Salvate i soldati Rovella, Portanova e Petrelli

Ogni settimana il commento di Luca Pisapia sugli intrecci tra finanza e calcio

Hanno poco a che fare con il plusvalore marxiano e molto con il maquillage finanziario e le lavanderie contabili. Sono le plusvalenze: tra le perversioni pericolose preferite delle società di calcio. Non fosse altro che contribuiscono a fare aumentare la bolla speculativa fino al giorno in cui, quando i bilanci delle società esploderanno e il giocattolo si romperà, non ci ricorderemo più di Messi e Cristiano Ronaldo ma parleremo con nostalgia di Rovella, Portanova e Petrelli. In realtà non hanno alcuna colpa questi tre poveri ragazzi, i cui nomi in questi giorni sono sulla bocca di tutti, utilizzati dalla Juventus per sistemare i bilanci attraverso la loro iper-valutazione in una serie di scambi col Genoa. E non ne ha neppure la Juve, perché così fan tutti, ma se vinci da cent’anni poi ci sta che ti accolli anche colpe non solo tue. Il punto infatti non è gridare allo scandalo intorno a Rovella, Portanova e Petrelli, bensì ricordarsi che il doping finanziario (copyright di Gazzoni Frascara, già proprietario del Bologna) esplode negli anni Novanta del neoliberismo in salsa laburista con i famosi scambi tra Milan e Inter (Pirlo per Guglielminpietro, Coco per Seedorf, più svariati giocatori della Primavera che mai giocheranno un minuto in Serie A) e interessa tutte quelle sette sorelle del pallone, di cui poi almeno cinque sono finite malissimo. Il pesce puzza dalla testa, attraversa tutto il corpo – tre anni fa il Chievo è stato penalizzato e il Cesena è fallito dopo che una serie di articoli del giornalista Pippo Russo avevano svelato strane plusvalenze ignorate fino a due minuti prima dal governo del calcio – e finisce di marcire in coda: anche in Serie C si sistemano così dei bilanci truccati peggio del visagista delle dive di Elio e Le Storie Tese. Su un giro di affari del calciomercato di poco superiore al miliardo di euro, nell’ultimo report della Figc pre-pandemia le plusvalenze occupavano quasi 800 milioni, una cifra spropositata. Salvate i soldati Rovella, Portanova e Petrelli. Non è colpa loro se un giorno parlando del pallone come di un antico reperto archeologico scomparso ci ricorderemo dei loro nomi, e non di Messi o Cristiano Ronaldo.