I paradisi fiscali del calcio e alcune morti misteriose
Un'inchiesta del Guardian apre uno squarcio nel mondo finanziario, spesso opaco, che governa e gestisce di fatto il business del calcio
Ora che Roman Abramovich non è più coinvolto in alcun modo nel mondo del calcio, da Cipro escono documenti che sembrano provare tutta una serie di pagamenti in nero fatti a suo nome per conto del Chelsea. Merito al Guardian che li ha pubblicati. E vediamo se la Premier League, che ha appena tolto dieci punti in classifica all’Everton per molto meno, avrà il coraggio di intervenire. Quello che però più interessa, al di là dei nomi coinvolti e delle eventuali penalizzazioni, è la sublime descrizione del sistema finanziario sommerso che è l’iceberg che sostiene il calcio. E di cui noi vediamo solo la punta.
Esemplare, in questi termini, la ricostruzione del rinnovo del contratto di Antonio Conte, fresco vincitore della sua prima Premier League alla guida del Chelsea. È un martedì di luglio del 2017 quando arriva l’annuncio ufficiale del rinnovo: 9,6 milioni di sterline all’anno e tutti contenti. Lo stesso giorno Roman Abramovich, proprietario del Chelsea, paga 10 milioni di sterline a Federico Pastorello. Il procuratore non è ufficialmente il mediatore nella trattativa ma, come dichiarato già all’epoca, aveva aiutato Conte ad arrivare al Chelsea l’anno prima e gli aveva dato una mano nel calciomercato per prendere alcuni giocatori.
Ovvio che i due pagamenti, avvenuti lo stesso giorno da parte della stessa persona, sembrano collegati. Ma non ci interessa. Così come non ci interessa la lunga lista degli altri nomi più o meno famosi del pallone coinvolti. È bellissimo invece il modo orchestrato da Abramovich per effettuare quello che sembra a tutti gli effetti un pagamento in nero. Attraverso la Conibair Holdings Limited che detiene la proprietà dei suoi jet, l’oligarca russo acquista in partecipazione per 10 milioni di sterline la Excellence Investment Fund, oscura società di Pastorello senza profili pubblici con sede nel paradiso fiscale del Delaware. Una pura operazione finanziaria.
Altra cosa interessante è che i nomi coinvolti qui sopra sono gli stessi che appaiono nell’affare Massimo Bochicchio. Il finanziere accusato di avere truffato diverse persone famose con un semplice schema Ponzi, e poi morto misteriosamente in uno strano incidente stradale il giorno prima di recarsi in tribunale a rilasciare dichiarazioni. Bochicchio avrebbe sottratto circa 600 milioni di euro, di cui molti a personaggi del mondo del calcio. O meglio, i 600 milioni sono quelli ufficiali, dichiarati. A questo punto verrebbe il sospetto che ce ne siano molti di più, decine di volte di più, forse centinaia, tra i soldi non dichiarati ufficialmente e che viaggiano nei paradisi fiscali del pallone. Ma ci fermiamo qui.
Dulcis in fundo, però, un’altra cosa divertente emersa dall’inchiesta del Guardian. Al di là della dimostrazione della proprietà mascherata del Cska Mosca, di tutti sapevano ma su cui nessuno (leggi la Uefa) ha mai fatto nulla. Attraverso la Leiston Holdings Limited, società registrata nel paradiso fiscale delle Isole Vergini Britanniche, Abramovich ha anche versato un centinaio di migliaia di sterline alla JLD Activities Sarl, azienda con sede nel paradiso fiscale lussemburghese il cui proprietario è Jean-Louis Dupont, l’avvocato che aveva rivoluzionato il mondo del calcio ottenendo la sentenza-Bosman e che all’epoca si stava occupando di contrastare il Financial Fair Play. Proprio quel sistema di regole che in principio avrebbe dovuto combattere, ma con tutta evidenza ha invece aiutato, la finanziarizzazione del pallone.