirà invece prima del 2023 (se tutto va bene).
Ma veniamo ai costi per unità di prodotto. L’agenzia Ansa ha riferito i contenuti del recente World Nuclear Industry Status Report (WNISR), «rapporto annuale prodotto da un gruppo di esperti internazionali indipendenti, guidati dal tedesco Mycle Schneider». Secondo i quali produrre 1 kilowattora di elettricità con il fotovoltaico nel 2020 è costato, in media, nel mondo 3,7 centesimi di dollaro. Con l’eolico sono stati necessari 4 centesimi. Con il gas 5,9, con il carbone 11,2. E con il nucleare? 16,3.
«Il problema oggi è quanto dobbiamo ridurre i gas ad effetto serra e quanto rapidamente – ha dichiarato Schneider al sito tedesco DW -. Se parliamo della costruzione di nuove centrali, il nucleare è semplicemente escluso. Non solo perché è la forma di generazione elettrica più costosa oggi, ma anche perché serve molto tempo per costruire i reattori. Ogni euro investito in nuove centrali nucleari peggiora la crisi climatica, perché non può essere usato in opzioni efficienti per la protezione del clima». E che non necessitano anni e anni di lavori. Per Schneider, prosegue l’Ansa, «le rinnovabili sono diventate così convenienti che in molti casi sono al di sotto dei costi operativi base delle centrali nucleari». Non serve aggiungere altro.