Quando il latte spaventa. Torna in sala The Milk System, il film “bloccato” da Coldiretti e Assolatte
Nel 2018 le proiezioni erano state sospese dopo un esposto che lamentava danni alle imprese italiane. Torna la denuncia dei meccanismi perversi del mercato del latte
È stata censura preventiva quella che ha bloccato la proiezione nelle sale di The Milk Sistem, il docu-film che denuncia le distorsioni e i meccanismi perversi della filiera globale del latte. Evidentemente per qualcuno è risultato avariato anche il solo racconto per immagini di come il prezioso alimento viene prodotto, distribuito e commercializzato.
Almeno secondo il palato di Coldiretti e Assolatte, che nel 2018 hanno presentato un esposto ad AGCOM (autorità per le garanzie nelle comunicazioni) e AGCI (autorità garante della concorrenza e del mercato). Un esposto che, di fronte ai danni miliardari evocati nel documento, ha indotto la casa di produzione Miramonte Film e il distributore Movieday a sospendere le proiezioni italiane già programmate «per ragioni di prudenza».
Un caso singolare, visto che il film è stato proiettato senza problemi a Bruxelles in stretta collaborazione con la Coldiretti tedesca (DBV-Deutscher Bauern Verband), generando un dibattito accesissimo. E «anche dietro la Coldiretti tedesca – precisa il regista – ci sono la grande industria e il settore agrario». Mostrando come si sia di fronte a un episodio tutto italiano.
Timori e ostilità per un lavoro che, sotto forma di documentario, mette a nudo certe dinamiche e disparità insite nel modello dell’allevamento intensivo e del mercato globalizzato.
La pellicola torna nei cinema
Salvo sorprese dell’ultima ora, però, la programmazione negata l’anno scorso riparte, dopo ulteriori valutazioni legali. L’appuntamento è fissato tra gennaio e febbraio 2019 in diverse sale cinematografiche d’Italia (Brescia, Bologna, Torino, Modena, Piacenza, Cremona, Milano e Bergamo). E la formula è quella proposta da Movieday.it, una piattaforma di film on demand che permette di organizzare le proiezioni dal basso.
Latte, un docufilm svela il sistema perverso che droga il latte europeo
Un’occasione per il pubblico nostrano di valutare il lavoro del regista bolzanino Andreas Pichler, premiato da Legambiente all’ultima edizione del festival Cinemambiente e vincitore di premi e menzioni speciali in numerosi festival europei. In Germania, Francia e Belgio. Persino riconosciuto dal ministero dell’Economia tedesco per la capacità di spiegare i meccanismi economici (Deutscher Wirtschaftsfilmpreis 2018). Oltreché messo in onda con successo da alcune delle principali emittenti pubbliche europee (ARTE France, ARTE Deutschland, ORF).
La risposta di Movieday e del regista Andreas Pichler
E se ci si augura che le questioni legali possano concludersi col primo “buio in sala” il 23 gennaio prossimo a Brescia, rimane uno strascico di tensione e una speranza. Che dal contenzioso silente – al momento non c’è stata alcuna comunicazione diretta tra le due organizzazioni dell’agroalimentare italiano e Movieday – nasca una discussione costruttiva. Un dibattito sulle criticità della filiera internazionale del latte.
Superando così la nota del distributore Movieday, circolata in questi giorni, in cui si ricorda che le accuse ricevute sono state pesantissime:
«Diffamazione e danno economico all’intero settore lattiero italiano per 2-3 miliardi di euro».
Citando le parole del regista Pichler che bollano l’esposto come:
«un’niziativa chiaramente intimidatoria. Un pesante e completamente infondato attacco alla libertà di stampa e al diritto di espressione del pensiero in questo Paese».
Pichler, che si dichiara disponibile a partecipare a qualsiasi dibattito pubblico in Italia sui contenuti del film, come già avvenuto in altri Paesi europei. E che, riguardo l’esposto, ci dice di esserne rimasto sorpreso. Perché «Pensare che non ci possano essere voci anche critiche nei confronti di come si svolge e funziona l’economia mi sembra rispecchi una certa povertà di senso democratico, un’idea che non possa esistere una pluralità di opinioni».
clip del film “The Milk System – La verità sull’industria del latte”
Ma non solo. Perché Il regista offre un’interpretazione macro-economica della vicenda. «Credo che la vendita di prodotti lattiero-caseari in Italia, come in tutta Europa, stia diminuendo. Sta perlopiù diminuendo la vendita dei prodotti di origine industriale, mentre il bio e le piccole produzioni regionali e locali tendono ad andare bene. Per questo per la filiera l’esportazione verso nuovi mercati globali (uno degli argomenti più criticati nel film, ndr) è così importante.
Dobbiamo tutti un po’ chiederci se vogliamo continuare a sostenere questo sistema di produzione di massa. Questo è il tema di cui forse hanno paura le associazioni di categoria».
Latte, senza l’export sarebbe vera crisi
Dalla situazione del mercato del latte italiano in difficoltà alle accuse di “colonialismo economico-industriale” – che The Milk System muove alle dinamiche dell’export del settore – sarebbe insomma originata l’insofferenza al film.
A confermarlo, almeno in parte, sarebbero alcuni dati e analisi. Secondo i dati dell’Agricultural Outlook UE 2018-2030, elaborati da BMTI (Borsa Merci Telematica Italiana), tra il 2018 e il 2030 il consumo pro capite di latticini freschi (latte fresco, panna, yogurt) dovrebbe calare ad un tasso medio annuo dello 0,3%. In particolare, il decremento medio annuo del consumo di latte sarebbe dello 0,5%, proseguendo quella tendenza al calo che è apparsa già in atto negli anni scorsi. Un quadro negativo, quindi, controbilanciato in parte dai risultati positivi di burro e formaggi.
Si tratta di una situazione e una prospettiva nient’affatto nascoste durante l’assemblea di Assolatte del giugno scorso. Come emerge in una cronaca pubblicata su Foodweb in cui si parla di un settore lattiero-caseario a due velocità. Con le esportazioni che corrono.
E intanto «In Italia, anche nel 2017 è proseguito il calo dei consumi di latte, che si sono ridotti di un terzo nel giro degli ultimi cinque anni, mentre quelli di yogurt e di buona parte di formaggi sono a crescita zero».