Per i padroni del calcio la pandemia non c’è mai stata

Suona sempre più fastidioso ascoltare i padroni del pallone chiedere per loro i ristori che servirebbero a risollevare lo sport di base

© elf911/iStockPhoto

La pandemia è finita, almeno per il pallone. O meglio, per i padroni delle grandi squadre sembra non esserci mai stata. Il report Football Money League 2022 stilato da Deloitte racconta infatti che il fatturato delle migliori venti squadre del mondo è tornato a crescere, seppur di poco: 8,178 miliardi di euro nella stagione 2020/21 rispetto agli 8,162 della stagione 2019/20.

Il club più ricco è per la prima volta il Manchester City degli sceicchi, che non avrà ancora vinto una Champions (finora) ma gode con un fatturato salito a 644,9 milioni di euro. Una crescita del 17% rispetto alla scorsa stagione. Seguono il Real Madrid (640,7), il Bayern Monaco (611,4), il Barça (582,1) e il Manchester United (558), tutte in leggero calo rispetto allo scorso anno. Solo sesta l’altra squadra degli sceicchi, il Psg (556,2) che è già eliminata e la Champions non la vincerà nemmeno quest’anno. Mentre la prima delle italiane è la Juventus (433,5) nona, unica in top ten e con una crescita del 9% rispetto all’anno scorso. Le altre italiane, in una classifica dominata dai club inglesi, sono Inter (quattordicesima con 330,9 e in crescita del 14%), Roma (ventitreesima con 190,4), Atalanta (ventiquattresima con 187,6), Napoli (ventisettesimo con 174,5), Lazio (ventinovesima con 163,5) e Milan (trentesimo con 161,1).

Quel che emerge in generale dal report è che gli 8,178 miliardi della stagione 2020/21 sono ancora lontani dall’ultima stagione prepandemica 2018/19, la più remunerativa di sempre con 9,274 miliardi, ma sono comunque in crescita rispetto alla scorsa, e molto più avanti rispetto a cinque anni fa: 7,9 miliardi nel 2016/17. E tutto questo senza potere contare sui ricavi da stadio. Se infatti nel 2016/17 il 45% del fatturato dei top club europei veniva dal broadcast (i diritti tv: 3,54 miliardi) e il 38% dal commercial (i vari accordi di sponsorizzazione: 3 miliardi), una bella fetta (1,32 miliardi, il 17%) arrivava dal matchday: ovvero i ricavi da stadio.

Questa percentuale, rimasta invariata fino alla stagione 2018/19 e calata nella stagione 2019/20, con le prime chiusure parziali o totali degli impianti a primavera inoltrata, è crollata drammaticamente all’1% (111 milioni sugli 8 e passa miliardi totali) nel 2020/21. È aumentata la percentuale dei diritti tv, passata dal 45% al 56% grazie anche ai rinnovati accordi al rialzo dei club inglesi, presenti in 11 tra i primi 20, ed è rimasta sostanzialmente invariata quella relativa al commerciale, nonostante tutte le difficoltà.

Questo significa che anche durante la pandemia, mentre il resto del mondo è entrato in crisi, il pallone di alto livello ha continuato a macinare soldi e guadagnare moltissimo. Non solo: appena tornerà il fatturato del matchday riprenderà a livelli record. Ecco perché suona sempre più fastidioso ascoltare i padroni del pallone chiedere per loro i ristori che servirebbero a risollevare lo sport di base, quello sì devastato dalla pandemia.