Da oggi possiamo pagare per lavorare mentre dormiamo
Lavorare mentre dormiamo: non è un film, ma un nuovo dispositivo lanciato da una startup che ha già ottenuto molti finanziamenti
Sembra l’inizio di un film di fantascienza. Un mondo in cui umani sonnambuli vagano sorridenti in piccole stanze. Oppure giacciono a letto, con espressione felice. La musica è bellissima, dolce e avvolgente. I colori tenui, per non spaventare. La telecamera zooma, e il pubblico comincia a notare che queste persone intorno alla fronte indossano una piccola corona di materiale plastico bianco, su cui brillano led luminosi. L’umanità futura sta dormendo, l’umanità futura sta lavorando, ci dice suadente una voce fuori campo. Il problema è che non è un film di fantascienza, ma è un film dell’orrore. Il vero problema però, è che non è un film. È tutto vero.
Lo ha annunciato Prophetic, una startup fondata lo scorso anno dai due trentenni Eric Wollberg e Wesley Berry, che in poco tempo ha ottenuto finanziamenti per oltre 1 milione di dollari da enormi fondi di venture capital come 16z Scout Fund e BoxGroup, già specializzati da tempo negli investimenti sullo sviluppo delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale. Il dispositivo, la coroncina di materiale plastico da mettersi in testa, si chiama Halo: è stato disegnato da Card79, azienda che lavora con Neuralink, la società di ricerca scientifica di Elon Musk che vuole interfacciare il cervello umano e la tecnologia attraverso l’impianto di chip nel cervello.
La funzione di Halo, raccontata quando all’inizio del film la musica è ancora dolce e suadente, è quella di stimolare i sogni lucidi delle persone – quei momenti in cui ci rendiamo conto di stare sognando – per esplorare le infinite possibilità delle nostre menti. E fin qui tutto bene, o quasi. È dalla notte dei tempi che monaci, sciamani e stregoni lavorano sulla dimensione onirica. Ma è quello che aggiungono i fondatori di Prophetic a spaventare. Il lavoro degli ultrasuoni di Halo sulla corteccia prefrontale serve a «stimolare nei lavoratori nuove funzionalità di risoluzione dei problemi». In pratica, più che ad allargare i nostri orizzonti spirituali, il dispositivo serve a farci lavorare mentre dormiamo.
Solo così si spiega l’investimento di oltre 1 milione di dollari e la partecipazione dei grandi fondi alla startup Prophetic. Ecco che la musica cambia, e il film diventa improvvisamente cupo. Non è un caso infatti che due grandi film che hanno esplorato la dimensione dei sogni lucidi, come Matrix delle sorelle Wachowski e Inception di Nolan, fossero entrambi incentrati sul lavoro e sullo sfruttamento. Perché, come raccontava il geografo David Harvey nella sua nota definizione di capitalismo estrattivo, il sistema economico della modernità da sempre agisce attraverso «l’accumulazione per spoliazione». Solo che, una volta che sono quasi del tutto esaurite le materie della terra da cui estrarre ricchezza, ora la si estrae dall’essere umano. Ultima fonte della produzione del plusvalore. Anche quando dorme.
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I prototipi di Halo, annunciati negli scorsi mesi, cominceranno a funzionare quest’anno. Entro il 2025, secondo la rivista Fortune, saranno infine immessi sul mercato dove costeranno tra millecinquecento e duemila dollari l’uno. I clienti che volessero, però, possono già prenotarne uno adesso, versando un anticipo di cento dollari. Perché in fondo è giusto così. In questa incredibile corsa all’accumulazione, dobbiamo essere noi stessi a pagare per comprare la nostra condanna. Non basta che attraverso i social network cediamo – e nemmeno gratis visto che sono pieni di pubblicità – tutto quello che sono i nostri pensieri, comportamenti, abitudini e desideri. E lo facciamo per la raccolta dei dati che serve allo sviluppo privato delle intelligenze artificiali, il vero cuore nero dell’accumulazione nel tardo capitalismo. Da oggi possiamo pagare anche per lavorare mentre dormiamo.