Platini, il fair play finanziario e gli sponsor fantasma

Alla società che sponsorizza il City mancano solo dipendenti, uffici, bilanci contabili e conti bancari, per il resto è perfetta

L'Etihad Stadium di Manchester © coward_lion/iStockPhoto fb

Quando nel 2011 la Uefa di Michel Platini introdusse il (Ffp) fair play finanziario, in buona sostanza l’impossibilità per i club calcistici di spendere più di quanto guadagnavano, la mossa fu salutata come la Marsigliese, un inno alla democrazia e all’uguaglianza.

Non ci voleva molto per rendersi conto che il senso era opposto: permettendo ai ricchi di spendere di più permettevi loro di comprare i migliori giocatori, migliorare i contratti con gli sponsor, partecipare alle competizioni dove i montepremi erano maggiori e così diventare ancora più potenti. E difatti si è scavato un baratro non più ricomponibile tra i pochi ricchi e il resto del mondo calcio, e questo ha favorito soprattutto i nouveau riche come Manchester City e Psg, ultimi arrivati che altrimenti avrebbero faticato a sedersi al tavolo dei grandi.

Poi si è visto che Platini nel frattempo organizzava cene e intascava soldi per portare i Mondiali alle satrapie mediorientali, quelle che possedevano City e Psg, finendo nella vergogna dell’arresto e della squalifica. Ma questa è un’altra storia.

Per evitare almeno formalmente di incorrere nelle sanzioni del Ffp molte grandi squadre hanno cominciato a fare aumenti di capitale attraverso la proprietà, o ricapitalizzazioni attraverso i bond: Juve e Inter lo hanno fatto da poco, visto che il Ffp è tecnicamente ancora in vita anche se molto limitato. Uno degli escamotage più usati dalle squadre appartenenti alle satrapie mediorientali, invece, è stato ricevere soldi attraverso finte sponsorizzazioni di società appartenenti agli stessi padroni del club: Qatar Airways, QNB Bank, Ooredoo, Tourism of Qatar, Etihad, Emirates, Aabar, Masdar e molte altre.

Ma quello che ha fatto il Manchester City ha la genialità e la grazia di un film di Totò. Il sito Off The Pitch ha infatti scoperto che uno degli sponsor del City – 271 milioni solo dai ricavi commerciali lo scorso anno, per la prima volta davanti agli storici rivali dello United – era una società inesistente. Dal 2015 il City di Guardiola riceve infatti soldi da Wega, ovvero da una serie di scatole cinesi vuote, il cui percorso è impossibile da ricostruire: si parte da una scheda telefonica non in funzione con prefisso di Manchester, si arriva a una casella postale alla stazione di Paddington a Londra, poi a una sede in svizzera di una società senza capitale che sparisce in un conglomerato sperduto nei paradisi fiscali. Tutto quello che si sa è che questa società sponsorizza anche non meglio precisate attività correlate alla Coppa del Mondo in Qatar.

Sempre lì si torna. A questa società che sponsorizza il City mancano quindi solo dipendenti, indirizzi, uffici, bilanci contabili e conti bancari, per il resto è perfetta: porta i soldi. Siamo sicuri che a Michel Platini sarebbe piaciuta tantissimo.